I ricorsi davanti ai Tar nel 2013 sono cresciuti di quasi il 7%, ma se si considerano i dati degli ultimi anni non si può parlare di vero e proprio incremento. Il balzo dell’anno scorso, infatti, arriva dopo un calo registrato nel 2011 e soprattutto nel 2012, quando le cause davanti ai giudici amministrativi di primo grado erano scese, rispettivamente, del 2 e del 7 per cento.
Conseguenza di vari effetti, tra cui l’impatto della prim’ora dell’aumento del contributo unificato (l’importo che le parti devono pagare ogni volta che si presenta un ricorso). Ma nel 2013 i litigi presso i Tar hanno ripreso a crescere, tornando poco al di sotto dei livelli di qualche anno fa, quando oscillavano fra 55mila e 56mila cause.
Insomma, davanti ai tribunali amministrativi regionali i diverbi non accennano a diminuire. La parte del leone la fanno i ricorsi in materia di edilizia e urbanistica, che nel 2013 hanno rappresentato quasi il 21% del totale, seguiti da quelli relativi ai temi dell’immigrazione (7,6%), del pubblico impiego (6,6%) e degli appalti (5,7%). Se si guarda ai tribunali, i numeri – che si limitano, giocoforza, a fotografare una situazione regionale, con tutt’al più un dettaglio relativo, laddove esistono, alle sezioni staccate – assegnano il primo posto al Tar Lazio, con 13mila cause incamerate nel 2013 contro le 6mila del tribunale della Campania, il secondo in classifica. C’è, però, da dire che al Tar della Capitale affluiscono pure cause dalle altri parti d’Italia, perché alcune materie sono di sua esclusiva competenza. Nelle due regioni ci sono, però, anche altrettante sezioni staccate, ma mentre quella di Latina ha ricevuto 837 cause, al Tar Salerno l’anno scorso sono stati aperti quasi 2.500 fascicoli.
Quest’ultima sede continuerà a lavorare pure in futuro, mentre la sezione di Latina sarà, insieme a quelle di Pescara e Parma, soppressa a partire dal 1? luglio 2015: cosi vuole il decreto legge 90 sulla pubblica amministrazione, convertito di recente (la versione originaria della norma cancellava tutte le sezioni staccate, ma il Parlamento ha deciso diversamente).
Non è l’unica novità sulla giustizia amministrativa introdotta dal decreto. In particolare, oltre a disposizioni che intendono velocizzare il contenzioso nelle gare pubbliche, una norma ha l’obiettivo di far diminuire i litigi amministrativi, scoraggiando le cause temerarie. Disincentivi che già erano presenti nel Codice del processo amministrativo – il Dlgs 104 del 2010 – e che sono stati rafforzati. Il legislatore ha specificato che in caso di sentenze fondate su ragioni manifeste, il giudice può, anche d’ufficio, condannare la parte soccombente al pagamento in favore della controparte di una somma ulteriore, che non deve comunque essere superiore al doppio delle spese liquidate.
Un altro giro di vite ha riguardato il contenzioso sugli appalti. La regola generale già stabiliva che «quando la parte soccombente ha agito o resistito temerariamente in giudizio» il giudice la condanna al pagamento di una sanzione non inferiore al doppio e non superiore al quintuplo del contributo unificato dovuto per quel tipo di ricorso. Il decreto sulla Pa ha aggiunto che nelle cause sugli appalti la sanzione può essere aumentata fino all’1% del valore del contratto.
Se poi, a seguito dei nuovi vincoli, le cause diminuiranno, è tutto da verificare. Di certo dovrebbero essere più spedite, perché dal prossimo 1? gennaio anche il processo amministrativo diventerà telematico.
Il Sole 24 Ore – 18 agosto 2014