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La spesa sanitaria torna a crescere. I costi aumentano di un miliardo. Con i tagli tutti i bilanci a rischio. Il report Agenas

soldi spesa sanPaolo Russo, La Stampa. Mentre Renzi starebbe pensando di fare a meno del decreto contro gli esami clinici inappropriati, il taglio di 2,4 miliardi che si profila per la sanità rischia di mandare in rosso i conti di quasi tutte le Regioni. E ciò imporrebbe piani di rientro a suon di aumenti delle addizionali Irpef ed Irap. A rilevarlo è il rapporto sulla spesa dell’Agenas, l’Agenzia per i servizi sanitari regionali. Dopo sei anni di flessione la spesa di Asl e ospedali sale per la prima volta di un miliardo. E questo nonostante le entrate dei ticket siano aumentate in sei anni del 26%. Ad aver aperto di più i rubinetti sarebbero Abruzzo (+2,56%), Lombardia (+ 2,30%) e Campania (2,16%). Ma il problema è che oramai anche le Regioni storicamente più virtuose, come la stessa Lombardia, la Toscana e l’Emilia Romagna, galleggiano sulla linea del pareggio, mentre i conti della Liguria già si tingono di rosso per 64 milioni.

Questo prima del taglio da 2,3 miliardi imposto per quest’anno, in barba all’aumento sottoscritto da governo e Regioni con il Patto per la salute. Sforbiciata alla quale se ne andrebbe ad aggiungere un’altra di analoga entità per il 2016. Un doppio colpo che porterebbe larga parte dei bilanci regionali a tingersi di rosso, rischiando di entrare nel cono d’ombra dei piani di rientro, che significano più tasse per i contribuenti.

«Il fondo sanitario del 2016 salirà a 111 miliardi contro i 110 di quest’anno», ha assicurato alla Camera il premier. Peccato che la stessa nota di aggiornamento del Def indicasse a quota 113,3 lo stanziamento per la sanità. Come dire che si dovrà fare a meno di altri 2,3 miliardi. Soldi che al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, servono come il pane. Intanto per finanziare i nuovi Lea, i livelli essenziali di assistenza, che dovrebbero ricomprendere 100 nuove malattie rare (valore 900 milioni); altrettanti soldi occorrono per stabilizzare i circa 14mila precari della sanità; poi oltre un miliardo è necessario per garantire i farmaci innovativi (quelli oncologici in testa). Infine altri 400 milioni servono per lo sblocco del turn over, che da tempo costringe medici e infermieri a turni massacranti.

«Con nuovi tagli le prestazioni verranno erogate sempre più col contagocce finendo per allungare le liste d’attesa e costringendo sempre più assistiti a spendere nel privato o a rinunciare alle cure», mette in guardia Tonino Aceti, coordinatore del Tribunale per i diritti del malato. Mentre per Costantino Troise, leader del sindacato dei medici ospedalieri Anaao, «fissare il fondo a 111 miliardi significherebbe congelare il finanziamento al livello di 5 anni fa». Una prospettiva «che rende sempre più probabile lo sciopero della categoria». Per scongiurarlo, ma soprattutto per evitare che l’assistenza vada in tilt, Lorenzin tratta per limitare i danni. E alla fine la sforbiciata potrebbe fermarsi a 1,5, massimo 2 miliardi.

I dubbi sul decreto contro gli esami inappropriati

A far cassa potrebbe però non contribuire più il decreto che per 208 accertamenti diagnostici e di laboratorio prevede sanzioni ai medici e nessuna rimborsabilità per gli assistiti in caso di prescrizioni «inappropriate». Lo stop potrebbe arrivare proprio da Renzi, che lo giudica ad alto tasso di impopolarità e basso beneficio economico, visto che il risparmio sarebbe di soli 106 milioni.

Aumentano i costi per farmaci, dispositivi medici e consulenze

Da Quotidiano sanità. Dopo la discesa degli ultimi anni torna a salire la spesa per la sanità. Crescono i costi per prodotti farmaceutici ed emoderivati (+7,09%), dispositivi medici (3,41%), manutenzioni e riparazioni (+5,62%). Dal 2008 ticket cresciuti del 26%. Mobilità sanitaria a quota 3,8 mld. Ma nonostante le spese in più, grazie alle coperture extra (le tasse) il Ssn chiude l’anno con un avanzo di 600 mln.

Aumenta dello 0,89% nel 2014 la spesa sanitaria rispetto all’anno precedente arrivando a quota 112,6 mld. È quanto rileva l’Agenzia per i servizi sanitari regionali (Agenas) che ha pubblicato l’ultimo aggiornamento dei dati sulla spesa sanitaria nazionale e regionale relativi al periodo 2008-2014, con particolare attenzione alle voci di costo che hanno maggiormente inciso sull’andamento della spesa e ai disavanzi regionali.

Lo studio s’incentra sull’analisi dei dati ricavati dai Conti Economici (CE) consuntivi compilati dalle Regioni stesse e inseriti sul Nuovo Sistema Informativo Sanitario (NSIS) del Ministero della Salute.

Spesa 2014 in crescita.  Una prima analisi dei fenomeni più significativi evidenzia una crescita nel 2014 della spesa sanitaria dello 0,89% rispetto al 2013, segnando un’inversione di tendenza rispetto agli anni 2008-2013, che registravano un trend in diminuzione. Va specificato che pur in presenza di una crescita della spesa sanitaria, non si arresta il trend in diminuzione dei disavanzi regionali. Il sistema sanitario nazionale, dopo le coperture registra un avanzo di circa 600 milioni di euro. A livello regionale la spesa è aumentata di più in Abruzzo (2,5%), Lombardia (+2,3%), Campania (2,1%), Calabria (1,9%), Puglia (1,8%), Toscana (+1,8%). I cali più vistosi in Valle d’Aosta (-4,3%), Friuli Venezia Giulia (-3,6%), Pa Bolzano (-1,5%).

Farmaci e dispositivi: aumentano i costi. Dal lato dei costi che hanno inciso maggiormente essi sono stati: prodotti farmaceutici ed emoderivati (+7,09%), dispositivi medici (3,41%), manutenzioni e riparazioni (+5,62%). Si registra un incremento anche nella voce di spesa legata alle consulenze che ammontano nel 2014 a circa 780 mila di euro (+2,48%). Nel 2014 cresce anche la spesa per manutenzioni in media del 6%. In crescita le prestazioni da privato ma l’attenzione è sulle prestazioni per assistenza ospedaliera (+2,05%) il cui andamento non è coerente con le misure introdotte dal dl n. 95/2012, che prevedeva una riduzione rispetto al consuntivato 2011 nei volumi e nei corrispettivi degli acquisti di specialistica ambulatoriale e ospedaliera dagli erogatori privati.

Il report sottolinea anche come l’andamento di altre due componenti che non sono legate ad attività sanitarie in senso stretto ma sono rappresentative della stabilità del sistema aziendale. Nel 2014 si vede il raddoppiarsi degli accantonamenti, dove la voce preponderante è rappresentata dagli accantonamenti per rischi: 1) situazioni di contenziosi con i fornitori, specie di servizi, ancora non risolti; 2) modifica del sistema assicurativo con aumento nelle regioni del sistema della autoassicurazioni. Anche la gestione finanziaria (seppur di importi non consistenti) è rappresentativa di costi che il servizio sanitario sta pagando a seguito dei debiti pregressi e del ritardo nei pagamento ai fornitori, infatti i valori più elevati si registrano negli interessi passivi e sono maggiormente presenti nelle regioni in piano di rientro.

Mobilità quasi a quota 4 mld.  Per quel che riguarda la mobilità passiva, si conferma il trend in crescita con un costo pari a circa 3,8 miliardi di euro l’anno. Se andiamo a vedere i saldi della mobilità regione per regione scopriamo che in testa alla graduatoria delle Regioni che ‘attraggono’ più pazienti c’è la Lombardia con un saldo positivo di 533,9 mln. A seguire l’Emilia Romagna con un saldo positivi di 327,9 mln e la Toscana con 151,2 mln. Al contrario tra le Regioni che hanno saldi negativi guida la classifica la Campania (-270,4 mln), seguita dalla Calabria (-251,6 mln), Lazio (-201,5 mln), Puglia (-187,2 mln) e Sicilia (-161,6 mln).

In sei anni il ticket è cresciuto del 26%. Mentre l’analisi del finanziamento della spesa sanitaria rileva un aumento del Fondo sanitario nazionale che dal 2008 al 2014 cresce del 9%. Per quel che riguarda invece le entrate proprie, la compartecipazione alla spesa (ticket) si conferma la voce principale con una crescita del 26% dal 2008 al 2014.

Avanza il territorio. La spesa per Livelli Essenziali di Assistenza indica che l’assistenza ospedaliera passa dal 48,16% del 2008 al 44,72% del 2013; quella per l’assistenza distrettuale passa dal 47,51% del 2008 al 51,09% del 2013; mentre la prevenzione rimane stabile intorno al 4%.

4 ottobre 2015

 

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