La lista nera dei prodotti pericolosi. Dall’estero frutta e verdura chimica. Denuncia della Coldiretti: importiamo troppi alimenti con altissimi residui di pesticidi
Stefano Rizzato. Acetamiprid, chlorfenapyr, carbendazim, flusilazole, pyridaben. E poi chlorpyrifos, profenofos, hexaconazole, phentoate, flubendiamide. Il nemico si nasconde dietro nomi così. Ma prende forme più amichevoli: un cespo di broccoli cinesi, un gambo di prezzemolo del Vietnam, qualche foglia di basilico indiano.
È questo il podio degli alimenti più contaminati, quelli che più spesso arrivano sul mercato europeo con una presenza di residui chimici oltre ogni soglia fissata dalle leggi sanitarie. Contengono un eccesso di quei fungicidi e pesticidi che abbiamo appena elencato. E rappresentano un pericolo per la salute dei consumatori europei, come denunciato ieri da Coldiretti in una grande manifestazione a Napoli.
La black list
Quella compilata da Coldiretti è una vera e propria lista nera dei cibi contaminati, stilata a partire dall’ultimo rapporto in materia rilasciato dall’Efsa, l’Agenzia europea per la sicurezza alimentare. Come detto la classifica è guidata dai broccoli cinesi, che quasi mai hanno passato i test a campione e sono risultati fuori norma in 92 casi su cento. Poco meglio va con il prezzemolo vietnamita: 78 campioni irregolari su cento. E così via, tra basilico indiano, melograni e fragole e arance egiziane, peperoncino thailandese, meloni dominicani, piselli kenioti. Non si salva nemmeno la menta marocchina: ci si fanno ottimi tè, ma 15 volte su cento è risultata contaminata.
Sia chiaro: le sostanze chimiche che abbiamo citato poco fa vengono largamente utilizzate nell’agricoltura industriale. Non sono sinonimo di tossicità, a patto che non si esageri e che i valori non superino le soglie individuate per legge. Con i prodotti italiani non capita praticamente mai, e così con quelli degli altri Paesi europei. Fuori dall’Europa la musica cambia: gli standard lasciano spesso a desiderare. E non è un caso che sia la Cina in cima alla lista nera: su 2.967 allarmi per irregolarità segnalate in un anno, ben 386 hanno riguardato il gigante d’oriente. «Non c’è più tempo da perdere: occorre rendere finalmente pubblici i flussi commerciali delle materie prime provenienti dall’estero e liberare le imprese italiane dalla concorrenza sleale», ha commentato il presidente di Coldiretti Roberto Moncalvo.
Niente allarmi
Ma proprio i dati usati da Coldiretti contengono anche un messaggio confortante: il 97,4 per cento dei campioni analizzati in un anno nella Ue risultano in linea con i limiti di legge. «Questo significa – spiega Hermine Reich, specialista di Efsa per la ricerca sui pesticidi – che è basso il rischio che i cittadini d’Europa siano esposti a residui chimici fuori norma e realmente pericolosi. E solo per un pesticida, il dichlorvos, si pongono veri pericoli a lungo termine per la salute. L’Italia è seconda solo alla Germania per numero di analisi a campione svolte, ma il tasso di irregolarità identificate è inferiore alla media Ue dell’1,2 per cento».
La Stampa – 21 aprile 2016