Tra i grandi numeri della manovra finanziaria per il 2015 c’è più di una sorpresa in termini di maggiori entrate, o se si vuole, di maggiori tasse. A partire dall’operazione Tfr in busta paga: con la tassazione ordinaria e l’applicazione dell’aliquota marginale e non più della tassazione separata lo Stato incasserà 2,2 miliardi in più già a partire dal 2015. E visto che l’opzione per prendersi subito il Tfr maturando direttamente in busta paga è irreversibile, nei successivi due anni le maggiori entrate per l’Erario toccheranno i 2,7 miliardi di euro per il 2016 e altrettanti per il 2017 (si veda il servizio in pagina).
Contabilmente le maggiori tasse pagate dai dipendenti privati andranno a compensare le minori entrate extratributarie del Fondo Tfr di tesoreria dell’Inps.
Altra sorpresa che emerge dai numeri della relazione tecnica della stabilità sono gli incassi che lo Stato si garantisce con l’ecobonus e le ristrutturazioni edilizie. A fronte di 63 milioni di detrazioni Irpef lo Stato recupererà 82,7 milioni di maggiore Iva. Ma questo rientra nel classico “conflitto di interessi”. Il vero colpo di scena è l’ennesimo ricorso alle “tasse invisibili”, ovvero a quei prelievi che scattano automaticamente e vestono i panni del bollo o delle ritenute d’acconto: l’aumento dal 4 all’8% della ritenuta sui bonifici incassati dalle imprese per i lavori di ristrutturazione o di riqualificazione energetica garantirà all’Erario ben 920 milioni di maggior gettito. Pagati dalle imprese al momento di incassare in banca i bonifici per i lavori effettuati.
Ben 20 milioni in più di quelli attesi dall’ampliamento del reverse charge. Dalla lotta alle frodi e il recupero dell’Iva il Governo conta di incassare almeno 900 milioni, di cui 650 milioni dall’inversione contabile su imprese di pulizia e intero settore dell’edilizia specializzata, e 250 milioni con il contrasto alle frodi nel settore delle quote di emissione di Co2.
Sullo “split payment”, ovvero sulla possibilità per la Pa di versare l’Iva direttamente all’Erario e non più ai fornitori le attese sono elevate: non meno di 988 milioni, frutto di una media tra un recupero di gettito che si potrebbe muovere tra 741 milioni e 1,235 miliardi. Ma con un’incognita in più: l’operazione “split payment” allargato è subordinato al rilascio di un’apposita deroga della Ue, e se questa non dovesse arrivare entro il prossimo 30 giugno potrebbe scattare un nuovo aumento delle accise su benzina e gasolio in grado di assicurare i 988 milioni attesi dalla misura anti frode.
Il pacchetto antievasione si completa di altre due voci. Dal cambio di rotta sui controlli, fondati sull’adempimento volontario del contribuente e soprattutto sull’utilizzo delle banche dati, in una prima fase di start up il Fisco si attende di recuperare 700 milioni di euro. Dalla lotta al gioco illegale e soprattutto ai centri di trasmissione dati e agli apparecchi non collegati alla rete statale i Monopoli contano di recuperare complessivamente 900 milioni. Sui giochi va segnalata quella che a tutti gli effetti appare più una battaglia ideologica che una misura di vera entrata. L’aumento di 4 punti percentuali del prelievo erariale unico sulle new slot di nuova e vecchia generazione che scatterà dal 1?aprile 2015 non viene quantificato rinviando il tutto a una determinazione annuale da effettuare a consuntivo e da destinare alla riduzione delle tasse. Quasi a voler confermare i dubbi degli operatori e degli stessi Monopoli sulla reale portata di una norma che potrebbe produrre, anziché una maggiore entrata, una perdita di gettito con la fuga dal mercato del gioco legale.
C’è poi il capitolo degli aumenti di imposta retroattivi. Non modificati neanche nella versione finale. Si va dall’aumento della tassazione sui fondi pensione dall’11 al 20% e dall’11 al 17% delle rivalutazioni del Tfr in grado di assicurare 450 milioni di maggiori entrate, alla stangata su fondazioni ed enti non commerciali che dovrà assicurare 447,2 milioni. C’è poi la tassazione sulle polizze vita che paradossalmente, se non verrà modificata la decorrenza, obbligherà le assicurazioni a riliquidare i premi già pagati agli eredi nel 2014 ma con scarsa possibilità di successo.
Discorso a parte merita l’Irap. La deducibilità integrale del costo del lavoro produce una perdita di gettito in termini di competenza dal 1? gennaio 2015 stimata in 5,600 milioni di euro. Ma occorre ricordare che per finanziare almeno il 50% del nuovo taglio del cuneo fiscale il Governo ha fatto dietrofront sul taglio delle aliquote Irap disposto in primavera con il decreto Irpef. Così già nell’anno 2014 in termini di competenza l’Erario si potrà assicurare maggior gettito per 2 miliardi.
Infine, va segnalato che il nuovo regime forfettario per le partite Iva avrà un impatto di riduzione solo sui contributi per 819 milioni. (Il Sole 24 Ore)