All’indomani della segnalazione della maggiore pericolosità del virus dell’aviaria H7N9 in Cina, dall’Egitto arriva la notizia di una nuova variante di un altro virus aviario, l’H5N1, in circolazione in Egitto, che sembra più pericolosa e aggressiva per l’uomo. Come indica il bollettino Eurosurvellance, del Centro Europeo per il Controllo delle Malattie (Ecdc), il virus H5N1 è presente in Egitto da tempo: ha iniziato a colpire il pollame dal 2006, causando 204 casi nell’uomo con un tasso di mortalità del 35%.
Ma dalla scorsa estate ha fatto la sua comparsa una nuova variante, sempre tra polli, anatre, quaglie e tacchini e da gennaio 2015 l’incidenza dei casi umani è aumentata in modo consistente, tanto che fino al 21 marzo sono stati registrati 116 casi e 36 morti. Numeri che suonano come un campanello d’allarme per gli esperti, tanto che è partita una ricerca sulle caratteristiche molecolari del virus responsabili dell’epidemia nel pollame la scorsa estate. La mappa genetica così ottenuta è stata quindi confrontata con quella del virus responsabile dei casi più recenti nell’uomo.
E’ così è emersa la presenza di una nuova variante del virus H5N1 presente in Egitto, che ormai sembra essere diventata dominante. L’emergere di nuovi varianti, spiega lo studio, non è una novità in Egitto. La stessa cosa era già successa nel 2007, per poi scomparire nel 2010.
Data la presenza endemica del virus H5N1 nel pollame in Egitto, rileva l’Ecdc, questo recente focolaio di epidemia ”probabilmente ha dato origine a maggiori rischi di esposizione per gli uomini che stanno a contatto con questi animali, e quindi può aver causato più casi negli uomini. Ma servono più studi”. Anche in Cina il virus H7N9 sembra aver affinato le sue armi. Tra il 2013 e il 2014 ha provocato due ondate di influenza aviaria, con 429 casi di persone infette e un centinaio di vittime. Si tratta di un virus meno letale per l’uomo rispetto all’H5N1, ma è più difficile da individuare perchè è poco aggressivo anche negli uccelli. Secondo Michele La Placa, professore emerito di Microbiologia all’università di Bologna, ”non c’è troppo da preoccuparsi. Periodicamente ci sono delle epidemie negli animali con casi nell’uomo”. Perchè il virus possa infettare la cellula ha però bisogno di recettori con cui ancorarsi e penetrare. I recettori che consentono al virus aviario di penetrare sono molto abbondanti sulle mucose animali e poco in quelle umane. ”Perchè si verifichino infezioni nell’uomo – continua – questo deve essere esposto a dosi massicce di virus”. Cosa che si è verificata nel Sudest asiatico in persone che vivevano a contatto con questi animali e in condizioni igieniche molto precarie. ”Eviterei – conclude – di fare allarmismo per rischi su vasta scala per l’uomo”.
l virus dell’aviaria H7N9 è diventato più pericoloso per l’uomo. Appello degli esperti per nuove contromisure
Nella seconda epidemia avvenuta in Cina nel 2014 il virus dell’aviaria H7N9 ha affinato le armi, diventando piu’ pericoloso per l’uomo. La chiusura dei mercati del pollame non e’ infatti una contromisura sufficiente, ma e’ necessario un monitoraggio costante. A rivelarlo sono i dati presentati sulla rivista Emerging infectious diseases, frutto della ricerca guidata da Adam Kucharski, della Scuola di medicina tropicale di Londra.
Tra il 2013 e il 2014 si sono registrate in Cina due distinte ondate di diffusione di influenza aviaria dovuta al virus H7N9, con 429 casi di persone infette e circa un centinaio di vittime. Questo virus e’ meno letale per l’uomo rispetto all’H5N1 ed e’ piu’ difficile da individuare perche’ e’ poco aggressivo anche negli uccelli.
Il virus H7N9 e’ comparso per la prima volta nei primi mesi del 2013 nelle citta’ di Shanghai, Zhejiang e Jiangsu, provocando alcune decine di vittime e dimostrando di potersi diffondere anche da uomo a uomo. Le ondate di diffusione sono state due, a distanza di circa un anno l’una dall’altra, e ogni volta per contrastarne la diffusione e’ stata decisa la chiusura temporanea dei mercati per la vendita di uccelli vivi.
Per capire la reale efficacia di questa contromisura i ricercatori hanno analizzato quello che e’ avvenuto in quei mesi, scoprendo cosi’ che la chiusura dei mercati di pollame non e’ una contromisura cosi’ efficace come si riteneva finora. Nonostante le chiusure, la seconda ondata di aviaria provocata dall’H7N9 ha registrato una maggiore diffusione aggirando quindi uno dei principali strumenti di contenimento che vengono messi in atto in questi casi. I risultati, spiega la ricerca, indicano l’importanza di misure di controllo sul territorio costanti piu’ che la chiusura temporanea dei mercati.
Ansa – 6 aprile 2015