Il Corriere del Veneto. È un dato di fatto innegabile che l’area geografica compresa tra Asolo, Castelfranco e Montebelluna sia in questo momento tra le più flagellate dai contagi al punto che le scuole saranno costrette a chiudere dall’11 marzo. È altrettanto innegabile che la stessa area, come quella dell’Alta Padovana, sia storicamente la culla dell’estremismo indipendentista, diventato nel tempo protesta no-vax e oggi risorto nel movimento no-mask. Nessuno è pronto a giurare che ci sia un collegamento diretto tra le due cose, ma la coincidenza è talmente sospetta da obbligare a una riflessione.
Da un paio di settimane l’Usl 2 si interroga su una concentrazione anomala di infezioni nel distretto dell’ex Usl 8, al confine con l’Alta Padovana (che ha dati epidemiologici altrettanto preoccupanti ed è destinataria del medesimo provvedimento sanitario). Il direttore generale Francesco Benazzi, con rilevazioni fresche alla mano, ieri ha evidenziato che i casi per centomila abitanti, diventati parametro essenziale nelle valutazioni epidemiche, nell’Asolano sono 268, nel resto della provincia fra 137 e 175; lì i Covid-point trovano il doppio dei positivi e le classi sottoposte a quarantene o monitoraggio sono percentualmente di più che negli altri distretti.
Storicamente il distretto di Asolo è quello in cui l’Usl 2 riscontra percentuali di adesione alle campagne vaccinali di 5 punti più basse che nel resto della provincia, con punte del 10% inferiori ai distretti di Pieve di Soligo e Treviso. I genitori che si sono opposti all’obbligatorietà delle immunizzazioni per i figli hanno organizzato lì le proteste più rumorose; è la zona in cui per l’azienda sanitaria è stato più complesso arrivare ai refrattari. Lo zoccolo duro dei libertari venetisti è in gran parte sovrapponibile al popolo dei forconi, naturalmente evoluti nei gilet arancioni, movimento dichiaratamente negazionista, no-mask, no-vax, no tutto. Grazie ai social, anche in periodo di restrizioni, ogni teoria cospirazionista può arrivare ovunque, si muove attraverso la rete e contagia come un virus. Il critico dei vaccini tradizionali è lo scettico del vaccino anti-Covid di oggi.
Un parallelismo suffragato da prove si potrà avere solo dopo uno studio scientifico dettagliato, incrociando i dati delle vaccinazioni sui bambini con quelli delle vaccinazioni anti-Covid, offrendo l’evidenza di quanto incida il rifiuto. Gli ultimi dati a disposizione non sono sanitari ma politici, e sono le elezioni regionali 2020 in piena stagione Covid. Il Movimento per la libertà di scelta di Paolo Girotto, il capofila dei no-vax candidati a Palazzo Balbi, nel distretto asolano prende il doppio dei voti che nel resto della Marca. Si tratta di poche decine di elettori, ma se c’è una cosa che il virus ha insegnato, è che basta una persona per contagiare il resto della tavolata, che basta abbassare la guardia – o la mascherina – per correre il rischio di infettare tutti. «Con i colleghi ci interroghiamo su questa crescita rapida e inspiegabile – riflette Mauro Migliorini, sindaco di Asolo e infermiere -. Già a novembre, nel nostro Comune, eravamo stati martoriati di contagi e ricoveri. L’aumento di positivi la scorsa settimana è passato da 10 a 50. In questo momento non abbiamo i dati per leggere una relazione con i no-vax, lo capiremo quando inizierà la campagna vaccinale. È vero, è una statistica nota del nostro distretto, ma vedo piuttosto tanti comportamenti errati». Il sindaco di Montebelluna è Elzo Severin, medico in pensione: «Il nostro distretto evidentemente ha caratteristiche che lo rendono più suscettibile ai contagi, ed è vero che la percentuale delle vaccinazioni è storicamente più bassa – commenta -. Montebelluna fa eccezione, nel Comune i contagi sono pochi. Ora la chiusura delle scuole ci mette di fronte a un disagio ma è una misura importante. A quanto vediamo i contagi partono dai ragazzi, sono per lo più asintomatici e portano il virus a casa. La ripartenza dei casi è sempre correlata alla riapertura delle scuole».