Renzi e il Pd stravincono. La vittoria non è solo nel distacco da Grillo, che è di quasi venti punti, secondo le prime proiezioni. I Dem hanno corteggiato il traguardo del 30-33%, che sarebbe stato un ottimo risultato in sé. Vanno oltre: sono al 40,81% dei consensi contro il 21 ,16 del Movimento 5 Stelle e il 16,82% di Forza Italia. Più di 11,1 milioni di italiani hanno votato per il nuovo Pd dell’ex sindaco di Firenze, 5,8 milioni per M5S: quasi un doppiaggio.
Significa avere un partito che ha lasciato alle spalle lo striminzito 25% bersaniano delle politiche di un anno fa. Che supera il record veltroniano del 2008, che fu del 34%. Un risultato storico: ripetono al Nazareno, la sede dem. Però nella partita per le europee, che è stata giocata in chiave di politica domestica, la scommessa era appunto dimostrare che il Pd sarebbe stato in grado di arginare i 5Stelle. Grillo non bissa il successo delle politiche. Non tallona i democratici e manca l’obiettivo del sorpasso. Arretra: i grillini sarebbero poco oltre il 21%. Un flop. Così finisce quella sorta di nuovo bipolarismo tra il Pd e i 5Stelle. Berlusconi resta definitivamente indietro. Si complimenta anche la Casa Bianca: il voto rafforza la stabilità dell’Italia.
Per alcune ore i Dem sono stati preoccupatissimi: cominciano ad arrivare le proiezioni francesi che danno i socialisti al minimo storico. Un terremoto. L’apprensione si esprime nella domanda: Renzi riuscirà nel miracolo di tenere? Il premier si è giocato il tutto per tutto. Per lui contava avere la legittimazione elettorale, perché sconta il peccato di origine di essere arrivato a Palazzo Chigi attraverso la defenestrazione del compagno di partito, Enrico Letta.
L’astensione è alta, del 42%. Grillo ha cavalcato l’onda e ha avuto nei sondaggi il vento in poppa. Ha evitato di farsi incastrare nel gioco destra/sinistra, ha puntato sui voti sia dell’uno che dell’altro fronte. Ha approfittato del declino di Forza Italia e della stanchezza con cui Berlusconi, leader e condannato, ha condotto questa campagna elettorale. Per l’ex Cavaliere è stato un crollo. Con una consolazione, e cioè che Fi con Fratelli d’Italia, la Lega e il ritorno del Nuovo centrodestra resterebbe alle politiche comunque la seconda coalizione. Berlusconi ha raggiunto una quota stimata, a urne appena chiuse, intorno al 16%. E poi c’è il partito di Angelino Alfano, un tempo delfino ora avversario e leader di Ncd. Per gli alfaniani il risultato era esiziale: raggiungere la soglia del 4% significava la conferma della bontà del progetto politico.. Scompare Scelta civica. La Lega di Salvini ha un inatteso boom con il 6%. Syriza, il partito di Tsipras ha un risultato storico in Grecia e la lista italiana pro leader greco, appoggiata da Nichi Vendola, sembra avercela fatta, sia pure di poco. Molte le sfide del giorno dopo. Sulle riforme. Ma anche nel duello con una forza anti sistema come il M5Stelle. Per il vice segretario dem Lorenzo Guerini è la spinta a continuare e a cambiare l’Europa e l’Italia.
Repubblica – 26 maggio 2014