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Governo clinico: Ddl accolto «poco entusiasmo» da sindacati e manager

Si poteva fare di più con la governance secondo i sindacati medici. Che tutto sommato, sia pure con poco entusiasmo, giudicano positivo il testo approvato dalla commissione Affari sociali della Camera, pronto per l’aula di Montecitorio.

Ma anche per i direttori generali il Ddl ha fatto “tanto rumore per nulla”: di fatto, sostengono i manager, nulla cambierà rispetto alla gestione attuale, soprattutto in alcune Regioni che hanno già una configurazione organizzativa come quella descritta nel testo approvato. 

I pareri di sindacati e manager sul Ddl. Questa una sintesi dei giudizi espressi.

«Una sistemazione normativa», un «testo soddisfacente dopo tre anni, ma che non stabilisce le condizioni per nessuna rivoluzione, non è la riforma quater di cui avremmo bisogno, non recepisce in pieno tutte le esigenze delle categorie professionali, anche se contiene elementi di discontinuità rispetto al passato», è il giudizio di Costantino Troise (Anaao Assomed) sul Ddl. Il testo è «timido», afferma, senza il «coraggio di portare fino in fondo» le decisioni che assume.

Un «tentativo apprezzabile ma non e più il tempo di correttivi, occorre una riforma dello stato giuridico del medico», secondo Riccardo Cassi (Cimo Asmd). Troppi rimandi poi alle competenze regionali che rischiano di accentuare le differenze già esistenti tra le diverse realtà, sostiene Cassi che tuttavia apprezza «l’articolo 2 nel quale viene riconosciuta l’autonomia e la responsabilità del medico nell’erogazione delle attività sanitarie. Principio affermato dalla Cassazione».

«Un passo avanti ma non il cambiamento di cui c’è bisogno», è il giudizio di Massimo Cozza (Fp Cgil medici). Tra gli aspetti positivi al primo posto c’è il riconoscimento del Collegio di direzione quale organo dell’azienda che concorre al governo clinico con la partecipazione di tutte le figure professionali. Mancano però il Comitato di dipartimento e «la terna per la scelta del direttore di struttura complessa è insufficiente: serve la graduatoria dove il più bravo vince a tutela del merito e della qualità dell’assistenza».

Salvo Calì (Smi) sostiene si tratti di «una legge che rischia di nascere già vecchia». Se approvato il Ddl «sarà un cattivo esperimento sulle infinite possibilità di mediazione con le Regioni e tra i partiti, fino a produrre un testo innocuo, inutile e il cui unico pregio è quello di essere la manifesta dimostrazione della miopia della politica nel leggere gli epocali cambiamenti dettati dalla mutata domanda di salute e, quindi dell’incapacità di ripensare e riorganizzare il nostro Ssn su due gambe, territorio e ospedale».

«Un’occasione mancata». Giovanni Monchiero, presidente della Fiaso, definisce così il testo pronto per approdare in Aula. «L’impianto complessivo è molto debole. Siamo d’accordo con la ratifica del metodo della terna di idonei, già adottato in molte Regioni per restringere il campo di discrezionalità del direttore generale nella nomina dei direttori di struttura complessa. Ma serve anche un maggiore approfondimento delle competenze tecniche dei candidati».

Per Federsanità, il nuovo testo contiene alcune novità non irrilevanti, in particolare riguardo al Collegio di direzione indicato come “organo” dell’azienda sanitaria. «Questa definizione – sottolinea il presidente Lino Del Favero – produce uno slittamento di ruoli e di competenze che suscita qualche preoccupazione: il legislatore regionale nei provvedimenti attuativi della legge dovrà superare il rischio di trasformarlo in un luogo in cui si moltiplicheranno i conflitti di interesse, rendendo ancora più complicato definire le scelte, e rallentando i percorsi decisionali e innovativi».

IL TESTO FINALE DEL DDL

Il Sole 24 Ore saniytà – 12 giugno 2012

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