Istat. A giugno retribuzioni contrattuali ancora ferme. Crescita su maggio dello 0,2% e rispetto al 2015 dello 0,7%. In attesa di rinnovo il 63,6% dei lavoratori
A giugno il 63,6% dei dipendenti risulta ancora in attesa del rinnovo del contratto, una platea ampia anche se è in leggero calo rispetto a quella di maggio (64%). L’attesa del rinnovo per i lavoratori con il contratto scaduto è in media di 40,1 mesi contro i 52,2 mesi dello stesso mese del 2015.
È l’Istat a fornire il dato relativo alla tensione contrattuale, e a rendere noto come a fine giugno i contratti nazionali di lavoro in vigore per la parte economica riguardano il 36,4% dei dipendenti. Allo stesso tempo risultano essere in vigore 25 contratti che regolano il trattamento economico di circa 4,7 milioni di dipendenti che rappresentano il 35,1% del monte retributivo complessivo. Complessivamente i contratti in attesa di rinnovo sono 50 (di cui 15 appartenenti alla pubblica amministrazione) relativi a circa 8,2 milioni di dipendenti (di cui circa 2,9 milioni nel pubblico impiego).
Quanto all’indice delle retribuzioni contrattuali orarie, a giugno è cresciuto dello 0,2% rispetto al mese precedente e dello 0,7% nei confronti di giugno 2015. Nel primo semestre dell’anno, complessivamente, la retribuzione oraria media è cresciuta dello 0,7% rispetto allo stesso periodo del 2015.
Ma guardando ai settori emerge di un andamento assai diversificato: se nel privato l’incremento delle retribuzioni contrattuali orarie è dello 0,9% (per effetto di un + 0,6% nell’industria e + 1,1% nei servizi privati), nella Pubblica amministrazione si registra una variazione nulla, frutto del blocco della contrattazione. Gli incrementi tendenziali maggiori interessano i tessili, l’abbigliamento e la lavorazione pelli (3,4%), segue il commercio (2,0%), l’energia elettrica e gas (1,9%).
Mentre variazioni nulle riguardano il settore del legno, carta e stampa, il settore della metalmeccanica, dei servizi di informazione e comunicazione, delle telecomunicazioni e in tutti i comparti della pubblica amministrazione. Una variazione negativa dello 0,1% viene rilevata dall’Istat nel settore dell’acqua e servizi di smaltimento rifiuti.
Gorgio Pogliotti – Il Sole 24 Ore – 30 luglio 2016