Tutte le volte che il padroncino sta per avere una crisi, Argo si precipita dai genitori e come un forsennato comincia a mordere lo Scooby Doo di gomma attaccato alla loro cintura. È il segnale. Mamma e papà capiscono che il figlio da lì a poco sarà colpito da un calo glicemico.
Il super bastardino, taglia medio piccola, è uno dei tre esemplari italiani addestrati per fiutare le alterazioni del glucosio nel sangue legate al diabete di tipo 1, quello giovanile, di origine non alimentare ma genetica. Dopo una prima fase felicemente conclusa di test eseguiti su sette cani di proprietari sani, è appena partita una seconda sperimentazione che coinvolge i quadrupedi di famiglie con diabetici in casa. Si pensa di allargare in futuro la straordinaria esperienza all’epilessia, dove la premonizione è fondamentale.
Il progetto coinvolge la scuola nazionale di formazione cinofila di Milano, la scuola BJ di Como e la facoltà di Veterinaria dell’Università di Pisa in collaborazione con l’associazione nazionale giovani diabetici. Matteo Rino Pittavino, addestratore, docente a contratto a Pisa, è entusiasta del risultati già raggiunti:«Siamo stati in Usa per condividere le tecniche con i colleghi americani. Negli Stati Uniti c’è un mercato di cani di allerta medica. Le capacità olfattive dei nostri cari animali sono eccezionali. Riescono ad annusare le sostanze prodotte col sopraggiungere della crisi ipoglicemica».
Le razze utilizzate negli Stati Uniti sono Golden retriever e Labrador perché molto mansueti. In Italia si sono comportati ottimamente anche Jack Russel, pastore Shetland, Border Collie e, come nel caso di Argo, i bastardini. Le qualità di cui i protagonisti dei test non possono mancare sono socievolezza e mansuetudine.
Gli «allertatori» medici segnalano l’arrivo delle alterazioni glicemiche con diverse modalità. Zampata o musata su gamba e caviglia del padrone diabetico e, in alternativa, posizione a terra con grande scodinzolamento di coda. Poi ci sono le comunicazioni personalizzate, tipo l’addentare lo Scooby Doo. Pittavino chiarisce: «Il rilevamento col fiuto non sostituisce il test del sangue che successivamente va comunque effettuato per la conferma. Però è molto importante anticipare la diagnosi della crisi per evitarne le conseguenze con la somministrazione dei farmaci».
Le doti mediche dei cani non sono una scoperta. Pastori tedeschi di proprietà dell’Esercito si sono mostrati abilissimi nell’intercettare il tumore alla prostata annusando le urine dei pazienti. Ricompensa biscotto e zuccherino.
Margherita De Bac – Il Corriere della Sera – 1 luglio 2016