Zorzato: «A livello di personale siamo i più virtuosi d’Italia». La cura dimagrante è di quelle naturali: l’età dei dipendenti della Regione Veneto avanza inesorabile e anno dopo anno si moltiplicano le domande di pensionamento.
È così che ci hanno salutato (o ci saluteranno a breve) circa duecento tra impiegati e dirigenti di palazzo Balbi e palazzo Ferro Fini e che, per effetto della pletora di leggi che si sono alternate in questi anni, non saranno rimpiazzati.
«A livello di personale il Veneto è virtuoso — interviene l’assessore al personale Marino Zorzato — Contando tutti i dipendenti pubblici, cioè quelli della Regione, delle Province e dei Comuni abbiamo il personale più ridotto del paese». In effetti, a vedere i dati, i veneti devono confrontarsi con 7,35 dipendenti ogni cento abitanti, meno ancora della Lombardia che nonostante abbia un rapporto di 7,7 su cento (comprendendo anche i dipendenti di tutti gli enti locali) viene indicata dalle analisi sui costi come la più efficiente d’Italia. «La Regione veneto ha solo apparentemente più dipendenti della Regione Lombardia in relazione al numero degli abitanti – continua Zorzato – perché, per esempio, ha scelto di non delegare alle Province alcune competenze, come il lavoro. Ne consegue che non essendoci stati trasferimenti di personale e di fondi agli enti locali o alle società esterne, come per esempio hanno fatto i nostri vicini creando Lombardia informatica o altre partecipate, nel nostro caso i dipendenti di questi settori entrano direttamente nel computo della Regione».
In effetti va detto che in Veneto non esistono società partecipate come per esempio la Film Commission lombarda o appalti per lo sviluppo tecnologico. Le attività cinematografiche o lo sviluppo informatico vengono fatte direttamente dalla più grigie e meno costose segreterie di palazzo Balbi.
Nonostante il personale della Regione sia ormai composto da solo 2751 dipendenti e 211 dirigenti (nel 2003 erano circa un centinaio in più rispetto a oggi, cioé erano 2815 dipendenti e 232 dirigenti) per il triennio 2012-2014 il Veneto apparentemente non avrà bisogno di sostituire i suoi circa duecento nuovi pensionati per mantenere gli attuali livelli di efficienza. E se i sindacati non saranno certo contenti della decisione della Giunta di tenere basso il numero dei dipendenti, almeno a livello regionale i veneti potranno risparmiare una manciata di euro di tasse. I dipendenti previsti per il prossimo triennio, compreso i dirigenti, dunque saranno poco meno di tremila con un risparmio effettivo di almeno sei milioni di euro all’anno.
In realtà, la decisione della Regione di non assumere nessuno per i prossimi anni non è ancora stata messa nero su bianco. Anzi. Visto che l’anno scorso non è stata fatta nessuna nuova assunzione a tempo indeterminato, qualche giorno fa la Giunta ha deciso di lasciare aperta una finestra per eventuali nuovi contratti: per legge, i 182 lavoratori che saranno andati in pensione entro la fine dell’anno, dipendenti che costano in tutto 8 milioni e 354 mila euro potrebbero essere sostituiti — solo se si rivelerà necessario in seguito alla riorganizzazione conseguente alla prossima analisi dell’organico — da un massimo di 40 persone che non dovranno comunque costare più di 2 milioni e mezzo di euro. Le Regioni che rispettano i parametri di legge per il personale — e il Veneto è una di queste — possono infatti procedere per il 2012 a nuove assunzioni nella misura del 40% del costo medio annuo delle cessazioni del 2011. Il blocco del turn over infatti ha sicuramente un impatto positivo sui conti pubblici, ma in un momento di crisi come quello che stiamo attraversando, contribuisce a rinfoltire le fila dei disoccupati. Anche per questo, gli eventuali concorsi terranno in considerazione le liste di mobilità del personale pubblico di altri enti. La riduzione di personale sarà accompagnata anche da un taglio delle consulenze (fatta eccezione per quelle che si potranno pagare con fondi europei che non incidono sul bilancio regionale). «L’obiettivo è quello di fare sempre più ricorso alla professionalità dei dipendenti regionali senza bisogno di chiedere aiuti esterni», conclude Zorzato ricordando che, per legge, la spesa per le consulenze non può essere superiore del 20% di quella sostenuta nel 2009 e che eventuali consulenze non giustificate costituiscono un danno erariale.
Corriere del Veneto – 24 ottobre 2012