A sorpresa, il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, ha deciso di rinviare il voto della plenaria, inizialmente previsto per oggi, sul controverso negoziato in corso con gli Stati Uniti per il trattato sul commercio e gli investimenti (Ttip); inoltre i coordinatori dei gruppi politici si sono messi d’accordo su una sorta di «bocciatura pregiudiziale» della modifica proposta dalla Commissione europea all’attuale regime Ue di autorizzazionene dei prodotti geneticamente modificati (Ogm). Il rinvio del voto sul Ttip è dovuto al riconoscimento, da parte di Schulz, dell’impossibilità di far esprimere il Parlamento con una forte maggioranza a sostegno della Commissione europea, a causa delle divisioni fra Ppe, da una parte, e S&D (Socialisti e Democratici) dall’altra. Il gruppo S&D, in particolare (come la sinistra radicale del Gue, i Verdi e la componente del M5s italiano nel gruppo euroscettico Efdd), è fortemente contrario all’Isds.
Cioè al dispositivo di protezione degli investitori esteri nelle dispute con gli Stati, perché prevede che le «sentenze» siano decise da tribunali extraterritoriali privati, e senza possibilità di appello.
Il Ppe sostiene invece la posizione della Commissione europea, che propone un «nuovo» Isds modificato con una timida riforma. Il fascicolo torna ora in commissione europarlamentare Commercio perché si possa lavorare ancora a un compromesso fra i maggiori gruppi.
Un rinvio che arriva il giorno dopo l’esortazione da parte del G7 ad andare avanti rapidamente sulla strada del negoziato. A questo punto, la parola passa di nuovo al lavoro alla Commissione che riprenderà l’esame del tasto. Secondo quanto si apprende, nel corso delle trattative prima del voto di domani, s’era creata una situazione paradossale, e cioè che domani non si sarebbe raggiunta alcuna maggioranza a favore di un testo in grado di esprimere un mandato ai negoziatori. Insomma, per colpa dello scontro sul tema cruciale degli arbitrati privati, sarebbero passati i singoli emendamenti, ma non la risoluzione finale. A quel punto, riferiscono alcuni sherpa del confronto tra i gruppi, si sarebbe dovuto buttare il bambino con l’acqua sporca. Insomma una catastrofe che avrebbe sancito l’impotenza del Parlamento Ue, unico organo eletto tra le istituzioni europee, a dire la sua, a dare un indirizzo chiaro a un negoziato che proseguirà tra altri attori istituzionali.
“Ad alcune persone la democrazia piace solo quando sono sicure di vincere, poi quando i risultati del voto sono diversi da quelli previsti la democrazia non piace più l’utilizzo e si usano espedienti tecnici per rimandare il voto, ma si tratta solo di un trucco”, ha attaccato il leader di Podemos (Gue), Pablo Iglesias, in conferenza stampa a Strasburgo. “La commissione parlamentare del Commercio internazionale”, ha continuato l’eurodeputato, “ha votato a favore dei tribunali di arbitraggio, che sono composti da agenti delle multinazionali. Poi i deputati socialisti si sono resi conto che è una pazzia e si sono autoemendati, creando questa crisi nel Parlamento europeo”. “I sostenitori del Ttip al Parlamento hanno capito di non avere più la maggioranza per approvarne le linee guida e hanno deciso di rinviare il voto. È come se un calciatore portasse via il pallone per paura di perdere la partita. Ora è ufficiale: il Tttip è in agonia”, ha affermato Tiziana Beghin, capodelegazione del Movimento 5 Stelle in Europa.
Per il Verde Yannick Jadot, la clausola per la revisione delle controversie tra investitori e Stato “sta mandando in panico il Parlamento europeo” e il presidente Schulz “abusa della sua autorità rimandando un voto che divide i due grandi gruppi, il Ppe e l’S&D”. “Sembra evidente che nel gruppo dei Socialisti & Democratici la questione dell’ISDS stia diventando esplosiva e che gli accordi con i Popolari non siano poi così solidi”, e “la mobilitazione di questi giorni di cittadini e reti di movimento, grazie ai due milioni di firme raccolte e alla pressione diretta della società civile sui Parlamentari Europei, ha certamente giocato un ruolo fondamentale nel rafforzare queste spaccature”, esulta il movimento Stop ttip Italia per cui “nessun accordo è meglio di un pessimo accordo”.
Per Alessia Mosca il voto è stato rimandato “proprio perché considerato di grande importanza”, e visto che la risoluzione è l’unico strumento che il Parlamento ha per intervenire nei negoziati e influenzarli “gli interessi delle singole parti politiche dovrebbero concentrarsi sugli elementi condivisi, che non sono né pochi né di secondo piano”, in quanto “l’alternativa è rinunciare a esserci, rinunciare a esercitare una funzione di controllo costruttiva e auto-limitarsi all’unica possibilità di accettare o rifiutare il testo finale”.
Al momento gli emendamenti sul tema sono 3: uno di Lange, l’autore della della stessa risoluzione che dovrà esprimere la posizione del Parlamento Ue sui negoziati in corso, che afferma che bisogna “proporre una soluzione permanente per la risoluzione delle controversie tra investitori e Stati – senza utilizzare il sistema privato di risoluzione delle controversie tra investitore e Stato (Isds) – che sia soggetta ai principi e al controllo democratici”. Uno più radicale di Sinistra unita, Gue, Verdi e Movimento 5 Stelle, che si oppone a qualsiasi arbitrato terzo, e uno dei popolari che, in maniera più ‘soft’, afferma che serve un organismo che “a differenza del vecchio sistema di risoluzione delle controversie tra investitore e Stato (Isds), sia soggetto ai principi e al controllo democratici”.
Quanto alla modifica proposta alla direttiva sui prodotti Ogm, che consentirebbe agli Stati membri di decidere dei «divieti d’uso» nazionali per prodotti transgenici autorizzati a livello comunitario, i coordinatori dei gruppi hanno deciso di nominare come relatore il presidente della commissione europarlmentare Ambiente, l’italiano Giovanni La Via (Ncd/Ppe) dandogli direttamente il compito di respingere al mittente la proposta della Commissione europea. A metà luglio, La Via presenterà la relazione, motivando le ragioni della bocciatura (una fra tutte: il rischio di segmentazione del mercato unico). Il voto in plenaria è previsto a ottobre.
Quella che viene sonoramente bocciata in questo caso è la strategia dell’Esecutivo comunitario, che, dopo essersi impegnato con il suo presidente, Jean-Claude Juncker, a dare più poteri agli Stati membri durante il processo di autorizzazione comunitaria degli Ogm, ha invece proposto di dare agli Stati una sorta di opt-out dopo l’autorizzazione, ma con condizioni in realtà molto difficili da realizzare.
È una proposta che ha creato una situazione quasi inedita: non piace davvero a nessuno, né a destra né a sinistra nel Parlamento europeo, né al fronte favorevole agli Ogm né a quello contrario, né ai governi in Consiglio Ue, dove il primo giro di consultazioni ha visto un’opposizione generalizzata da parte dei Ventotto.
fonti: Sole 24 Ore, Eunews, Ansa – 10 giugno 2015