«Dopo quanto si sta registrando in Veneto dove il 52% delle falde acquifere sarebbe contaminato dalla presenza di Pfas, molecola velenosa utilizzata nei trattamenti idrorepellenti, in Italia si dovrebbe introdurre il reato di attentato all’ambiente affiancandolo al principio di chi inquina paga».
È quanto sostiene Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione nazionale dei consorzi di gestione del territorio e delle acque irrigue (Anbi) sulle notizie che indicano negli scarichi di un’industria del Vicentino, la causa della contaminazione delle risorse idriche utilizzate dalla popolazione di 79 comuni in 3 province (Verona, Vicenza e Padova). «È notizia di questi giorni che un’industria, nello stato di New York, deve pagare i danni per un inquinamento causato dalla fuoriuscita in ambiente della stessa sostanza che, secondo l’Epa, l’agenzia ambientale americana, sarebbe tra le cause di cancro e altre gravi malattie. Evitando inutili allarmismi, poiché gli acquedotti ad uso potabile sono già stati dotati di adeguati filtri aggiunge Massimo Gargano, dg Anbi – non possiamo esimerci dal sottolineare come, ancora una volta, sia il settore primario a correre maggiori rischi per un atteggiamento irresponsabile. Serve l’istituzione di un reato di attentato, se non addirittura, omicidio ai danni dell’ambiente, di cui proprio l’attività irrigua dei Consorzi di bonifica è spesso tra le prime vittime».
Il Giornale di Vicenza – 11 marzo 2016