Scenari. Governo Monti: chi lo promuove e chi lo boccia
Sarà un governo di soli tecnici o la politica riuscirà comunque ancora a sedersi a Palazzo Chigi? Non è un interrogativo banale perché le sorti del futuro esecutivo di Mario Monti ormai in rampa di lancio, dipendono moltissimo dalle scelte che saranno fatte dall’ex commissario Ue.
Il quale, dal canto suo, fa sapere che deciderà lui i ministri – e già si fanno i nomi di alcuni papabili (da Giuliamo Amato a Fabrizio Saccomanni, per citare i più ricorrenti) – e soprattutto punterà su un esecutivo “light”. Ma è sulla natura che si decide quasi tutto. Ecco, da Berlusconi a Di Pietro, chi è pronto a sostenere il nascituro governo Monti e chi si è già smarcato.
Il Pdl si spacca su Monti in tre tronconi
Il partito è attualmente diviso in tre tronconi: gli ex An (con in testa Matteoli e Meloni), una parte dei socialisti (da Sacconi a Brunetta) e gli ex Dc capitanati dal ministro Rotondi, spingono per le urne subito e non sono disposti a cedere il passo a un esecutivo che “espropri” la politica. Poi c’è il blocco dei ministri azzurri (da Frattini a Fitto) che sono favorevoli a un governo Monti, ma tra i sostenitori vanno inclusi anche Formigoni, Alemanno, Augello e l’ex ministro Scajola. In posizione intermedia ci sono poi i vari Quagliariello, Gasparri, Prestigiacomo, che preferirebbero un esecutivo “misto”, ma che comunque non chiudono all’ex commissario Ue. La linea del partito sarà sciolta ufficialmente domani come ha spiegato ieri Silvio Berlusconi che ha corretto il tiro dopo le indiscrezioni su un suo sostegno esplicito all’ex commissario Ue. Ad ogni modo, se dovesse prevalere il governo di soli tecnici, potrebbe scattare la scelta, caldeggiata da Quagliarello, dell’appoggio esterno.
La Lega si compatta ed è pronta all’opposizione
Le divisioni passate del Carroccio sembrano improvvisamente scomparse. Perché sul governo Monti Bossi ha ritrovato l’unità con i suoi sul “no” deciso a un governo tecnico. «Siamo pronti ad andare all’opposizione», ripete a ogni pie’ sospinto il Senatur, «meglio stare fuori e decidere volta per volta». Ma non chiamatelo appoggio esterno, la Lega vuole piuttosto lasciarsi le mani libere anche per provare a riconquistare quel pezzo di elettorato che l’ha abbandonata alle ultime elezioni per via del matrimonio troppo stretto con il Cavaliere.
Bersani scommette sull’ex commissario Ue, ma il Pd si divide
Pierluigi Bersani si è speso convintamente per il governo Monti, bocciato invece da Romano Prodi («è una sconfitta della politica»). La condizione posta però dal segretario del Pd è chiarissima: ci vuole discontinuità rispetto al precedente esecutivo. Dunque, se fosse per il numero uno dei Democrats, a Palazzo Chigi dovrebbero andare solo i tecnici, niente “ammucchiate” tra Pdl e Pd. Non tutti però condividono la sua linea. Enrico Letta, il cui nome circola come possibile sottosegretario, non è contrario da par suo a un esecutivo “misto”, come pure l’ex premier Massimo D’Alema, mentre Rosy Bindi è sulle posizioni del segretario: la politica deve fare un passo indietro. E anche i veltroniani non disdegnano lo scenario Monti. Resta l’incognita Matteo Renzi che non ha ancora sciolto le riserve sull’ex commissario Ue e che potrebbe dar battaglia al segretario sull’appoggio al governo tecnico.
L’endorsement di Casini per Monti
Pierferdinando Casini non ha mostrato tentennamenti e ha elogiato in più occasioni il preside della Bocconi. Aggiungendo anche che, quando il capo dello Stato lo chiamerà e gli chiederà un nome, «io farò quello di Monti». I centristi sono dunque favorevoli a un esecutivo affidato dall’ex commissario Ue, ma Casini non si è sbilanciato sulla natura del nascituro governo. Se sarà anche politico, ha spiegato, «l’Udc e il Terzo Polo designeranno i loro rappresentanti (si parla di un ministero per Cesa o Buttiglione, ma si fanno anche i nomi di esterni graditi ai centristi come Bonanni o Passera, ndr). Se invece ritiene più opportuno un governo di tutti tecnici», l’Udc ne prenderà atto.
Fini e Fli schierati con il professore bocconiano
Da Italo Bocchino a Benedetto Della Vedova, dentro Fli è tutto un coro di sostenitori dell’ex commissario Ue. Il partito di Gianfranco Fini, sfiancato dai non brillanti risultati elettorali e dal protagonismo di Casini all’interno del Terzo polo, sembra aver ritrovato smalto con il tramonto di Berlusconi. E anche il presidente della Camera si è mostrato subito favorevole all’ipotesi di un governo guidato dal presidente della Bocconi auspicando che attorno a lui possa crearsi «una convergenza di forze parlamentari inedita».
Di Pietro si smarca. Vendola apre purché sia governo a tempo
Antonio Di Pietro l’ha detto chiaro chiaro da subito: l’Idv non appoggerà preventivamente un governo Monti, ma vuole valutare di volta in volta i singoli provvedimenti. Perché per il leader dell’Idv meglio sarebbe stato andare al voto e sfruttare quel vantaggio che i sondaggi pronosticano da tempo per l’asse di Vasto, cioè l’alleanza tra Bersani,Vendola e l’ex pm. Ma così non sarà. Il Pd ha assicurato il suo sostegno all’ex commissario Ue e Bersani non ha mancato di bacchettare Di Pietro per la sua scelta controcorrente. Mentre il leader di Sel, Nichi Vendola, ha aperto al governo Monti purché sia un esecutivo a tempo e «di scopo» capace di fare scelte drastiche (a cominciare dall’introduzione di una tassa patrimoniale) e accompagnare il Paese al voto.
ilsole24ore.com – 11 niovembre 2011