Giustizia, processi sempre più lunghi. Con la crisi impennata dei contenziosi su lavoro e pensioni
Otto anni e tre mesi la durata media di un processo penale, il doppio rispetto al 2010 e con punte di oltre 15 anni nel 17% dei casi. Ancora peggio in ambito civile dove, ad esempio, il 20% dei procedimenti si protrae dai 16 ai 20 anni. E la crisi economica si riflette sulla natura delle cause: nel civile si impennano le controversie in ambito lavorativo e previdenziale (dal 13% nel 2010 al 21,5% nel 2011) e quelle relative ai diritti reali (+6,5%). Nel penale, crescono i reati contro il patrimonio (34% rispetto al 19% del 2010). È quanto emerge dal IV Rapporto Pit Giustizia, presentato a Roma, in Senato, da Giustizia per i diritti-Cittadinanzattiva. Il Rapporto nasce da un anno di ascolto dei cittadini che si sono rivolti al servizio di informazione, assistenza ed intervento Pit Giustizia.
Il bilancio nel civile: al primo posto le cause su lavoro e previdenza
In ambito civile prevalgono i contenziosi su lavoro e previdenza problemi pensionistici (50%), con un incremento delle segnalazioni del 15% rispetto al 2010 (35 per cento). Seguono le indennità varie (rendita vitalizia Inail, accompagnamento eccetera) con il 31% delle segnalazioni (30% nel 2010); la malattia (13%, 9% l’anno precedente), l’obbligo contributivo del datore di lavoro (6% nel 2011, nel 2010). Al secondo posto i procedimenti su diritti reali con un incremento del 6,5% rispetto al 2010: si tratta in sostanza di cause che hanno a oggetto la proprietà immobiliare, una strada che passa in un terremo ‘privato o la stanza costruita abusivamente.
Mediazioni: poche si concludono con un accordo
L’indagine di Cittadinanzattiva si concentra anche su mediazione civile e commerciale. I primi dati relativi a 160 mediazioni, gestite dalla rete di Giustizia per i diritti, provenienti da 10 regioni diverse e svolte presso 20 diversi organismi, rilevano che: si va in mediazione se vi è l’obbligo di legge (88%). È scarsa l’incidenza della mediazione facoltativa (10%) anche perchè i cittadini nel 73% dei casi ancora ignorano l’istituto della mediazione. Bassa la percentuale di mediazioni che si concludono con l’accordo perchè nel 68% dei casi il chiamato in mediazione non si presenta, tuttavia quando le parti si siedono al tavolo l’accordo si raggiunge nel 38% dei casi. Responsabilità medica (60%), contratti bancari (18%) e diritti reali (8%) sono le principali questioni per le quali si attiva la mediazione. Nel 34% dei casi il valore delle controversie supera i 50 mila euro nel 47% si tratta di valori superiori a 5 mila euro. Promossi, ma non a pieni voti, gli organismi di mediazione che presentano una organizzazione: il loro operato è valutato ottimo nel 16% dei casi buono nel 37%, sufficiente nel 30%. La preparazione del mediatore è inoltre giudicata buona nel 40%, ottima nel 12%, tuttavia nel 28% dei casi è stata segnalata una scarsa preparazione che ha inciso per il 10% sul buon esito della mediazione.
Al primo posto i delitti contro la persona
Crescono i delitti contro il patrimonio (34% contro il 19% del 2010; parliamo di corruzione, concussione, peculato), anche se in valore assoluto si confermano al primo posto i delitti contro la persona (52% delle segnalazioni, l’anno precedente erano il 54 per cento). Queste due voci da sole rappresentano il totale delle segnalazioni in ambito penale che provengono dal Sud, a conferma che sicuramente è l’area più colpita dalla crisi economica e dalla criminalità diffusa.
Il Sole 24 Ore – 24 maggio 2012