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Legge stabilità, fuori dal «patto» i fondi per Expo 2015

Nell’ultimo correttivo alla legge di stabilità presentato ieri in Senato il sindaco di Milano fa bingo: non solo l’esclusione degli investimenti per Expo 2015 dal blocco dell’indebitamento che colpisce chi sfora il patto nel 2011

Ma anche il deciso alleggerimento delle altre sanzioni. La norma rivede in salsa meneghina le sanzioni scritte a settembre nel decreto legislativo 149/2011 sulla «meritocrazia» federalista dei conti locali. Il colpo grosso per Palazzo Marino è quello sulla spesa corrente: gli altri enti locali che quest’anno non rispetteranno il Patto, dovranno fermare nel 2012 le uscite correnti entro il livello medio registrato nei consuntivi degli ultimi tre anni. Per Milano il riferimento sarà solo il consuntivo dell’ultimo anno, per cui le spese correnti 2012 non dovranno superare questo livello, anziché quello medio 2008/2010. Tradotto in soldoni, significa una libertà di spesa per circa 300 milioni di euro in più di quelli che sarebbero stati permessi dalla sanzione generale: le uscite correnti di Palazzo Marino, infatti, sono balzate dagli 1,8 miliardi del 2008 ai 2,5 messi a preventivo nel 2011, anche a causa del contratto d’appalto sul trasporto pubblico locale che ha riportato in bilancio le spese di questo fronte prima escluse dai conti perché regolate dalla concessione. In pratica, la sanzione calcolata sul triennio avrebbe fissato il tetto della spesa 2012 a 1,83 miliardi, la nuova versione lo alza fino ai 2,25 miliardi scritti nel consuntivo 2010 (l’ultimo chiuso).

Nonostante la corsa contro il tempo per reperire i soldi con il bando Sea-Serravalle, insomma, lo sforamento del Patto di stabilità 2011 rimane per Milano una prospettiva concreta, ma non rischia più di tradursi in un bombardamento al bilancio che avrebbe rischiato di far naufragare sul nascere la prima giunta milanese di centro-sinistra da quando esiste l’elezione diretta del sindaco. Nello stesso senso va l’alleggerimento del taglio al fondo di riequilibrio, che per gli altri Comuni fuori Patto potrà arrivare al 3%, e a Milano si fermerà all’1,5%: in questo caso, lo “sconto” è di 4,98 milioni di euro. Nulla da fare, invece, per il blocco delle assunzioni e il taglio del 30% alle indennità, che varranno a Milano come negli altri Comuni che sforano i vincoli. Nell’emendamento, infine, trova spazio anche l’esclusione dal Patto per le spese che il Comune di Barletta deve affrontare dopo il crollo dell’opificio dove a inizio ottobre hanno perso la vita quattro operaie e la figlia del proprietario.

gianni.trovati@ilsole24ore.com – 11 novembre 2011

 

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