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Giallo esodati, il decreto sui primi 65mila è sparito

Sarebbe fermo alla Corte dei conti. Ma c’è anche chi dice che sarebbe stato rispedito al Welfare. I sindacati pronti alla mobilitazione

Un fantasma si aggira per ministeri, Parlamento e Corte dei Conti. E non si materializza ancora sulla Gazzetta Ufficiale. Si tratta del decreto interministeriale sui primi 65mila esodati «salvaguardati» dalla ministra Elsa Fornero. Gli eufemismi giuridici si sprecano: «Anomalia», «norma incompleta», «di non piena applicazione». Ma un fatto è certo: il decreto Milleproroghe. convertito in legge, fissava nel 30 giugno l’emanazione del decreto interministeriale. E, a ieri, la Gazzetta Ufficiale non lo aveva ancora pub-blicato. Ora la domanda sorge spontanea: ma se la scadenza non è stata rispettata, la norma è decaduta? «Tutto ciò è legale? – si chiede la deputata Pd Lucia Codurelli – . Dopo la beffa di un’attesa di oltre 6 mesi, ci si trova di fronte ad un una sospensione del diritto. Un chiarimento da parte del Presidente della Repubblica è quanto mai doveroso. Mi metto nei panni di un esodato che dovrebbe fare riferimento perla domanda di pensione ad un decreto che non esiste: ma che Paese siamo?», chiude Condurelli. Il mistero si infittisce. Perché il provvedimento sarebbe al vaglio della Corte dei conti per «il controllo preventivo di legittimità». Alla Corte stessa però nessuno è in grado di rispondere sui tempi e i modi di questo controllo. E i ben informati sostengono che la Corte abbia bloccato il decreto e, addirittura, lo avrebbe rispedito al ministero del Lavoro perché i criteri previsti sarebbero fissati in maniera così arbitraria da aprire la strada ad una serie infinita di ricorsi e contenziosi. Dal ministero del Lavoro però si fa notare che il decreto è stato spedito ai colleghi dell’Economia ad inizio giugno e che, da quel momento, la competenza non è più del dicastero di via Veneto: finché non ci sarà un pronunciamento della Corte «il problema non esiste». Il tutto viene acuito dalla citazione presente nella spending review. All’articolo 22 del decreto sulla “Revisione della spesa pubblica” si cita esplicitamente il «decreto del ministero del Lavoro e delle politiche sociali, di concerto con il ministero dell’Economia e delle finanze del primo giugno», data in cui è stata fatta circolare la prima bozza. Siamo dunque di fronte ad un decreto legge che cita un decreto interministeriale che non esiste.

DAMIANO: FARÒ UN’INTERROGAZIONE Tanto che il capogruppo in commissione Lavoro alla Camera Cesare Damiano, che aveva sollevato il caso lo scorso venerdì, annuncia un’interrogazione parlamentare: «E perlomeno sospetto che alla domanda che ho formulato non venga data alcuna risposta. Non vorremmo che questo significasse che la Corte dei Conti ha rispedito al mittente il decreto. Del resto noi abbiamo sollevato problemi di legittimità su un testo che è restrittivo rispetto alla stessa legge da cui prende spunto. Ne chiederemo conto al ministro nelle sedi parlamentari», chiosa Damiano. 1 potenziali 400mila “esodati” rimangono dunque senza certezze. Ma d’altra parte per loro si apre la possibilità di un doppio ricorso: uno per il mancato rispetto della scadenza del 30 giugno rispetto ai primi 65mila e il secondo perla “scorretta” citazione sulla spending review al riguardo dei successivi 65mila. Insomma, nel pasticcio “esodati” ogni giorno che passa il governo colleziona altre figuracce. Della stessa opinione è la Cgil: «È un assurdo continuato – attacca Vera Lamonica, segretaria confederale – . Siamo impegnati a risolvere il problema in Parlamento con la conversione della spending review per dare copertura a tutti gli esodati e non “ad un monitaraggio fino a 55mila”. In più chiediamo che vengano tenuti in conto non solo gli accordi sulla mobilità sottoscritti in sede governativa, ma anche i tantissimi sottoscritti in sede territoriale negli uffici provinciali del lavoro. Qualora tutto questo non ci sarà, ci riserviamo di assistere i lavoratori nelle cause individuali». I sindacati starebbero poi pensando ad una mobilitazione unitaria nei giorni della discussione parlamentare.

L’Unità – 10 luglio 2012

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