Tagli alla spesa per 5miliardi. Irap, la riduzione del 5% partirà da luglio. Crescita del pil 0,8-0,9%. Si lavorerà fino all’ultimo momento. Questo è sicuro. Ma ormai l’impianto del Def, il documento di economia e finanza, è compiuto. È un documento strategico che fissa la linea del governo.
Il suo contenuto fondamentale sono i numeri. In particolare, due numeri. Il rapporto deficit/pil, l’esecutivo dovrebbe confermare il 2,6% previsto. Dunque nessuno scostamento per il momento, se ne riparlerà più avanti. L’altro dato importante è la previsione di crescita: da decidere ma sarà tra 0,8% (come chiede palazzo Chigi) e lo 0,9% (come invece vorrebbe il ministero dell’Economia, più vicino all’1% previsto dal predecessore di Padoan, Saccomanni).
Tutti dati che rischiano di finire in secondo piano. L’attenzione della conferenza stampa (già convocata in orario buono per i telegiornali in perfetto stile berlusconiano) si concentrerà sulle coperture: da dove prenderà i soldi Matteo Renzi per finanziare l’operazione 80 euro al mese (il decreto arriverà la settimana prossima). Ieri sera al Tg1 il sottosegretario Delrio ha confermato che partirà già da quest’anno e sarà quasi interamente coperta con risparmi.
Il governo pensa di fissare un’asticella a 5 miliardi di tagli. Un miliardo circa dovrebbe provenire da una sforbiciata degli incentivi alle imprese e un altro miliardo dalla Sanità settore da cui si dovrebbero ricavare 200-300 milioni con l’introduzione dei costi standard (se una siringa costa in una Regione un euro non ne può costare due in un’altra: i prezzi devono essere uniformati su tutto il territorio nazionale). Un altro miliardo invece dovrebbe arrivare dalla centralizzazione degli acquisti di beni e servizi. Altri 500 milioni sono in arrivo da tagli alla Difesa e altrettanti da quelli agli stipendi dei dirigenti dello Stato.
Questione delicata invece il capitolo costi della politica. Il premier vorrebbe ricavarne un altro mezzo miliardo. Ma una voce cospicua dovrebbe venire dagli enti inutili, agenzie governative e affini e dagli organi costituzionali: Camera, Senato, Corte Costituzionale e soprattutto Quirinale. Il premier decide di tagliare la presidenza della Repubblica? Non si è mai visto, forse anche per questo le diplomazie tra i due palazzi hanno trovato comunque un’intesa che porterà gli organi costituzionali a tagliare ma in maniera autonoma. Non sono mancati momenti di tensione.
Tutto ciò non basta, si cercano ancora fondi: si pensa a un intervento più pesante sugli statali e non solo sui dirigenti. Nei giorni scorsi si era parlato di un prelievo a partire dai 60mila lordi annui.
Sarà anche un po’ più ristretta la platea dei beneficiari del taglio dell’Irpef. Il premier aveva annunciato 80 euro in busta paga dalla fine di maggio (e quello è confermato) per dieci milioni di persone: probabilmente saranno un po’ meno, forse nove milioni. Dovrebbe interessare coloro che hanno redditi lordi fra 8mila e 25mila euro. Sopra quella soglia il beneficio dovrebbe attenuarsi sino a scomparire a quota 35mila.
Sembra esclusa l’ipotesi di un intervento per quelli che sono nella no tax area, ovvero gli incapienti, quelli che hanno un reddito fino a 8mila euro.
Discorso diverso per l’Irap. Qui il taglio potrebbe avvenire in due tempi. Era stato annunciata una riduzione del 10% su base annua e dunque se fosse solo per metà anno il taglio sarebbe del 5. I benefici fiscali sarebbero comunque riferiti all’anno 2014 perché se la riduzione scatterà in estate l’effetto dello sgravio arriverà a novembre. Delrio ha assicurato: «I provvedimenti partiranno da quest’anno, nell’arco dei 12 mesi ci sarà la riduzione che avevamo previsto»
Altro capitolo è relativa, guarda caso, ancora alle coperture. La riduzione delle tasse per le imprese era stata annunciata per effetto dell’aumento della tassazione sulle rendite finanziarie dal 20 al 26%.Da decidere se procedere progressivamente o varare uno “scalone”.
Fabrizio dell’Orefice – Il Tempo – 8 aprile 2014