L’azienda sanitaria sta verificando la possibilità di applicare il decreto Brunetta che consente alle amministrazioni pubbliche di prendere dei provvedimenti nei confronti del dipendente anche prima dell’esito finale, in terzo grado, del processo penale
La Guardia di Finanza sta passando al setaccio i documenti sequestrati negli uffici e nell’abitazione del dottor Sandro Bordin, indagato per truffa e assenteismo perché mentre doveva essere in ospedale a svolgere la sua attività di medico in realtà si trovava in una struttura privata a compiere interventi a pagamento. Ma non solo, infatti, i finanzieri del Nucleo provinciale di Polizia Tributaria stanno verificando anche altre vicende che riguardano il primario di Otorinolaringoiatria dell’ospedale civile. Da come ha ottenuto l’assegnazione dell’abitazione dell’Ire in cui vive proprio in campo San Giovanni e Paolo, alle agevolazioni per usare il ferryboat che collega il Lido e il Tronchetto. Agevolazioni che non possono essere fatte ai non residenti. Il dottor Bordin, infatti, ha mantenuto la residenza a Vicenza. Naturalmente sono verifiche dovute e questo non vuol dire che il primario abbia realmente ottenuto agevolazioni per occupare la casa dell’Ire e l’abbonamento del ferry e quindi siano stati commessi degli illeciti. Mentre Bordin parla di complotto nei suoi confronti, l’Asl 12 apre un’inchiesta interna per verificare se quanto contestato dagli inquirenti, coordinati dal pm Stefano Buccini, corrisponde al vero. Ma soprattutto sta verificando la possibilità di applicare il decreto Brunetta che consente alle amministrazioni pubbliche di prendere dei provvedimenti nei confronti del dipendente anche prima dell’esito finale, in terzo grado, del processo penale. Una presa di posizione, quella dell’Asl che odora di netta presa delle distanze dal primario. La nota nella quale l’azienda sanitaria veneziana spiega la sua posizione lascia poco spazio alle interpretazioni. «L’Asl sta esaminando con la massima attenzione la vicenda relativa al primario Sandro Bordin. Pur non avendo avuto alcuna comunicazione ufficiale dagli inquirenti sulla posizione giudiziaria del medico, il direttore generale Giuseppe Dal Ben ha incaricato gli uffici di ricostruire l’accaduto, applicando “con severità e rigore” – se necessario – le procedure disciplinari previste dal Decreto Brunetta», viene spiegato nella nota. Quindi niente sconti per nessuno. «Al medico è stata chiesta una spiegazione dettagliata. Inoltre, da mesi è in corso il potenziamento dei meccanismi informatici per rilevare l’effettiva presenza del personale sul posto di lavoro al fine di rendere ancora più efficaci i controlli». Quindi qualche falla su questo fronte ci deve essere. «Fiducioso nell’operato della magistratura e a disposizione per ogni chiarimento, il direttore generale ha colto l’occasione per stigmatizzare con la più assoluta intransigenza comportamenti che – se accertati e provati – non avrebbero alcuna giustificazione. La nuova normativa sui provvedimenti disciplinari, introdotta nel 2009, consente agli enti pubblici di avviare, dopo adeguata istruttoria, una serie di sanzioni disciplinari indipendentemente dal tempo del procedimento giudiziario. Se un’eventuale irregolarità risulta effettivamente compiuta, l’ente pubblico può comminare al dipendente la sanzione che ritiene più giusta».
Si indaga su dieci giorni sospetti
Non è la prima indagine in cui finisce il primario Sandro Bordin. Era accaduto nel 2009 e quella volta il noto medico c’era finito dentro a causa della sua attività politica: era stato infatti segretario a Vicenza di Forza Italia e lo avevano piazzato in alcuni consigli d’amministrazione, in particolare quello dell’Aim che si occupava di raccolta dei rifiuti, dell’acquedotto e della distribuzione del gas. Era poi al vertice dell’«Aim Bonifiche». Per la Procura di Vicenza, che contestava i reati di truffa, false comunicazioni sociali e falso in bilancio, l’acquisto da parte dell’azienda della «Servizi Costiere» di Marghera per cinque milioni e mezzo di euro era stato solo un favore al proprieitario. L’anno successivo l’accusa mossa contro di lui era stata quella di corruzione per aver accettato alcuni inviti a cena al rifugio Faloria dall’imprenditore Pietro Donnaruma in cambio dell’acquisto di apparecchi acustici per conto dell’Ospedale. Entrambe le indagini sono poi finite in archivio. di Giorgio Cecchetti Ci sono almeno una decina di giorni del 2011 in cui il primario Sandro Bordin era presente in ospedale, al Santi Giovanni e Paolo, e contemporaneamente alla Fisiomed di Vicenza e al San Camillo degli Alberoni: gli investigatori del Nucleo di Polizia tributaria non hanno dubbi su questo, c’è il cellulare a tradire il noto medico, promosso direttore del Dipartimento chirurgico del nosocomio veneziano dall’ex direttore dell’Asl 12 Antonio Padoan. In quei dieci giorni, infatti, Bordin risulta presente durante la mattina in ospedale e contemporaneamente c’è il suo telefonino che funziona a Vicenza o al Lido, a dimostrarlo ci sono i tabulati telefonici acquisiti dal pubblico ministero Stefano Buccini. Tra l’altro, il primario da tempo ha scelto di prestare la sua opera soltanto all’interno della struttura pubblica e non può, quindi, prestare la sua opera in strutture private o svolgere la libera professione. Lavoro da anni in quelle strutture sulla base di una convenzione dell’Als 12» ha spiegato ai giornalisti a parziale giustificazione Bordin, in realtà da almeno due anni Fisiomed e San Camillo non sarebbero più convenzionate. I finanzieri veneziani, quando si sono presentati – martedì pomeriggio – nel suo studio a San Giovanni e Paolo e poi nella casa veneziana poco distante – hanno cercato soprattutto i tabulati delle presenze del reparto di Otorinolaringoiatria e le sue agende personali. Quei dieci giorni, infatti, potrebbero aumentare e le agende potrebbero essere utili per dimostrare ulteriormente dove si trovava sulla base degli appuntamenti che lui stesso si è appuntato. Il medico si è difeso sostenendo che c’è più di qualcuno che lo odia e che sarebbe pronto a organizzare un tranello per metterlo in difficoltà, come ad esempio entrare nel suo computer in ospedale e modificare, aggiungere, tutto questo per metterlo in difficoltà. Ma per entrare nel suo computer ci vuole una password che soltanto lui possiede, a meno che non abbia deciso di averla rivelata a colleghi, segretarie e infermieri, che così possono penetrare nella sua posta quotidianamente. I contratti dell’Asl 12 per i primari prevedono tra le altre clausole che anche i primari segnalino le loro presenze ed assenze, questo soprattutto per l’organizzazione del lavoro e che lo facciano via computer. Su questa base, grazie al l’anonimo che ha segnalato alla Procura il presunto assenteismo di Bordin, gli inquirenti hanno potuto controllare se si trattava di una maldicenza o di fatti realmente accaduti. Il primario è così finito sul registro degli indagati per truffa aggravata e falso e non è escluso che possa essere sentito dal pubblico ministero che coordina le indagini. Naturalmente solo se lo vorrà, visto che gli indagati hanno la facoltà di astenersi dal parlare, rimanendo in silenzio. È probabile, comunque, che le strategie difensive di Bordin dipendano anche dall’avvocato difensore che si sceglierà o che, presumibilmente, si è già scelto. L’inchiesta giudiziaria sul suo conto, comunque, potrebbe terminare nel giro di qualche settimana.
La Nuova Venezia – 31 maggio 2013