di Filippo Tosatto. La salute non ha prezzo? Sciocchezze, ce l’ha eccome, stampato in bella vista sui verbali ospedalieri. Da lunedì, agli utenti veneti che ritirano l’esito di un referto – visite al pronto soccorso, esami diagnostici, analisi di laboratorio – viene sciorinato al centesimo il costo effettivo del servizio erogato dalla sanità pubblica: «Gentile Signore, desideriamo renderLa partecipe che il Servizio Sanitario Regionale ha impiegato euro 385,70 per il Suo percorso di cura», è la dizione adottata, dove l’abbondanza di maiuscole non lenirà lo sconcerto del paziente in questione, affetto non da un raffreddore di stagione ma da una neoplasia in metastasi.
La novità è l’effetto di una delibera regionale approvata a giugno dall’amministrazione Zaia con l’obiettivo dichiarato di rendere più trasparente la spesa sanitaria, e informare i cittadini e gli operatori della salute circa l’onere sostenuto dal sistema sanitario, marcando la differenza tra l’entità del ticket versato e il costo effettivo della prestazione. Un atto condivisibile in linea di principio, che stride però con la sofferenza e talvolta la disperazione dei malati gravi e dei loro affetti. «Comprendo le finalità educative e di responsabilizzazione di questa iniziativa, la ritengo ammissibile per i “codici bianchi”, cioè per accessi impropri al pronto soccorso, ma del tutto inopportuna e a fortiori gravemente offensiva nei confronti di pazienti in condizioni di malattia terminale, morenti, come gli ammalati,un uomo e una donna, di giovane età, ricoverati oggi pomeriggio nell’unità operativa di Medicina generale a Vicenza.“Presentare il conto” agli ammalati e loro familiari in un momento così delicato e critico come il fine vita, non sembra a chi scrive una iniziativa che merita di essere proseguita». Sono parole del medico Daniele Busetto, internista al San Bortolo di Vicenza e delegato della Cgil-medici, contenute nella lettera che «anche a nome di altri colleghi» ha inviato al direttore generale dell’Azienda ospedaliera vicentina e al governatore Luca Zaia. «Ho agito dopo aver sperimentato la reazione di sconforto del marito di una donna che si sta spegnendo», racconta «non è solo una questione di buon gusto, c’è anche un fattore psicologico, il rischio è di indurre quasi un senso di colpa in chi sta male e in chi gli sta accanto. La Lombardia, un paio d’anni fa, aveva imboccato questa strada suscitando vivaci proteste, Ordine dei medici di Milano in primis, che l’hanno indotta a fare marcia indietro. La delibera prevede che il “prezziario” sia esteso ai ricoveri dal primo gennaio 2015, in qualche ospedale già avviene. Fermiamoci e ripensiamoci, è una questione di civiltà».
Il Mattino di Padova – 6 settembre 2014