di Alda Vanzan*. Dicono sia una sorta di pubblicità progresso: spazi televisivi pagati per raggiungere la più ampia platea di telespettatori e, quindi, di utenti e pazienti. C’è una campagna di vaccinazioni da far conoscere? C’è un nuovo servizio sanitario da illustrare? E allora tutti in televisione a parlarne diffusamente. Il punto, però, è che non tutte le Ulss del Veneto hanno deciso di pagare le emittenti locali per informare i propri pazienti. C’è chi non ha sborsato un centesimo, come l’Ulss 2 di Feltre, l’Ulss 12 di Venezia o l’Ulss 16 di Padova. C’è chi sostenuto cifra modeste, come l’Ulss 19 di Adria (605 euro nel 2011) o l’Ulss 1 di Belluno (2mila euro in due anni). E c’è, chi invece, ha speso da solo quasi un terzo dell’intera somma regionale.
Il record va all’Ulss 20 di Verona che ha acquistato spazi televisivi nel 2011 per 169.360 euro e nel 2012 per 146.287 euro, per un totale di oltre 315mila euro. Iva esclusa.
A chiedere il dettaglio dei costi sostenuti dalle Ulss per l’acquisto di spazi pubblicitari era stato, ancora lo scorso novembre, il consigliere regionale di Verso Nord, Diego Bottacin. Ieri, in aula a Palazzo Ferro Fini, l’assessore alla Sanità Luca Coletto gli ha risposto, fornendo non solo il dettaglio delle spese per andare in televisione, ma anche quanto hanno pagato le Ulss venete di spese associative. Ci sono Ulss, infatti, che sono iscritte a Federsanità-Anci e che pagano quote variabili tra i 7mila e gli 11.500 euro all’anno. C’è lo Iov, l’Istituto oncologico veneto di Padova, che paga 25mila euro come socio ordinario dell’Associazione Alleanza Contro il Cancro. Ma ci sono anche Ulss – due sole per la verità, la 7 Pieve di Soligo e la 9 Treviso – che pagano gli industriali: 9mila euro all’anno di quota associativa Unindustria Treviso.
Ma veniamo agli spazi a pagamento in televisione. Bottacin, nella stringata interrogazione dello scorso autunno, aveva fatto due considerazioni: 1. siamo in tempi di tagli, 2. la spesa sanitaria deve essere orientata «esclusivamente e tassativamente a fornire prestazioni socio-sanitarie ai cittadini». Quindi aveva chiesto: quante sono le spese che le Ulss venete destinano all’acquisto di spazi televisivi? Il commento, va da sé, era implicito: se siamo in tempi di vacche magre è proprio necessario spendere 821mila euro in un biennio per andare in tv?
Luca Coletto, nella risposta data ieri in consiglio regionale, si è limitato a fornire le cifre. Ma condivide, l’assessore alla Sanità, queste spese sostenute dalle Ulss? «Sono vecchie convenzioni in atto, fatte anni fa, e che andrebbero riviste – ha detto Coletto – Prima di tutti si verifichi cosa è stato trasmesso dalle televisioni. Quindi va tenuto conto che la priorità è dare assistenza al cittadino». Ma la pratica di comprare spazi in tv va continuata? «Solo se c’è un ritorno a favore dei cittadini-pazienti. Perché i soldi, non dimentichiamolo mai, sono dei contribuenti».
*Il Gazzettino – 19 giugno 2013