Istat: legge di stabilità non espansiva. Effetto nullo sul Pil 2015-2016.In risalita nel 2014 la spesa delle famiglie dopo 3 anni di calo
Sarà lenta l’uscita dalla recessione per il nostro paese: secondo l’Istat, che ieri ha pubblicato le sue previsioni, dopo aver archiviato un 2014 di recessione (-0,3 per cento) nel 2015 la crescita non riuscirà a superare il mezzo punto percentuale, per poi salire all’uno per cento nel 2016, senza riuscire tuttavia ad allinearsi con il ritmo dei più dinamici concorrenti europei.
Il quadro presentato ieri dall’Istituto nazionale di statistica è solo lievemente più negativo di quello programmatico del governo: la nota di aggiornamento del Def scatta una foto altrettanto realistica del nostro paese, ma attribuisce un +0,6 per cento all’aumento del Pil nel 2015. Per l’Istat non si tratta, insomma, di descrivere “fase tossica dell’economia italiana” secondo la fosca immagine del nostro Paese fornita ieri dal Wall Street journal, che nel giustapporre le cifre della recessione italiana ai dati sul suo debito pubblico si ostina tra l’altro a non tener conto della revisione apportata al livello dello stock (127,9% del Pil è ora l’ultimo dato disponibile per l’Italia). Anzi, l’analisi Istat contiene anche una nota positiva che è quella relativa al recupero dei consumi: già nel 2014 la spesa delle famiglie segnerà un aumento dello 0,3 per cento in termini reali mentre nel 2015 è previsto un ulteriore miglioramento dei consumi privati (+0,6 per cento) che proseguirà anche nel 2016 (+0,8 per cento) trainato dalla crescita del reddito disponibile e da un graduale aumento dell’occupazione. Insomma, seppure a passo di lumaca, questa importante componente della domanda interna dovrebbe gradualmente riprendere. Analogamente, per quel che riguarda gli investimenti, dopo l’ulteriore, secca flessione registrata nell’anno in corso (-2,3%) nel 2015 la formazione di capitale dovrebbe aumentare dell’1,3% per salire al +1,9 per cento nel 2016.
Le stime Istat, tuttavia, incorporano gli effetti della manovra del governo. E nelle valutazioni dell’Istituto «i provvedimenti adottati sono previsti avere un impatto marginalmente positivo nel 2014 e un effetto cumulativo netto nullo nel biennio successivo». In pratica, l’Istituto mette in evidenza il fatto che la manovra non è espansiva per l’economia italiana ma avrà un impatto pari a zero negli anni prossimi perché gli stimoli all’economia derivanti da aumenti di spesa pubblica e dalle disposizioni che riducono la pressione fiscale verranno compensati, dice l’Istat dall’inasprimento dell’imposizione indiretta previsto dalla clausola di salvaguardia.
Inoltre, secondo le stime Istat, ci vorrà parecchio tempo per vedere miglioramenti significativi sul mercato del lavoro: il tasso di disoccupazione raggiungerà il 12,5% nel 2014 per effetto della caduta dell’occupazione (-0,2 per cento in termini di unità di lavoro). Nel 2015 il tasso dei senza lavoro diminuirà lievemente (al 12,4%) e le Ula (unità di lavoro) aumenteranno dello 0,2 per cento: solo nel 2016 le stime dell’Istat collocano la disoccupazione al 12,1 per cento e la crescita delle unità di lavoro occupate intonro allo 0,7 per cento. Quanto alle retribuzioni continueranno a mostrare una dinamica moderata (1 per cento nel triennio di previsione) dovuta anche al blocco retributivo nel settore pubblico. Comerisultato, la produttività del lavoro sarà ferma nel 2014 per poi tornare ad aumentare nel biennio prossimo. Infine, l’inflazione: l’Istat ricorda che nel corso dell’estate è diventata negativa e che dovrebbe confermarsi su tassi prossimi a zero anche nei mesi finali, mentre nel 2015 risalirà leggermente ma sarà sempre al di sotto dell’uno per cento.
Il Sole 24 Ore – 4 novembre 2014