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Il governo prepara la Cig nella Pa. Patroni Griffi e Grilli lavorano a un dossier top secret clamoroso

1a1a1_11monti-grilli_jpg_415368877Lo spettro Spagna fa davvero paura e l’Italia, pur di evitare il cappio degli aiuti del Fmi, ha in serbo una mossa clamorosa: applicare la cassa integrazione anche nel pubblico impiego. Secondo quanto risulta a MF-Milano Finanza, proprio in queste ore, dopo che del tema si era parlato anche nei mesi scorsi con il varo della riforma del mercato del lavoro, il governo Monti avrebbe deciso di affondare il colpo nei confronti di quella categoria che a torto o a ragione viene considerata da milioni di italiani la più privilegiata di fronte ai morsi della crisi: i 4 milioni e mezzo di lavoratori pubblici. Così i tecnici del ministro della Funzione Pubblica, Filippo Patroni Griffi, e del vice ministro dell’Economia, Vittorio Grilli, hanno riaperto un dossier top secret che è destinato a deflagrare come una bomba sullo scenario politico.

Si tratta dell’abbozzo di applicazione dei criteri della cassa integrazione anche nel pubblico impiego. D’altronde la situazione finanziaria, il tracollo della Grecia, il caos in Spagna e le voci sempre più insistenti di una possibile azione della comunità internazionale affinché l’Italia chieda anch’essa aiuti finanziari hanno suggerito al premier Mario Monti di rompere gli indugi. Se c’è un costo da far pagare a tutti, per evitare l’onta e l’imbocco di una strada senza ritorno con i soldi del Fmi e della Bce e una troika di esperti che commissaria-no i conti pubblici, bisogna chiamare in causa anche un settore enorme come quello della pubblica amministrazione.

E in effetti proprio la riforma del mercato del lavoro, avendo lasciato espressamente mano libera al titolare della Funzione Pubblica nel campo dei rapporti di lavoro e dell’applicazione dell’articolo 18, offre un assist imprevisto all’esecutivo per impugnare le forbici (sempre che ne avrà la forza e il coraggio). Come si concretizzerà questa azione-lampo sui lavoratori statali non è ancora noto ma è giusto ricordare che una scelta del genere è stata espressamente richiesta dalla Bce nell’ormai famosa lettera del 5 agosto spedita al governo Berlusconi.

In quella missiva, in cui Mario Draghi e Jean-Claude Trichet chiedevano all’esecutivo italiano la messa in campo di una serie di azioni come la riforma delle pensioni, un piano di privatizzazioni e liberalizzazioni e una nuova manovra aggiuntiva per centrare il pareggio di bilancio nel 2013, al punto A) affondavano il colpo: «Il governo dovrebbe valutare una riduzione significativa dei costi del pubblico impiego, rafforzando le regole per il turnover e, se necessario, riducendo gli stipendi», scrivevano l’allora governatore della Banca d’Italia e il presidente dell’Eurotower. Ora quel momento forse è arrivato.

MF – 14 giugno 2012

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