Tutto nelle mani di Tosi: la rosa dei «sicuri» e i silurati. Cresce nel Carroccio l’attesa per la scelta dei candidati, dopo che il consiglio federale in agenda per ieri è stato rinviato all’ultimo minuto per permettere allo stato maggiore leghista di prendere parte ai funerali della madre di Umberto Bossi.
Nell’attesa che il segretario nathional Flavio Tosi renda noti i nomi (l’elenco dei 96 pretendenti ai 75 posti disponibili è nelle sue mani ed a lui spetta in via esclusiva ogni potere d’investitura), per inquadrare quel che sta accadendo in Padania non resta che guardare alla strategia complessiva, provando a trarne qualche conclusione.
Ebbene, anche su pressione delle segreterie provinciali, dominate dai «barbari sognanti» dopo i congressi, Tosi pare orientato a far rispettare in maniera rigorosa il limite dei due mandati (fossero anche incompleti, come nel caso della legislatura 2006-2008), senza che sia ammessa alcuna deroga, neppure agli uscenti di peso. Se non interverrà Maroni in persona, ipotesi complicata visto che il segretario federale è impegnato anima e corpo nella corsa a governatore in Lombardia (in via Bellerio dicono abbia lasciato carta bianca ai luogotenenti regionali), l’esperienza romana è dunque destinata a volgere al termine per Dozzo, Stefani, Dussin, Franco, Bricolo, Martini e Goisis. Ma il rinnovamento potrebbe non fermarsi qui. I militanti sono infatti particolarmente nervosi e al grido «la base lo vuole» Tosi potrebbe decidere di incidere più in profondità le radici della pattuglia oggi di stanza nel Palazzo, lasciando a casa deputati e senatori che, pur al primo mandato, dopo il tramonto della coppia Bossi-Gobbo non vantano oggi grandi sponsor nelle stanze dei bottoni (da Vaccari a Montagnoli, da Callegari a Vallardi, dalla Lanzarin a Forcolin, per arrivare alla Dal Lago, che potrebbe essere candidata a sindaco di Vicenza).
Detto che i posti a disposizione, stando ai pronostici, sono 8 alla Camera (5 nel Veneto 1, 3 nel Veneto 2) e 4 al Senato (ma potrebbero salire a 7 se il centrodestra vincesse la competizione su base regionale aggiudicandosi il premio), l’intenzione è quella di dare a tutte le province una rappresentanza a Roma (la ripartizione, stando allo scenario peggiore, potrebbe essere 3 a Verona, 2 a Treviso, Padova e Vicenza, 1 a Venezia, 1 a Belluno e 1 a Rovigo). In pole position ci sono Bragantini (probabile capolista alla Camera Veneto 1) e Negro per Verona, Marcolin a Treviso, Mondardo a Vicenza, Prataviera a Venezia, Munerato a Rovigo. Trattative in corso a Belluno mentre Padova è la matassa più difficile da sbrogliare: i «barbari» che fanno riferimento all’assessore regionale Maurizio Conte, infatti, chiedono a Tosi la testa di Bitonci. Il segretario, però, è in difficoltà: Bitonci, uscente con un solo mandato alle spalle, è stato il suo sfidante al congresso, gode di un larghissimo seguito a Padova (il segretario provinciale, Roberto Marcato, è il suo braccio destro) oltre che di un certo appeal mediatico, e può vantare un buon rapporto con Maroni. Farlo fuori saprebbe di smaccata epurazione. Probabile che si profili all’orizzonte una soluzione salomonica: due candidati padovani, in rappresentanza delle due anime in guerra.
Corriere del Veneto – 15 gennaio 2013