Dalla rilevazione annuale sui trattamenti pensionistici condotta dall’Istat e dall’Inps emerge che nel 2012 i pensionati sono 16,6 milioni, «circa 75 mila in meno rispetto all’anno prima». Sul ribasso, con tutta probabilità, ha pesato la riforma Fornero, entrata in vigore proprio nel 2012. La spesa pensionistica è stata di 270,7 miliardi, in crescita dell’1,8% sull’anno precedente. L’importo medio delle pensioni è a 11.482 euro, 253 in più sul 2011, ma considerando che molti prendono più di un assegno si arriva a una media di 16.314 euro a testa. Forte differenza tra uomini e donne. Cresce la spesa pensionistica in Italia e con essa anche il peso medio degli assegni. Ma più di quattro italiani su dieci, tra quelli che hanno lasciato il mondo del lavoro, ricevono meno di mille euro al mese di trattamento previdenziale. A questi, fanno da contraltare gli 11mila pensionati d’oro – lo 0,1% del totale – che guadagnano più di 10mila euro al mese.
Intanto il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, al termine dell’Ecofin informale ad Atene rassicura: «Le pensioni, come ha detto il premier Renzi chiaramente, non si toccano», ma «i dettagli andranno ancora discussi».
Il 2012 è il primo anno post-riforma Fornero, anche se le imponenti modifiche al sistema pensionistico hanno dispiegato i loro effetti con tempi più lunghi.
Nel 2012, dunque, la spesa complessiva per prestazioni pensionistiche a carico dello Stato è stata pari a 270.720 milioni di euro, con un aumento dell’1,8% rispetto all’anno precedente, mentre la sua incidenza sul Pil è cresciuta di 0,45 punti percentuali (dal 16,83% del 2011 al 17,28% del 2012). L’importo medio annuo delle pensioni è pari a 11.482 euro, 253 euro in più rispetto al 2011 (+2,3%). Bisogna però considerare che, sui 16,6 milioni di pensionati censiti nel 2012 (75mila in meno del 2011), in media ognuno di essi ha percepito 16.314 euro all’anno (358 euro in più del 2011) tenuto conto che, in alcuni casi, uno stesso pensionato può contare anche su più di una pensione.
Infatti, il 67,3% dei pensionati è titolare di una sola pensione, il 24,9% ne percepisce due e il 6,5% tre; il restante 1,3% è titolare di quattro o più pensioni. Una fetta che avvicina la metà del
totale, cioè il 42,6% dei pensionati, percepisce un reddito da pensione inferiore a 1.000 euro al mese; il 38,7% tra 1.000 e 2.000 euro, il 13,2% tra 2.000 e 3.000 euro; il 4,2% tra 3.000 e 5.000 euro e il restante 1,3% percepisce un importo superiore a 5.000 euro. Quanto a tipologia di trattamenti, la stragrande maggioranza della spesa complessiva è stata assorbita dalle pensioni di vecchiaia, al 71,8% del totale; a seguire, quelle ai superstiti il 14,7%, quelle di invalidità il 4,0%; le pensioni assistenziali pesano per il 7,9% e le indennitarie per l’1,7%.
Le donne rappresentano il 52,9% dei pensionati e percepiscono assegni di importo medio pari a 13.569 euro (contro i 19.395 degli uomini); oltre la metà delle donne (52,0%) riceve meno di mille euro al mese, a fronte di circa un terzo (32,2%) degli uomini. Il 47,8% delle pensioni è erogato al Nord, il 20,5% nelle regioni del Centro e il restante 31,7% nel Mezzogiorno.
Gli effetti della Riforma si vedono probabilmente dal fatto che le persone che hanno iniziato a percepire una pensione nel 2012 (i nuovi pensionati) sono stati 626.408, mentre sono ammontati a 701.101 le persone che nel 2012 hanno smesso di esserne percettori. Il reddito medio dei nuovi pensionati (14.068 euro) è risultato inferiore a quello dei cessati (15.261) e a quello dei pensionati sopravviventi (16.403), che già nel 2011 percepivano almeno una pensione.
Il 26,5% dei pensionati ha meno di 65 anni, il 50,0% ha un’età compresa tra 65 e 79 anni, il 23,5% ha più di 80.
2 aprile 2014 – Repubblica