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La Regione per ora non scioglie il nodo delle nomine. Si profilano sette direttori-reggenti nelle Ulss

zaiabilancio annoI direttori generali di Ulss e Aziende in scadenza di contratto, convocati nella mattinata del 23 dicembre in Regione, attendono ancora di conoscere il loro destino. «Vi ringrazio del lavoro svolto, alcuni tra voi saranno confermati, altri no», le parole di Luca Zaia. Che non ha ancora sciolto il nodo dei manager sanitari: secondo voci raccolte, l’orientamento sarebbe quello di nominare sette direttori-reggenti (uno per provincia) con sede nella Ulss capoluogo e incarico ad interim nelle altre unità di bacino destinate ad essere accorpate dalla riforma zaiana. L’ipotesi non è confermata ne smentita da Zaia («Siamo agli ultimi approfondimenti legali, farò la scelta migliore per il Veneto») impegnato tuttora in una mediazione interna alla Lega. Muto come un pesce il direttore generale Domenico Mantoan : «Se parlo mi mozzano la lingua». Il governatore se la prende con la legge Madia.

«Stabilisce che la futura scelta dei manager passerà per Roma che ci dirà i tre nomi tra cui scegliere, è una porcheria e una vergogna. Io ancora oggi leggo i curricula, chiamo le società di cacciatori di teste. E tu dici a me, virtuoso, che non posso più investire sulle professionalità?». Critico il capogruppo del M5s Jacopo Berti: «Una legge che definisca il nuovo assetto delle aziende sanitarie non c’è ancora, perciò le Ulss restano 21 e abbisognano di 21 direttori. Zaia può solo decidere se nominarli di sua iniziativa entro il 31 dicembre oppure se aspettare le liste da Roma per le nomine. Non si sogni di nominare commissari o di ridurre il numero dei direttori in questo momento, perché le ripercussioni legali sarebbero gravissime». (Il Mattino di Padova – 24 dicembre 2015)

Vertici Usl, da Dario a Dal Ben, ecco chi è in pole

Con una certa dose di sadismo, il governatore Luca Zaia ha convocato il 23 mattina a Palazzo Balbi i direttori generali delle Usl e delle Aziende ospedaliere di Padova e Verona, per svelare l’attesissima decisione sulle nomine in scadenza il 31 dicembre?, nient’affatto, semplicemente per un brindisi ed il rituale scambio degli auguri di Natale. I manager, poi invitati a presenziare all’incontro di fine anno con la stampa (circostanza che a sua volta ha indotto i giornalisti a ritenere imminente l’annuncio, che non c’è stato), dovranno quindi pazientare ancora qualche giorno, a Palazzo si dice fino al 30 dicembre, data cerchiata in agenda come quella d’inizio della rivoluzione in sanità.

Già, perché dopo l’incontro di martedì col segretario generale della Programmazione Luca Felletti, quello della Sanità Domenico Mantoan, quello della Giunta Mario Caramel ed il capo dell’Avvocatura Ezio Zanon, e alla luce degli ultimi pareri legali arrivati sulla scrivania del governatore, una strategia va delineandosi in modo ormai piuttosto chiaro. Zaia non intende ri-nominare 24 direttori generali (le 21 Usl, più l’Azienda ospedaliera di Padova e lo Iov), ritardando l’entrata in vigore di quella che considera la più importante riforma del suo doppio mandato in Regione. Allo stesso tempo, pare abbia archiviato (lo ha detto chiaramente agli stessi dg a margine degli auguri di Natale) l’ipotesi di prorogare i contratti in essere di sei mesi o un anno, come pure si era studiato in Avvocatura. Due sono i infatti risvolti negativi: l’istituto della proroga non è previsto per legge, e rischia quindi di dare il via ad una girandola di contenziosi con i dg poi non confermati; alla scadenza delle proroghe i manager dovrebbero essere nominati in base al decreto Madia, che entrerà in vigore a giugno ed obbligherà il presidente a scegliere all’interno di terne proposte da una commissione ministeriale. «Una porcheria bella e buona – ha detto ieri Zaia – una vergogna che politicizza sul serio la sanità e non responsabilizza i presidenti di Regione. Ma vi pare che io, che gestisco un sistema diventato benchmark nazionale, con 8,4 miliardi di euro di budget, 80 milioni di prestazioni erogate, 2 milioni di accessi ai pronto soccorso, mi devo far dire da Roma, che è alla disfatta, chi deve guidare le nostre Usl?».

Il modo migliore per sfuggire al decreto Madia, rivendicando l’autonomia decisionale del Veneto, e allo stesso tempo non rimandare alle calende greche la riforma oggi arenata in consiglio, è dunque quella di nominare dei commissari che, sul modello Venezia-Chioggia, gestiscano più Usl a scavalco. Quanti? Fino a ieri pareva potessero essere 7, uno per ciascun capoluogo. Oggi il numero sarebbe stato ritoccato a 10 (cui si aggiungono il dg dello Iov e quello dell’Azienda ospedaliera di Padova mentre quello dell’azienda ospedaliera di Verona è stato nominato di recente), anche per evitare tensioni inutili con i manager. Chi saranno? È certo che non saranno confermati i dg in età da pensione e quelli considerati «vicini a Flavio Tosi» (al momento delle vecchie nomine, nel 2012, il sindaco di Verona era segretario della Lega ed ebbe eccome voce in capitolo), mentre sono dati ragionevolmente per sicuri Claudio Dario, Giuseppe Dal Ben, Carlo Bramezza, Giorgio Roberti, Francesco Benazzi, Giuseppe Cenci, Fernando Antonio Compostella e Pietro Paolo Feronato. Mantoan va verso la conferma allo Iov mentre la rappresentanza femminile dovrebbe essere soddisfatta da 3 new entry. Per tutti, contratti quinquennali anti-Madia «tre più due», ossia con verifica (e possibile addio) alla fine del terzo anno qualora gli obiettivi non siano stati raggiunti.

Nell’attesa che Zaia sciolga il rebus, continua la polemica politica e dopo il Pd, oggi è il Movimento Cinque Stelle ad attaccare, col vice presidente della commissione Sanità Jacopo Berti: «Le cose sono molto semplici. Non c’è ancora una legge che definisce il nuovo assetto delle Usl, che quindi restano 21 e abbisognano di 21 direttori. Zaia può solo decidere se nominare i 21 di sua iniziativa entro il 31 dicembre oppure se aspettare le liste da Roma per le nomine, come previsto dal decreto Madia. Di qui non si scappa – continua Berti – ma che non si sognino di nominare commissari o di ridurre il numero dei direttori in questo momento, perché le ripercussioni anche legali per la Regione potrebbero essere gravissime. Qui si rischia di bloccare l’intero sistema sanitario veneto. Per una becera lotta di potere e careghe – conclude il Cinque Stelle – è a rischio la sanità regionale. Come sempre, purtroppo». (Marco Bonet – Il Corriere Veneto)

26 dicembre 2015 

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