A leggere i giornali veneti di questi giorni sembra che Ilaria Capua abbia in animo di lasciare l’Istituto zooprofilattico delle Venezie e, addirittura, l’Italia. Il motivo starebbe nel mancato trasferimento suo e del suo team nella Torre della ricerca di Padova, sponsorizzatissima struttura della fondazione Città della speranza. Non sappiamo se l’informazione, battuta con sicurezza da agenzie e quotidiani, tanto da divenire un tormentone sul web, corrisponda al vero. Non ci è capitato infatti di leggere dichiarazioni dirette della stessa virologa che ipotizzino questi scenari. In attesa di informazioni più precise e verificate ci limitiamo a riportare, per conoscenza, quanto circola in queste ore.
Ci permettiamo però una piccola osservazione: Ilaria Capua, veterinaria e ricercatrice di grande valore, non ha lavorato in questi anni in un sottoscala come madame Curie ma ha raggiunto i risultati scientifici e i numerosi riconoscimenti in forza all’Istituto zooprofilattico delle Venezie, che ha fornito supporto, strutture e risorse per condurre le sue ricerche.
Lungi dall’esprimere alcun giudizio sulla vicenda odierna (di cui sfuggono ancora gli esatti contorni) stupisce però che questa “piccola” circostanza venga totalmente dimenticata nel dibattito di queste ore.
Ci preoccupa la sorte di una scienziata di eccellenza. Ma come sindacato ci preoccupano, e molto, anche il futuro dell’Istituto zooprofilattico di Legnaro e del Crev, strutture di eccellenza. Soprattutto alla luce dei tagli agli organici ventilati della mozione 180 presentata in consiglio regionale. E dei rumors romani, sempre più insistenti, di un possibile scadimento di competenze della struttura a favore di altri istituti, anche territorialmente lontani. Il rischio non è di poco conto: sfuggirebbe al nostro controllo un intero importante patrimonio di dati regionali.
Roberto Poggiani
segretario regionale Sivemp Veneto
Dal Giornale di Vicenza dell’11 novembre 2012:
Il direttore generale Igino Andrighetto: «Per la Capua fatto il possibile». Ma non basta
«Si creano falsi problemi: nell´ambito della legittimità e delle risorse dell´Istituto, abbiamo fatto tutto il possibile. Se cambiano le condizioni siamo pronti: il governatore Luca Zaia ha gli elementi per far cambiare rotta alla vicenda». Cerca accuratamente di evitare polemiche, ma difende deciso il ruolo dell´Izsve-Istituto zooprofilattico delle Venezie nella “vicenda Capua”, il direttore generale Igino Andrighetto, vicentino, docente di veterinaria dell´Università di Padova.
Si è scatenata la bufera da martedì, quando proprio il governatore Zaia, arrabbiato, ha rivelato ai giornalisti di avere ricevuto la lettera dell´Istituto che dice no al trasloco della notissima virologa Ilaria Capua e del suo Dipartimento di scienze biomediche comparate nella Torre della ricerca costruita dalla Fondazione “Città della speranza”.
Nella lettera a Zaia – il dg lo conferma a parole – l´Izsve e Andrighetto paiono convinti che non ci sia possibilità di un addio, ma che la nota virologa potrebbe decidere di adeguarsi ai progetti sviluppati dall´Istituto e relativi al potenziamento della sede attuale di Legnaro: «La dott. Capua non si trova mica sotto un ponte, e l´Istituto ha già dimostrato in passato di dare la massima attenzione a lei e ai suoi ricercatori: non c´è nessuna preclusione, e forse basterebbe solo una maggiore flessibilità. Noi non abbiamo mai detto “no” al trasferimento, ma a certe condizioni che fanno fatica ad avverarsi: noi operiamo con ciò che abbiamo», osserva Andrighetto.
Proprio la questione dei fondi, alla fine, pare decisiva. Andrighetto non accetta di parlare della vicenda della trattativa dal 2010 con la fondazione “Città della speranza” per il trasloco della Capua e del suo staff: «Il nostro referente è la Regione. Non esistono nemmeno rapporti scritti tra l´Istituto e loro». Da una parte, come noto, c´è effettivamente l´accordo della Regione con la Città della speranza: 3 milioni destinati ad acquisire due piani della Torre – dove proprio per questo è stato creato un piano in più – cifra che però non sarebbe sufficiente.
Dall´altra c´è una seconda questione, che rimbalza di bocca in bocca: il Ministero (ai temi del ministro Fazio) ha stanziato per l´Izve 3 milioni proprio per la struttura della Capua. È su questo che Andrighetto replica deciso, precisando che quel decreto destina 3 milioni al “Centro di referenza nazionale scientifica sulle malattie nell´interfaccia uomo-animale”. Peraltro aggiunge che l´Izve ha affidato questo Centro alla stessa Capua. Quei soldi comunque, assicura Andrighetto, non ci sono: il Ministero non ne ha ancora data la disponibilità di cassa. Ma la vera questione – sostiene il dg dell´Izsve che spiega che questa è la linea del consiglio di amministrazione – è che quei soldi vanno spesi all´interno dell´area dell´Istituto stesso, a Legnaro (quindi non per comprare in strutture altrui come la Torre), e in ogni caso «non basterebbero certo a soddisfare le condizioni poste dalla dott. Capua». Di quella cifra, quindi, l´Izsve ha deciso che al massimo può dare 600mila euro per le attrezzature che servono alla Capua nel suo eventuale trasloco alla Torre. Il resto deve “restare” in casa Izsve.
È qui, evidentemente, che si crea il caso. Perché da una parte appare chiaro che l´Istituto mirava al massimo a un trasferimento temporaneo e parziale della struttura della Capua, in attesa di “riportarla a casa” nella sede attuale che nel frattempo si sta ampliando «con risorse interne nostre», precisa Andrighetto, e sarà pronta a fine 2014. Invece la nota virologa – che nella sua lettera di ottobre, resa nota dalla Regione, precisa di aver sempre posto le stesse condizioni “immutate” – intende trasferirsi alla Torre della ricerca con tutte le strutture a lei necessarie per proseguire e potenziare la sua attività di ricerca «nell´ambito – rimarca – della crescita e dello sviluppo strategico dello stesso Izsve».
È evidente che c´è un netta differenza di vedute tra l´Istituto e il suo “gioiello”, Ilaria Capua. È un po´ come quando una squadra di calcio si trova con un giocatore di fama internazionale ma non può (o non vuole) farlo giocare come lui richiede. E scoppia la crisi. Così torniamo da capo: il Veneto rischia di perdersi Ilaria Capua – e a quel punto, senza ombra di dubbio, sarà caccia pubblica al colpevole – o riuscirà a trovare una soluzione? (Il Giornale di Vicenza)
Piovono adesioni all’appello e al raduno per lei e i suoi ricercatori
Da Giorgio Santini, segretario generale aggiunto della Cisl, a Manuela Arata, presidente del Festival della Scienza di Genova e dirigente del Cnr. Dall´editorialista de ”La Repub- blica” Riccardo Luna alla deputata del Pd Daniela Sbrollini. Dal produttore televisivo Bruno Voglino, coautore di format come “Quelli che il calcio”, al direttore generale di Fiera di Vicenza Corrado Facco. Dal sindaco di Trieste Roberto Cosolini al direttore di Cna Vicenza Paolo Monaco. Sono questi e molti altri – segnala “Nordesteu- ropa.it”, assieme a nomi solo meno noti, coloro che hanno sottoscritto l´appello “Non sprechiamo i nostri talenti!”, a sostegno di Ilaria Capua, del suo gruppo di lavoro e di tutti i ricercatori italiani. Le ultime adesioni si aggiungono a quelle del governatore veneto Luca Zaia, del sindaco di Padova Flavio Zanonato, del segretario regionale Cisl Franca Porto e degli assessori regionali Marialuisa Coppola e Elena Donazzan. È intanto in preparazione la maratona di interventi a sostegno della Capua e dei ricercatori italiani prevista per martedì, dalle 15 alle 17, nella sala Paladin del municipio di Padova, palazzo Moroni. Sono invitati a intervenire, ciascuno per 2 minuti, cittadini, giovani ricercatori, imprenditori, docenti, enti e istituzioni. Conduce Eleonora Vallin, direttore di Nordesteuropa.it e ilnordest.eu. La novità è il collegamento da Roma via skype con Riccardo Luna, che nello stesso giorno condurrà la presentazione dei vincitori di “Working Capital 2012” di Telecom Italia (che premia 20 nuovi talenti per il futuro del Paese). L´appello nazionale “Non sprechiamo i nostri talenti” era partito dalla vicenda di Ilaria Capua, virologa di fama internazionale e direttrice del dipartimento di Scienze biomediche comparate dell´Istituto zooprofilattico delle Venezie, che da oltre due anni chiede di fare ricerca in Italia, potenziando la sua attività con nuovi laboratori. La scienziata aveva sposato l´opportunità di trasferire la propria attività nel nuovo centro di ricerca padovano della “Fondazione Città della Speranza” anche per poter essere a contatto diretto con altre piattaforme di ricerca scientifica e contribuire alla creazione di una massa critica di ricercatori in Veneto. Ma la vicenda si trascina da anni senza alcun esito positivo. Il rischio concreto è che un altro dei grandi cervelli italiani si trovi nelle condizioni di non poter operare e di andarsene. Paolo Monaco, direttore Cna Vicenza, dichiara: «Un segnale molto preoccupante e negativo per il nostro sistema. La piccola e media impresa deve far sentire la sua voce perché la crisi evidentemente non è stata compresa fino in fondo e la cosiddetta “fuga dei cervelli” contribuisce a scoraggiare chi ha voglia di investire in Italia e soprattutto quelle imprese che stanno puntando su ricerca e innovazione». (Il Giornale di Vicenza)
Nelle foto: un momento dell’inaugurazione della sede trevigiana dell’IzsVe e il direttore generale Igino Andrighetto
A cura Ufficio stampa Sivemp Veneto – 11 novembre 2012 – riproduzione riservata