I 15 milioni di italiani «habitué» dei mercati degli agricoltori potranno continuare ad acquistare frutta, olio, vino, carni e formaggi direttamente dai produttori. Il ministero delle Politiche agricole ha infatti «salvato» questa tipologia di vendita riconosciuta come attività connessa a quella agricola. Le vendite dirette, dalla loro codificazione con la Legge di Orientamento del 2001, sono spesso state accusate di concorrenza sleale nei confronti del commercio tradizionale.
Ma l’allargamento del perimetro dell’attività agricola è stata una delle leve di rilancio del settore. Una interpretazione restrittiva del Mise ha rischiato di mettere nell’angolo la vendita diretta, inibendola nelle aree private extra aziendali e relegandola dunque solo all’interno della fattoria. Con il rischio di tagliare l’integrazione al reddito che rappresenta ossigeno vitale per le imprese. Ora una presa di posizione del Mipaaf, che ha rivendicato la competenza assoluta sulla materia «agricola» rispetto agli altri ministeri, ha sgombrato il campo da ogni dubbio. Rifacendosi alla legge d’Orientamento e alle successive normative il ministero ha ribadito che «la vendita al dettaglio esercitata su superfici all’aperto nell’ambito dell’azienda agricola» interessa «il complesso di beni organizzati dall’imprenditore per l’esercizio dell’impresa». Quindi senza vincoli spaziali. E le argomentazioni hanno «convinto» il Mise.
Ultimo atto il recepimento da parte dell’Associazione nazionale comuni italiani (Anci) che nei giorni scorsi ha sensibilizzato tutte le amministrazioni a tener conto dell’intervento chiarificatore del Mipaaf. La filiera corta è dunque salva e i mercati possono continuare la loro corsa. Nelle «botteghe» agricole, infatti secondo gli ultimi dati elaborati dalla Coldiretti la spesa ha superato 1,5 miliardi. A Campagna amica il network Coldiretti fanno capo 1.200 strutture che coinvolgono 28mila agricoltori per 280mila ettari. «I mercati degli agricoltori – dice il presidente Coldiretti, Roberto Moncalvo – stanno creando nuove economie e nuova occupazione, e rappresentano uno strumento di coesione sociale, animazione sociale ed educazione alimentare».
Annamaria Capparelli – Il Sole 24 Ore -17 ottobre 2015