La Procura di Trani ha meno di 48 ore di tempo per trovare ditte specializzate nel confezionamento che possano utilizzare le 25 tonnellate di pesce pregiato sequestrato a Barletta e darlo in beneficenza. Distruggerlo, oltre allo spreco, costerebbe 15mila euro. Il più grande sequestro di tonno della storia italiana, e una montagna di pesce che ora rischia di marcire. E’ corsa contro il tempo per evitare una seconda strage, dopo quella dei “pirati del mare” che hanno pescato nei nostri mari esemplari troppo piccoli per la vendita. Sono 25 le tonnellate di tonno che la Procura di Trani spera di donare a onlus e associazioni no profit, ma cerca qualche ditta specializzata in grado di procedere alla lavorazione e al confezionamento. Scatolette di tonno illegale, ma buono per aiutare chi ha bisogno.
Del tonno, poi non si butta via niente, gli intenditori lo sanno. E lo sanno anche i magistrati che hanno messo i sigilli al tesoro rosso e che non ne vogliono proprio saperne di distruggere tutta quella quantità di pesce pregiato, come invece la legge prevede per la merce illegale. Una distruzione che, se applicata, si tradurrebbe nel pagamento di migliaia di euro – 15mila secondo i primi calcoli – per il trasporto, la distruzione e lo smaltimento di tutto il quantitativo. Una vera e propria per beffa per i cittadini che si troverebbero a pagare un costo esorbitante. “E con la crisi che c’è siamo consapevoli che sarebbe un peccato distruggere tutto questo bendidio” dice Attilio Daconto, comandante della Capitaneria di porto di Bari che ha effettuato il sequestro.
La Procura ha deciso quindi di prendere un’altra strada per il sequestro record, rivolgendo un appello a tutte le aziende in grado di trattare la specie pregiata e di distribuirla. I mille esemplari illegali (perché inferiori alle taglie minime previste dalla legge) saranno donati a costo zero alle aziende ittiche in grado di trasformarlo ad una sola condizione: l’assoluta gratuità dell’intera operazione. Il che vuol dire che il prodotto non potrà essere commercializzato ma solo distribuito gratuitamente a onlus o altre associazioni no profit. Tanto che la Procura utilizzerà la massima cautela per selezionare tra gli eventuali proponenti e per poi controllare tutto l’iter fino alla distribuzione.
E’ saltata, però, la possibilità di donare il pesce sequestrato alle popolazioni dell’Emilia come era stato ipotizzato nei giorni scorsi. Causa la difficoltà del trasporto ma soprattutto l’assenza di un’emergenza alimentare tra gli sfollati. Una vicenda davvero particolare quello delle 25 tonnellate di pesce ritrovate a bordo del motopeschereccio napoletano. Di solito viene sequestrata merce già lavorata e congelata, il che consente una conservazione più lunga. In questo caso invece il pesce era stato pescato poche ore prima. Il tempo stringe dunque. Meno di 48 ore per rispondere all’appello.
Repubblica – 22 giugno 2012