Nella capitale tedesca diversi ricoveri per controlli, poi l’allarme rientra. È bastato che una signora africana fosse ricoverata febbricitante all’ospedale berlinese della Charité per scatenare la paura: il virus Ebola è ormai un incubo globale, tenere l’epidemia confinata nei paesi più sfortunati è sempre più difficile, e l’Europa rabbrividisce.
La donna, trentenne, aveva avuto un malore durante un colloquio all’ufficio di collocamento. Ma prima di sentirsi male, aveva comunicato di essere stata in Nigeria di recente. E prima che le analisi scoprissero l’origine del malessere, una gastroenterite, il timore del morbo è dilagato: isolamento totale del personale venuto a contatto con l’ammalata, mobilitazione di medici e forze dell’ordine, titoloni della stampa popolare.
Allerta rientrata anche in Spagna per un nuovo sospetto, dopo la morte di Miguel Pajares, il missionario contagiato in Liberia. Un uomo rientrato dalla Sierra Leone era stato ricoverato con sintomi allarmanti a Basurto, nei Paesi Baschi. Ma era solo un caso di malaria. Invece è ancora allarme rosso nell’Alta Austria, dove due persone provenienti dalla Nigeria sono state ricoverate in isolamento a Voecklabruck. I sanitari hanno spedito campioni di sangue al centro specializzato di Amburgo, ed attendono i risultati da un momento all’altro.
Ma anche se gli esperti escludono l’ipotesi di un contagio diffuso o di una pandemia, gli effetti della febbre emorragica nell’Africa occidentale sono già impressionanti: secondo l’Organizzazione mondiale della Sanità fino al 16 agosto i morti sono stati almeno 1229: 466 in Liberia, 394 in Guinea, 365 in Sierra Leone e 4 in Nigeria. Gli ammalati ricoverati sono oltre un migliaio, fra cui anche i 17 fuggiaschi di Monrovia, che sono rientrati in ospedale dopo l’assalto al centro d’isolamento.
La paura del virus si diffonde più rapida del contagio: sui voli Air France le hostess misurano la temperatura ai passeggeri in partenza da Guinea e Sierra Leone. Uno dei sindacati del personale di volo ha chiesto ai vertici della compagnia di interrompere i voli verso Conakry (un volo quotidiano da Parigi) e Freetown (quattro voli a settimana), anche perché hostess e steward cominciano a rifiutarsi di servire queste rotte. E Parigi ha già allestito un centro per eventuali emergenze.
Ma l’Oms raccomanda alle linee aeree di «non abbandonare» i paesi colpiti dall’epidemia. I suoi esperti vedono «segnali incoraggianti» nel miglioramento delle condizioni dei malati che hanno ricevuto il trattamento con il farmaco sperimentale Zmapp ma ammettono: «La malattia non è ancora sotto controllo».
Repubblica – 20 agosto 2014