Indicazioni geografiche tutelate anche per il food americano: ecco la provocazione al Ttip Ue-Usa in corso a Bruxelles
A uno dei quattro tavoli di lavoro sull’ipotesi di accordo commerciale Ue-Usa a cui a Bruxelles, hanno partecipato gli stakeholder, è stata fatta la proposta di dare vita anche negli States ai prodotti con indicazione geografica tutelata. Lo scrive, in una nota, l’Aicig (Associazione italiana consorzi indicazioni geografiche).
«Il riconoscimento delle rispettive indicazioni avrebbe infatti il merito di stimolare i flussi commerciali e di stemperare il dibattito sull’uso `parassitario´ delle denominazioni e dei prodotti Italian, o meglio, European sounding, da parte dei produttori americani», riporta l’Associazione.
«Ai consumatori americani è dovuta la chiarezza già garantita ai consumatori europei dal sistema delle indicazioni geografiche comunitarie», spiega Leo Bertozzi, rappresentante di Aicig -: «È contraddittoria la posizione statunitense, che reclama il diritto di proteggere i nomi `generici´ ma se un prodotto è generico che bisogno ha di essere tutelato o, addirittura, di adottare il nome specifico di un territorio?».
Ieri l’ottavo round del Ttip – mentre davanti al palazzo della Commissione europea hanno protestato decine di rappresentanti di organizzazioni contrarie al Ttip, presentandosi con un grande cavallo di cartapesta, «il cavallo di Troia che mette in pericolo i nostri diritti» – ha visto la partecipazione di associazioni di categoria agricole, Consorzi di tutela ed organismi non governativi, sia europei che statunitensi. I rappresentanti dei consorzi dei formaggi Asiago, Gorgonzola e Parmigiano Reggiano, riferisce sempre l’Aicig, hanno concordato con le posizioni dell’associazione e di Origin, Euro Coop, Copa-Cogeca e delle tante associazioni di categoria che nel corso della giornata si sono alternate nel ribadire il valore e l’importanza del sistema delle indicazioni geografiche: «Se le nostre denominazioni sono ormai divenute generiche negli Stati Uniti – affermano i Consorzi – non si comprende la necessità di utilizzarle spesso e volentieri in accoppiata alla bandiera italiana o a riferimenti al Belpaese».
Alla proposta di indicazione geografica anche negli States, l’americano Dairy Export Council, si sarebbe però già dichiarato contrario: i marchi italiani sono ormai generici e, dunque, in quanto tali, rappresentano un patrimonio comune con assoluta libertà di utilizzo, questo il concetto che sarebbe stato espresso. Il segretario generale Aicig, Pier Maria Saccani, ha concluso dicendo: «Forse gli Stati Uniti vogliono solo appropriarsi di cio’ che la loro storia non gli riconosce. Dobbiamo insistere per la salvaguardia del nostro patrimonio: non proteggere indicazioni geografiche come Asiago, Gorgonzola, Fontina, Romano sarebbe come non tutelare il Colosseo o San Marco».
La trattativa per il Ttip, cominciata lunedì, prosegue fino a venerdì 6 febbraio. L’ottavo round dovrebbe incentrarsi sul processo di allineamento e di convergenza degli standard e della normative tra Ue e Usa, che andranno a incidere su aspetti quali la qualità dei cibi, gli standard di sicurezza, ma anche l’ambiente e gli standard per i farmaci. Da quanto si apprende, il Parlamento europeo – a cui spetta l’ultima parola sul trattato – starebbe preparando una revisione intermedia dei colloqui. La relazione potrebbe essere votata a maggio.
Il Sole 24 Ore – 6 febbraio 2015