A poco meno di due mesi dalla fine del sistema europeo delle quote latte, in Italia è già allarme. A fronte di un crollo verticale dei listini del latte, domani migliaia di allevatori scenderanno nelle strade delle principali città, chiamati dalla Coldiretti per sottolineare i rischi che il settore sta correndo. Mercoledì prossimo, invece, il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, gestirà una delicata riunione a Roma con tutti i rappresentanti della filiera latte: allevatori, Regioni, industriali trasformatori e Grande distribuzione.
All’ordine del giorno: concordare un meccanismo di “atterraggio morbido”, come si spiega in queste settimane, per far sì che gli allevamenti e tutta la filiera lattiero casearia non subiscano contraccolpi forti dal debutto del libero mercato, dopo anni di regime di quote produttive assegnate dalla Ue ai singoli Paesi membri.
Il capitolo quote latte, in Italia, cominciato male nell’84, proseguito peggio a seguito di scandali, multe milionarie non pagate e clamorose proteste dei Cobas, rischia ora di finire in tragedia. «La situazione è esplosiva. La fine del regime delle quote fu decisa nel 2008. È mai possibile che in questi anni, mondo politico e mondo agricolo, non abbiano trovato l’accordo per un’uscita soft senza danni per gli allevatori?», si domanda Giovanni Fava, assessore regionale all’Agricoltura della Lombardia, regione che produce quasi il 45% del latte alimentare nazionale.
Sullo sfondo, però non c’è solo un problema di prezzo della materia prima. Ci sono anche centinaia di allevamenti che, in questi anni, hanno acquistato quote con ingenti impegni finanziari o le hanno affittate. Ora, queste aziende, rischiano di trovarsi con i prestiti da pagare senza avere più nulla in mano: la quota diventerà un pezzo di carta senza più valore. «Anche questo – dice Fava – è uno dei tanti peccati originali delle quote in Italia, perchè non doveva nascere un mercato delle quote, nonostante le riassegnazioni avvenute nel tempo».
La Lombardia si presenterà al tavolo di Martina mercoledì prossimo con tre proposte: «La prima – dice Fava – è quella della creazione di un’assicurazione, con un fondo pubblico, che copra gli allevatori rispetto alle oscillazioni del prezzo del latte. Parte dei fondi Pon posso essere destinati a questa finalità. Il secondo punto è la costruzione di un impianto per la polverizzazione del latte, in grado di gestire le eccedenze produttive e equilibrare così il mercato. In questi giorni un impianto analogo è stato inaugurato in Francia e produrrà latte in polvere per i mercati asiatici. Infine – spiega Fava – diciamo no alla nascita delle quote formaggio, no alla riduzione della produzione di latte e puntiamo invece a un grande piano di valorizzazione dei nostri prodotti con l’appoggio dei Consorzi di tutela che, come dice il nome, devo tutelare e non fare invece il mercato».
Intanto, è di ieri la notizia che la catena distributiva Conad farà in modo di remunerare il latte degli allevatori a 0,38 euro il litro. «La prima buona notizia in tanti mesi», commenta Fava. «Un segnale positivo – sottolinea il ministro Martina -, mi aspetto ora che altri player importanti e sensibili alle condizioni dei nostri allevatori possano dare un contributo analogo». E mentre il presidente di Granarolo, Giampiero Calzolari «auspica la costituzione di una interprofessione», il presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo, dice: «È la tempestiva risposta alla nostra mobilitazione di domani per salvare le stalle italiane».
Il Sole 24 Ore – 5 febbraio 2015