Le previsioni economiche della Commissione europea pubblicate ieri fanno tirare un sospiro di sollievo a tutta l’Europa e al governo italiano in particolare. Per la prima volta dall’inizio della crisi, nel 2008, tutti i Paesi dell’eurozona sono fuori dalla recessione. Le previsioni segnano un miglioramento rispetto a quelle dell’autunno scorso.
Trainata dal calo del prezzo del petrolio e da un euro più competitivo, la Ue dovrebbe aumentare il proprio Pil dell’1,7% quest’anno e del 2,1 nel 2016, quando comincerà a risentire pienamente anche dell’effetto del quantitative easing della Bce. Che questa misura sia necessaria è confermato dal fatto che quest’anno l’eurozona registra una inflazione negativa (-0,1%). «Le aspettative per l’economia europea sono lievemente migliori rispetto allo scorso novembre», ha confermato il commissario agli affari economici, Pierre Moscovici.
Le buone notizie per l’Italia vengono dal fatto che, per la prima volta dopo molti anni, le previsioni della Commissione coincidono con quelle del governo italiano e sono in miglioramento rispetto alle previsioni di autunno. Dopo un lungo periodo di recessione, l’Italia torna a crescere: di un modesto 0,6% quest’anno e dell’1,3 l’anno prossimo. Anche sul fronte del deficit, il nostro Paese dovrebbe chiudere il 2015 con un 2,6%, ampiamente entro i margini del Patto di stabilità e che dovrebbe scendere al 2 nel 2016. Il debito, sempre comunque elevatissimo, si assesterà al 133% del Pil, leggermente al di sotto delle previsioni d’autunno, e scenderà al 131,9 l’anno prossimo. La disoccupazione resta invece elevata, al 12,8%.
Ma il dato più confortante per il governo è che la Commissione ci riconosce uno sforzo di aggiustamento strutturale del deficit pari allo 0,25%, in linea con quanto richiesto dalle nuove regole sulla interpretazione flessibile dei parametri europei.
Questo dovrebbe significare che il prossimo 27 febbraio, quando Bruxelles si pronuncerà sulla compatibilità della legge di bilancio italiana, dovrebbe approvarla senza aprire una procedura per deficit eccessivo. Il condizionale però è d’obbligo. Perché sulla estensione dei criteri di flessibilità al debito, oltre che al deficit, molti Paesi nutrono forti perplessità. E ieri la stessa Bce è tornata a sollevare dubbi su una interpretazione troppo permissiva dei parametri riguardanti il debito.
Se anche riuscirà ad evitare una procedura per disavanzo eccessivo, l’Italia resterà comunque sotto stretta osservazione come uno dei Paesi con gravi squilibri macro-economici proprio per quanto riguarda il debito.
Il ministro dell’economia, Pier Carlo Padoan, si è detto comunque soddisfatto «che la Commissione abbia riconosciuto l’efficacia delle misure adottate e riconosca gli sforzi che abbiamo realizzato e che stiamo continuando a realizzare sul fronte delle riforme strutturali».
Repubblica – 6 febbraio 2015