«Durante i sei mesi di Expo arriveranno a Milano cinquanta leader da tutto il mondo: in questi anni tutti i focolai di crisi e di guerra hanno sempre avuto a che vedere con questioni alimentari. Anche per questo Expo potrà essere un momento di confronto e di lavoro diplomatico importantissimo».
Maurizio Martina, ministro all’Agricoltura con delega ad Expo: pensa davvero che l’Esposizione che si inaugura tra 50 giorni possa servire per un confronto politico tra i leader mondiali?
«Da Milano lanceremo la sfida ai governi sulla questione del diritto al cibo. Ma sono certo che potrà esserlo anche per un confronto più ampio tra i Paesi partecipanti: ci saranno il presidente russo Vladimir Putin, il premier giapponese Shinzô Abe, leader tedeschi, spagnoli, africani, l’amministrazione americana sarà rappresentata ai massimi livelli. Non riesco a pensare a un altro evento che possa consentire un’operazione di questo tipo».
I leader mondiali non saranno tutti insieme a Milano, però.
«Arriveranno nell’arco del semestre, ma Expo sarà il contenitore di un confronto mondiale. Un progetto che per noi parte dalla Carta di Milano: il 28 marzo a Firenze avremo il secondo appuntamento per raccogliere le idee su questo protocollo, che consegneremo il 16 ottobre al segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon. A Firenze saranno in tanti a dare il loro contributo ad Expo: dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella a Romano Prodi, da Emma Bonino fino al premio Nobel Aung San Suu Kyi».
Qual è l’obiettivo della Carta di Milano?
«Vogliamo fare dell’Italia la patria non solo del buon cibo, ma soprattutto del diritto al cibo. A Roma abbiamo già la Fao e altri organismi internazionali legati a questo tema: con Expo imporremo la nostra leadership. La Carta conterrà gli obiettivi che le Nazioni Unite dovranno perseguire, come impegni prioritari, nel prossimo millennio, chiamerà in causa istituzioni, imprese e singoli nella lotta allo spreco, nell’educazione alimentare, nella salvaguardia del suolo e nel contrasto alle speculazioni ».
Sembra un grande libro dei sogni, non crede?
«No: è già in atto a livello mondiale una mobilitazione delle coscienze — dei singoli, dei governi, delle aziende — su temi come la contraffazione del cibo, la sua tracciabilità. Anche paesi come il Giappone, che fino a un anno fa non voleva sentir parlare di questi temi, ora si stanno aprendo, perché capiscono che non possono sottrarsi a questa sfida per il futuro. Quando dicono che Expo non ha contenuti, rispondo: eccoli, sono questi ».
Molti considerano Expo un grande luna park, nella migliore delle ipotesi. Nella peggiore, una torta da spartire per affari illeciti.
«Il lavoro di quest’ultimo anno sta facendo la differenza, tante delle critiche si stanno svuotando davanti ai contenuti che presentiamo. Anche gli interventi di Papa Francesco e del presidente Lula hanno dimostrato che Expo non è il luna park che qualcuno pensa. Quando poi abbiamo deciso di scegliere l’Autorità anticorruzione come soggetto forte di controllo abbiamo dimostrato come volevamo fermare gli interessi illeciti su Expo, tanto che adesso il modello di collaborazione che abbiamo creato verrà utilizzato per il futuro».
A questo punto mancano 50 giorni all’inaugurazione, ci sono dei ritardi evidenti. Pensate di essere pronti?
«Si lavora a oltranza per questo e si lavorerà fino all’ultimo, guai a chi pensa che la strada sia in discesa. Anche il commissario Giuseppe Sala ha ricordato che le Expo recenti, come quella di Shanghai, hanno aperto con qualche padiglione non ancora ultimato, ma nel complesso saremo prontissimi».
È arrivato il momento per il premier Matteo Renzi di pensare davvero ad Expo? Finora non è sembrato un tema importante, nella sua agenda.
«È un’impressione sbagliata, ha lavorato per risolvere tanti passaggi delicati e per portare a casa personalmente alcune adesioni, l’ultima, l’Olanda. E domani saremo sul sito di Expo per ringraziare quegli oltre 5mila operai che lavorano giorno e notte con passione ed entusiasmo ».
Repubblica – 12 marzo 2015