I prezzi al consumo sprofondano a gennaio: l’Istat rileva un calo dello 0,4% rispetto a dicembre e dello 0,6% su base annua. Si tratta ancora di stime preliminari, ma se venissero confermate, avverte l’Istituto di statistica, si tratterebbe del calo tendenziale più marcato in oltre 55 anni. Per trovare un dato peggiore bisogna tornare infatti al settembre 1959, quando la deflazione arrivò all’1,1%.
Le associazioni dei consumatori lanciano l’allarme sul forte calo dei consumi delle famiglie e chiedono al governo una politica che favorisca la ripresa della spesa. In dettaglio però i dati spiegano in altro modo la deflazione, dovuta in misura preponderante al crollo dei prezzi dei beni energetici: per quelli non regolamentati il calo su base annua è del 14,1% (meno 6,3% rispetto a dicembre). I carburanti scendono ancora di più, meno 15,2%, ai minimi dal 2009. Per cui, se si considera “l’inflazione di fondo”, al netto dei beni energetici, la tendenza rimane invece positiva a gennaio, più 0,3%. In particolare anche la spesa delle famiglie, tolti i beni energetici, rimane in terreno positivo: infatti i prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona (il “carrello della spesa”) aumentano dello 0,6% su dicembre e dello 0,1% sul gennaio 2014, con un andamento migliore rispetto al meno 0,2% tendenziale di dicembre. I beni ad alta frequenza di acquisto calano invece ancora più dell’indice generale, meno 0,5% su base mensile e meno 1,4% su base annua, ma anche qui va considerato il ruolo del forte ribasso dei carburanti. In realtà la tabella dei raggruppamenti di prodotti mostra più segni positivi che negativi: crescono in particolare i prezzi degli alimentari su base mensile (più 0,6%), e nel confronto tendenziale istruzione, spesa sanitaria e servizi recettivi e di ristorazione.
Anche se la deflazione appare molto legata al prezzo dei carburanti, che si riflette su diverse voci di spesa, dalle bollette elettriche ai trasporti, i dati di gennaio sono l’indicazione di una spirale negativa dalla quale uscire «sarà più difficile del previsto», avverte Confcommercio. Il capo economista di Nomisma Sergio De Nardis ritiene che i prezzi saranno in deflazione «ancora per i prossimi mesi», e avverte: «La spinta alla deflazione è un rischio per la ripresa». Tuttavia la caduta dei prezzi, osserva il presidente di Federdistribuzione Giovanni Cobolli Gigli, potrebbe aiutare le famiglie italiane, «contribuendo a ridare potere d’acquisto» e «rimettere in modo la macchina dei consumi».
Repubblica – 4 febbraio 2015