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Controlli a distanza utilizzabili a fini disciplinari. Per tablet, pc e telefonini non serve il sì sindacale. Si completa il Job Act

jobs act completatoL’ultimo tassello del Jobs act è andato al suo posto. Il Consiglio dei ministri ieri ha approvato in via definitiva i quattro decreti di attuazione che completano la riforma del lavoro. Il governo archivia così l’iter del provvedimento che ridisegna le regole nel mercato dell’occupazione. Un pacchetto di misure che introduce i contratti a tempo indeterminato a tutele crescenti, oltre che un giro di vite sulla durata della cassa integrazione, l’ampliamento dei congedi parentali e delle indennità, e la nuova disciplina per i controlli a distanza. In particolare, all’esame del Consiglio dei ministri sono andati i quattro decreti attuativi relativi alle semplificazioni dei rapporti di lavoro, al riordino della cassa integrazione, ai nuovi servizi e politiche attive e alle ispezioni. Quest’ultimo introduce alcune novità sui controlli a distanza sui lavoratori, tanto da avere innescato l’ennesima tensione tra sindacati e governo.

Anche perché Palazzo Chigi non ha tenuto conto del parere, non vincolante, della Commissione Lavoro della Camera, che suggeriva una soluzione più morbida. Il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, rivendica che «per i controlli a distanza siamo intervenuti sull’articolo 4 dello Statuto dei lavoratori rispetto alla privacy, colmando un vuoto normativo». Resta che la norma fissa la possibilità per le aziende di utilizzare a fini disciplinari sia gli strumenti di lavoro come pc, tablet e cellulari sia i sistemi di videosorveglianza.

La novità è disciplinata al dettaglio. Nel caso di assegnazione di strumenti aziendali non è necessario alcun accordo sindacale, ma sui dispositivi l’azienda non può installare alcun applicativo o programma con funzioni di controllo. Per le riprese con le telecamere serve, invece, un accordo sindacale. In ogni caso resta l’obbligo di informare preventivamente i lavoratori e il rispetto delle norme sulla privacy. Superato lo scoglio delle ispezioni a distanza il governo ha approvato il riordino degli ammortizzatori sociali che limita la durata della cassa integrazione a 24 mesi in un quinquennio mobile. Al tempo stesso la Cig è estesa alle piccole imprese oltre i 5 dipendenti, allargando così di 1,4 milioni di lavoratori la platea dei potenziali beneficiari. Un’altra misura riguarda l’istituzione della Rete nazionale dei servizi per le politiche del lavoro. A coordinarla sarà un’agenzia nazionale (Anpal). Le dimissioni non potranno più essere firmate in bianco e dovranno essere compilate su un modello in via telematica. Il Consiglio dei ministri ha approvato, infine, cinque decreti per il riordino del sistema fiscale: gli sconti e le agevolazioni saranno rivisti e cancellati ogni cinque anni. Prevista anche una riduzione dell’aggio di Equitalia, che scende dal 4,6 all’1% per chi paga subito e dall’8 al 6% per chi lo fa dopo i 60 giorni.

Ultimato il Jobs act — un passo avanti secondo il ministro Poletti, un «attacco ai lavoratori» per il Movimento 5 stelle — il governo ha annunciato un pacchetto di misure contro il caporalato, che i ministri della Giustizia, Andrea Orlando, e dell’Agricoltura, Maurizio Martina, intendono varare entro ottobre. In tema di occupazione la giornata ha registrato la delusione di Telecom sul Jobs act . Il provvedimento non prevede come sperato dalla società la solidarietà espansiva. Un’assenza che «potrebbe portare a riparametrare nei tempi e nei modi il piano di assunzioni», ha detto il presidente di Telecom, Giuseppe Recchi. In ballo fino a 4 mila assunzioni di giovani.

Per tablet, pc e telefonini non serve il sì sindacale. I controlli con le telecamere

Le aziende potranno controllare a distanza i propri lavoratori tramite gli strumenti di lavoro come pc, tablet e cellulari senza che sia necessaria un’intesa sindacale o un’autorizzazione dal ministero del Lavoro, richieste invece per installare telecamere o altri sistemi di controllo fissi. È stato così modificato l’art. 4 dello Statuto dei lavoratori rispetto alla privacy. Sarà tuttavia sempre obbligatorio informare prima e in maniera completa i lavoratori sulle modalità d’uso degli strumenti e di effettuazione dei controlli, che devono avvenire sempre nel rispetto della privacy. In base a queste due condizioni, le informazioni che l’azienda raccoglie saranno utilizzabili anche ai fini disciplinari, compreso il licenziamento. (Andrea Ducci – Il Corriere della Sera)

Lo statuto diventa più flessibile

Le norme. Nuovo articolo 18 per i neoassunti dal 7 marzo, possibilità di modificare le mansioni, le novità sui controlli a distanza

Con la riscrittura della disciplina dei controlli a distanza dei lavoratori si completa l’operazione di aggiornamento e semplificazione di alcune norme dello Statuto dei lavoratori, datato 1970, da parte del Jobs act. A cambiare sono stati “pezzi” importanti di legislazione lavoristica, come l’articolo 18 per i neo assunti dal 7 marzo e le mansioni (per tutti), a cui ieri si è aggiunto l’articolo 4 della legge 300.

La nuova norma sui controlli a distanza ribadisce la regola per la quale gli impianti audiovisivi e gli altri strumenti dai quali derivi anche la possibilità di controllo dell’attività dei lavoratori possono essere impiegati esclusivamente per esigenze organizzative e produttive, per la sicurezza del lavoro e per la tutela del patrimonio aziendale (dunque non per esclusive finalità di controllo) purchè previo accordo sindacale o in alternativa, autorizzazione ministeriale.

La novità rispetto al “vecchio” articolo 4 è che «l’accordo collettivo o l’autorizzazione non sono richiesti con riguardo agli strumenti utilizzati dal dipendente per il lavoro, come uno smartphone o un tablet, e ai badge per il controllo delle entrate e delle uscite – spiega Riccardo Del Punta, ordinario di diritto del Lavoro all’università di Firenze, e consulente del ministro, Giuliano Poletti -. Ma attenzione, se a uno smartphone viene applicato un geolocalizzatore, torna a essere necessario il passaggio sindacale o in alternativa quello amministrativo». Un’altra novità è che si supera la discrezionalità dei giudici in questa materia: «Le informazioni raccolte sia con gli strumenti di controllo autorizzati che con quelli di lavoro – aggiunge Del Punta – sono utilizzabili a tutti i fini connessi al rapporto di lavoro, dunque anche disciplinari, a condizione che sia data ai lavoratori (per esempio, tramite un regolamento aziendale) un’adeguata, e ovviamente preventiva, informazione delle modalità d’uso degli strumenti e di effettuazione dei controlli, e siano rispettate in generale le prescrizioni del Codice privacy, tra cui per esempio quella che i controlli debbono essere proporzionati».

A giugno un altro Dlgs attuativo del Jobs act aveva modificato la normativa sulle mansioni: il nuovo articolo 2103 del Codice civile innova profondamente: si permette che al lavoratore, fermi restando l’inquadramento e il trattamento acquisiti, possano essere assegnate mansioni proprie del livello di inquadramento immediatamente inferiore, purché rientranti nella medesima categoria legale, qualora ciò sia la conseguenza di una riorganizzazione aziendale che incida sulla posizione del lavoratore (ulteriori ipotesi possono essere previste dai contratti collettivi anche aziendali, purché stipulati con soggetti rappresentativi); e si consente, anche, che possano essere stipulati validamente, purché in sede assistita, accordi individuali col lavoratore, comportanti la modifica di mansioni, inquadramento e trattamento retributivo, quando ciò sia finalizzato all’interesse del lavoratore alla conservazione dell’occupazione (per esempio quando il ri-mansionamento è l’alternativa a un licenziamento economico); all’acquisizione di una diversa professionalità o al miglioramento delle condizioni di vita.

La prima modifica alla legge 300 ha riguardato l’articolo 18, con l’introduzione di una nuova disciplina in vigore dal 7 marzo per i neo-assunti a tempo indeterminato “a tutele crescenti”. Non sono stati modificati i presupposti, che sono sempre il giustificato motivo (soggettivo o oggettivo) o la giusta causa, ma è cambiato il regime delle conseguenze sanzionatorie, le quali sono state rese sia più certe che più leggere. La novità fondamentale è che il regime sanzionatorio è incentrato non più sulla reintegrazione, bensì su una tutela economica (due mensilità per ciascun anno di servizio entro un minimo di 4 e un massimo di 24 mensilità).

Nelle piccole imprese sono previsti importi ridotti. La tutela reale è prevista solo in pochi casi di licenziamento disciplinare ingiustificato (insussistenza del fatto materiale contestato) e nei licenziamenti discriminatori o nulli. Ma, più della causa in giudizio, le nuove regole, evidenzia Del Punta, incentivano il raggiungimento di conciliazioni bonarie: «Se entro 60 giorni dal licenziamento il datore offre al lavoratore in sede assistita, tramite assegno circolare, una somma pari a una mensilità per anno di servizio, entro un minimo di 2 e un massimo di 18 mensilità, quell’importo è esente, oltre che da contributi, da imposte, il che si traduce in un cospicuo vantaggio per entrambe le parti».

Controlli 2.0, informazioni utilizzabili a fini disciplinari

Icontrolli dei dipendenti si adeguano all’evoluzione tecnologica. Con un intervento sull’articolo 4 dello Statuto dei lavoratori, il decreto attuativo di semplificazione delle procudure consente all’impresa l’installazione degli strumenti di controllo a distanza (ad esempio le telecamere) se funzionali allo svolgimento dell’attività lavorativa, e comunque previo accordo collettivo sindacale oppure autorizzazione amministrativa e nel rispetto delle norme sulla privacy.

Accordi sindacali e autorizzazioni non saranno invece necessari per gli strumenti che servono al lavoratore per svolgere la propria prestazione lavorativa, anche se in questo caso c’è l’obbligo di informazione preventiva al dipendente. Norma questa che è stata una delle più controverse nell’attuazione del Jobs act. Anche perché viene introdotta l’utilizzabilità a fini disciplinari delle informazioni assunte con gli strumenti di controllo. (Giampiero Falasca e Claudio Tucci- Il Sole 24 Ore)

5 settembre 2015 

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