Secondo il professor Kenneth E. Anderson, Specialista presso il Dipertimento avicolo dell’Università di Stato del Nord Carolina, la conversione dei sistemi di produzione delle uova in biologici si tradurrebbe in un aumento del 40% del riscaldamento globale. Spesso il sistema zootecnico è messo in discussione per il suo modello produttivo, per la cura degli animali, le pratiche di gestione, la prevenzione delle malattie e la gestione ambientale.
Gli appunti provengono dai parte dei consumatori, delle agenzie governative, dei gruppi animalisti e ambientalisti. Per affrontare obiettivamente alcune di queste sfide i responsabili politici sono invitati a utilizzare i risultati scientifici relativi all’impronta di carbonio del settore avicolo. E ‘essenziale che, per lo sviluppo di politiche associate alla produzione agricola, vengano cosiderate prove su base scientifica e che nei prossimi anni l’industria alimentare dovrà soddisfare la domanda di cibo da parte di una popolazione in crescita.
Dewey (1938) ha indicato che la maggior parte dei commenti sono negativi anche se la realtà è differente e positiva. La realtà infatti è che la produttività e la salute del bestiame destinato alla produzione di cibo non è mai stata migliore. Una ricerca effettuata negli Stati Uniti e nella CEE dal 2006, ha dimostrato che tra i settori zootecnici, quello della produzione di carne di pollame e di uova sembra il più efficace da un punto di vista ambientale; segue il settore suinicolo e quello ovino (prevalentemente agnello), mentre quello della carne di manzo sembra il meno efficiente (Williams et al., 2006).
Tuttavia, il dottor Williams ha sottolineato che il potenziale del riscaldamento globale (GWP) varia a seconda dei diversi tipi di metodi di allevamento avicolo. Anderson et al. (2013) hanno mostrato che le galline ovaiole di oggi sono in genere più piccole, hanno un tasso di mortalità inferiore, livelli di produzione più elevati e più persistenti; vengono prodotte uova più grandi con una migliore qualità del guscio, e sono commercialmente più efficienti rispetto alle galline di 50 anni fa.
Pelletier et al. (2014) hanno dimostrato che per un chilo di uova prodotte, l’impatto ambientale del settore delle uova Stati Uniti nel 2010, rispetto al 1960, è stato inferiore: 71% in meno di emissioni di gas serra (GHG); 71% in meno di emissioni eutrofizzanti; 65% in meno di emissioni acidificanti.
Questi gruppi di ricerca hanno scoperto che l’efficienza dell’alimentazione, della composizione dei mangimi e della gestione ambientale sono componenti chiave nella riduzione dell’impronta di carbonio e delle successive emissioni.
In merito ai legami tra impatto ambientale e sistemi di produzione delle uova, lo studio di Williams et al. (2006) indica che se l’industria delle uova scegliesse solo la produzione in gabbia, ci sarebbe una diminuzione del GWP del 10%, mentre se tutta l’industria scegliesse il free-range il GWP aumenterebbe del 10%.
Lo studio ha inoltre dimostrato che la produzione di uova biologiche richiede il 14% in più di energia rispetto ai sistemi non biologici, ed aumenta la maggior parte dei carichi ambientali tra il 10 e il 33% (ad eccezione dei pesticidi). Il mantenimento del 100% delle galline in gabbia comporterebbe un minore utilizzo di energia pari al 15% rispetto a un sistema produttivo completamente free range; differenze simili si registrano anche per la maggior parte degli altri carichi ambientali, anche se la necessità degli immobili è del 10% più elevato per gli uccelli in gabbia, ma l’uso del territorio è inferiore del 25%.
L’impatto complessivo della conversione di tutti i sistemi di produzione in biologici si tradurrebbe in un aumento del 40% del GWP. I motivi principali sono che i sistemi biologici per la produzione di uova richiedono più energia, e gli uccelli hanno una conversione di alimentazione inferiore. Questo si traduce negativamente in termini di potenziale di riscaldamento globale dato che l’alimentazione rappresenta la principale fonte di energia per il pollame e la produzione di mangimi è un fattore di crescita del GWP.
Se l’obiettivo del settore è fornire un maggior numero di prodotti proteici di alta qualità (come le uova) a prezzi sostenibili, con il minimo impatto ambientale per la società, è essenziale che tutte le prove scientifiche vengano considerate all’interno di un processo obiettivo che coinvolta tutte le parti interessate.
Fonte The Poultry Site – 13 novembre 2014