Quali competenze in ambito scientifico e legislativo dovrà possedere il medico veterinario nei prossimi anni, a fronte dei continui cambiamenti sociali, epidemiologici e normativi? E quali saranno le prospettive professionali per una figura sempre più chiamata a governare processi complessi nella sanità pubblica e nella sicurezza alimentare? A queste domande si è prefisso di dare risposta il workshop “La veterinaria che avanza” organizzato venerdì, nell’Aula magna di Agripolis, da Università di Padova, Simevep del Veneto, Istituto zooprofilattico delle Venezie e associazione Giovanni Vincenzi. “Oggi qui sono presenti tutte le componenti della veterinaria: dal mondo accademico alle società scientifiche, dall’IzsVe, al volontariato e alla sezione veterinaria regionale” ha rimarcato nel suo saluto il responsabile Simevep del Veneto, Roberto Poggiani.
“Un segnale chiaro di come la nostra categoria sappia superare le piccole divisioni per arrivare ad una visione progettuale più ampia e soprattutto unitaria – ha continuato Poggiani –. Le sfide che abbiamo davanti sono epocali, ma noi ci siamo. Ed è un peccato invece che di tutta questa complessità i livelli politici regionali sembrino non rendersi conto, continuando a perseguire politiche miopi che sviliscono la nostra professionalità, generano confusione nell’organizzazione sanitaria e potrebbero mettere a rischio la salute dei cittadini e il tessuto produttivo veneto”.
Molti i partecipanti, provenienti da tutt’Italia, che hanno seguito con interesse i lavori intervenendo con osservazioni puntuali e domande che hanno impegnato a fondo i relatori. Già con il saluto del direttore del Dipartimento di medicina animale, produzioni e salute, Roberto Busetto, il convegno è entrato nel vivo. Proprio l’Università infatti nel suo compito formativo si trova a orientare i giovani iscritti verso le discipline che hanno maggiori possibilità di sviluppo. “La sicurezza alimentare – ha detto Busetto – è una nostra prerogativa di veterinari, abbiamo la competenza e le conoscenze per poterla fare al meglio: non lasciamo che qualcuno lo metta in discussione”. Busetto ha poi riferito della volontà del Dipartimento di riaprire le scuole di specializzazione: “il medico veterinario ha diritto ad avere le specialità come il medico umano”.
A Giancarlo Ruffo, docente di Legislazione veterinaria all’Università di Milano, il compito di illustrare il ruolo del veterinario nel benessere animale. Il suo è stato un intervento a tutto campo. “Se voi chiedete ai cittadini – ha esordito provocatoriamente – chi controlla gli alimenti vi risponderanno: i Nas. E i maltrattamenti agli animali? La Forestale. La loro idoneità al trasporto? La Finanza e la Polstrada. Chi fa le diagnosi sul benessere animale? L’etologo o lo psicologo. E infine chi fa il piano Hccp? Il geometra. C’è bisogno di chiarezza: la normativa dispone che l’autorità competente sia il veterinario, a lui tocca fare le contestazioni e le diagnosi”. Ruffo ha fatto una carrellata sulla normativa in tema di benessere animale, con la sua evoluzione, dalla riformulazione dell’articolo 727 del codice penale fino alle norme comunitarie più recenti. “Verificare il benessere animale è diagnosi e solo un veterinario può farla poiché sa compenetrare legge e scienza”.
Il veterinario e le nuove zoonosi emergenti il tema affidato al direttore sanitario dell’IzsVe Stefano Marangon. “Il 60% degli agenti patogeni ha o ha avuto origine dal mondo animale, come l’Hiv dalle scimmie antropomorfe, e ancora da animali arrivano la West Nile desease, la Sars e la più recente Mers (che ha minori capacità infettive ma che ha una mortalità del 50% dei contagiati)”. Quanto alle nuove frontiere della sorveglianza Marangon ha parlato dei cambiamenti che la ricerca microbiologica di laboratorio ha subito negli ultimi anni.
“Eravamo abituati a cercare un certo spettro di agenti, ora la sorveglianza si è estesa anche ad agenti patogeni sconosciuti e le nostre prospettive sono radicalmente cambiate”. Il direttore IzsVe ha dedicato ampio spazio alle influenze dei fattori ambientali e climatici, spostamenti e commerci nell’evoluzione e diffusione degli agenti patogeni.
Tecnologie, etichettatura, percezione nell’opinione pubblica del sistema di allerta, ma anche le nuove tendenze nel consumo che aprono la strada a problematiche inedite. Questo il focus dell’intervento di Valerio Giaccone, docente di ispezione degli alimenti dell’Università di Padova, che ha relazionato delle nuove frontiere dell’ispezione degli alimenti. Nutriceutica, macellazione halal, entomofagia, crudismo, crisi economica e utilizzo di prodotti a Tmc superato sono alcune delle sfide che l’igienista oggi si trova davanti. Molti gli spunti per un intervento in cui Giaccone, con la consueta verve, ha saputo affascinare l’uditorio.
Gianfranco Corgiat Loia, direttore del Settore prevenzione e veterinaria della Regione Piemonte, ha analizzato gli orientamenti dell’Unione europea in tema di sanità pubblica veterinaria. Partendo dalla tutela delle professioni sanitarie e dalla libera circolazione nella Ue, il tecnico ha affrontato il tema dell’autorità competente nei paesi membri e dei controlli veterinari.
Il futuro della veterinaria, ha sottolineato, è legato ai temi dell’ambiente, della salute animale, della sicurezza alimentare e di una sempre più corretta analisi del rischio. Venendo al servizio sanitario nazionale Corgiat Loia ha indicato nel piano nazionale della prevenzione e nel patto per la salute le prime scommesse da affrontare.
Ad Aldo Grasselli, presidente della Società italiana di medicina veterinaria preventiva, il compito di tracciare le linee di sviluppo della prevenzione primaria e della sanità pubblica veterinaria. Grasselli ha ripercorso le modifiche normative che sono intervenute nell’organizzazione del Dipartimento di prevenzione e più nello specifico dei servizi veterinari. “Le riforme – ha commentato – si fanno o per rendere più efficiente la macchina o per risparmiare. Ma non ha senso tagliare la prevenzione pensando di contenere i costi e di avere gli stessi standard di sicurezza, qualità e igiene. Piuttosto vanno razionalizzate le risorse ricollocandole in modo efficiente su scala nazionale”.
“Nella complessità odierna in cui fattori ambientali e climatici hanno un peso decisivo non basta la verifica del benessere animale – ha affermato poi il presidente Simevep – Occorre avere la capacità di aumentare l’attenzione sulla rilevanza dei fenomeni. E davanti a realtà come la Terra dei fuochi oggi ci chiediamo: chi ha monitorato nel tempo le condizioni di vita e di lavoro? Chi ha analizzato i reflui, le acque o l’aria? Ecco allora che la vera sfida sta nell’individuare il problema prima che arrivi e nel mettere sul tavolo le soluzioni possibili”.
Sul ruolo del veterinario nella molluschicoltura è intervenuto Giuseppe Arcangeli, direttore del Centro di referenza nazionale di patologia di pesci, molluschi e crostacei. Una competenza relativamente recente per il veterinario, che richiede la collaborazione con altri enti proprio perchè la molluschicoltura è influenzata da fattori climatici e ambientali. Arcangeli partendo dalle problematiche dell’allevamento di vongole veraci in laguna di Venezia (una produzione in drastico calo negli ultimi anni, da 40mila a 10mila tonnellate a causa di una parassitosi da Perkinsus) ha analizzato le caratteristiche delle diverse specie e l’influenza dell’ecosistema nell’evolversi dell’infezione. Una sfida per la veterinaria con l’utilizzo di metodologie in parte inedite nella vigilanza e con una sorveglianza costante per tenere la situazione sotto controllo. Il direttore del Centro di referenza ha sottolineato inoltre le discrepanze tra le Regioni nella classificazione delle aree di allevamento dei molluschi.
Le prospettive professionali che l’itticoltura oggi offre al medico veterinario sono state al centro della relazione di Francesco Quaglio, docente del Dipartimento di biomedicina comparata e alimentazione dell’Università di Padova. Un settore in forte crescita quello dell’acquacoltura (mentre la pesca si mantiene stabile a livello mondiale) che richiede una dettagliata preparazione specialistica. Ma il supporto di competenza del veterinario è indispensabile per lo sviluppo di questo settore, ha argomentato il docente.
A riferire infine sulla situazione della sanità veterinaria in Veneto il direttore della Sezione veterinaria e sicurezza alimentare regionale Giorgio Cester. Un intervento molto atteso dopo la riorganizzazione della struttura regionale e la nuova attribuzione delle competenze in materia di tutela igienico-sanitaria degli alimenti messa in atto dalla Regione in queste settimane. A fronte anche di difficoltà interpretative che andranno superate. Cester ha illustrato le carenze di organico della Sezione da lui diretta e auspicato la nascita di una vera e propria cabina di regia in tema di sicurezza alimentare che sappia rapportarsi alla pari nella catena di comando, dal Ministero alle Asl.
A cura di Cristina Fortunati, ufficio stampa Sivemp Veneto – 2 marzo 2014
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