Con la relazione del presidente della commissione Sanità Leonardo Padrin (Pdl), ha preso avvio nell’aula consiliare di palazzo Ferro-Fini il dibattito sul nuovo piano sociosanitario veneto che dovrà programmare il sistema delle cure e dell’assistenza nel territorio della Regione nel prossimo quinquennio.
Parlando a braccio, con un intervento che lo stesso relatore ha definito “non convenzionale”, Padrin ha fatto appello al senso di responsabilità dei consiglieri regionali e della Giunta veneta nei confronti di 5 milioni di veneti e della loro domanda di salute. Il piano – ha scandito Padrin – è “un grande disegno ormai improrogabile”, perché le risorse disponibili per la sanità e il sociale sono destinate a diminuire. “O ci prepariamo ad affrontare la sfida della sostenibilità economica di un sistema che vale 8 miliardi e 600 milioni di spesa annua, 20 mila posti letto ospedalieri e conta 60 mila dipendenti diretti – ha avvertito il presidente della quinta commissione – o verremo meno al nostro dovere che è quello di dare risposte agli interessi dei cittadini che ci hanno eletto. E la salute è sicuramente al primo posto nella gerarchia degli interessi dei cittadini”. Tra gli aspetti centrali e innovativi dei 15 articoli di legge del nuovo piano, Padrin ha evidenziato la valutazione annuale dei direttori generali delle Ulss da parte della Giunta, dell’assemblea dei sindaci e della quinta commissione, e la responsabilità che viene assegnata al Consigio regionale nella scelta del direttore generale della sanità veneta (il top manager dell’amministrazione regionale), figura che sarà indicata dal Presidente della Giunta ma votata dall’assemblea legislativa. E poi, ancora: le schede ospdaliere e territoriali che “saranno espressione della Giunta regionale, ma soggette al parere obbligatorio e vincolante del Consiglio regionale, attraverso la competente commissione, perché – ha spiegato Padrin – decidere quali reparti e quali servizi ci saranno nel territorio è compito di chi fa la programmazione, cioè del Consiglio, e non di chi gestisce”. Per Padrin approvare urgentemente il piano, senza stravolgerlo, è un obbligo morale, sia per la maggioranza sia per l’opposizione, per riuscire a dare continuità alla buona qualità della sanità veneta e non tradire le aspettative di 5 milioni di veneti. “O noi riusciamo a riorganizzare la sanità e il sociale – ha avvertito il relatore, facendo riferimento agli sviluppi di queste ore della trattativa Stato-Regioni sulle risorse per la sanità – altrimenti saremo costretti a subire scelte culturali che non appartengono al governo di questa regione e a questa assemblea: scelte culturali, proprie del governo nazionale, che operano per ‘tagli orizzontali’ e che si traducono in una riduzione di finanziamenti per 500 milioni compensati dalla possibilità di aumentare le addizionali regionali Irpef e di porre i ticket sui ricoveri”. La grande sfida per i legislatori e gli amministratori del Veneto – ha fatto appello Padrin – sarà invece quella di “riorganizzare e migliorare la sanità senza tassare ulteriormente i cittadini veneti che già stanno affrontando con fatica la crisi economica”. Una sfida da affrontare con “urgenza” e “tempestività” – ha ribadito – perché ogni giorno di ritardo conferma una programmazione non ottimale e rappresenta un aggravio di spesa. Padrin, a questo proposito, ha annunciato un nuovo emendamento per impegnare Giunta, Consiglio regionale e quinta commissione al rispetto dei tempi previsti – pena sanzione – per la presentazione e l’approvazione del riparto annuale (che determina il budget di spesa per le aziende sanitarie), le schede e l’assunzione delle relative decisioni di programmazione. “L’altra sfida che ci aspetta – ha aggiunto Padrin – è la liberalizzazione della circolazione sanitaria all’interno della Ue, prevista dal 2014. La nuova frontiera che abbiamo davanti è la concorrenza che il Veneto dovrà sostenere nell’offerta di cure e servizi a confronto con le altre realtà europee. E il nostro sistema, che è e resta un sistema fondato sulla sanità pubblica, sarà misurato sulla base della qualità”. Da qui l’accorato appello di Padrin a vigilare e a sentirsi tutti responsabili dell’approvazione del piano e della sua attuazione: “Non approvare il nuovo piano o approvarlo tardi – ha avvertito il relatore – rappresenterebbe un insuccesso dell’intera istituzione regionale, una sconfitta per la Giunta, il Consiglio e l’intero sistema veneto, che si dimostrerebbe così incapace di rispondere alle ansie e alle aspettative dei cittadini e degli operatori”. “Il nuovo piano sociosanitario – ha concluso – dovrà essere uno strumento duttile, da utilizzare senza rigidità, cambiandolo quando serve, per dare le risposte migliori, nel rispetto delle tradizioni culturali e tecniche di questa Regione, che sono fatte di solidarietà, di efficienza e di buona amministrazione”.
13 giugno 2012