Falchi e colombe nel cielo della Lega. Flavio Tosi ha deciso di “graziare” gli artefici dei tafferugli ai margini dell’ultimo consiglio nathional quando l’annuncio di 35 espulsioni scatenò la rissa e l’inseguimento al segretario: «Non ci saranno provvedimenti disciplinari, abbiamo altro da fare, discuteremo le prossime iniziative del movimento», fa sapere il veronese in vista della riunione di sabato.
Una scelta distensiva, che smentisce le avvisaglie minacciose dei “colonnelli” tosiani. Che mira a pacificare gli animi in vista degli imminenti impegni elettorali (comunali di Treviso e Vicenza in primis) e persegue nel contempo un obiettivo mediatico. Le immagini choc del 13 aprile – l’ex segretario di Venezia Paolo Pizzolato esanime dopo la scazzottata con il deputato Matteo Bragantini, la “caccia” dei bossiani a Tosi che corre protetto dai carabinieri, gli insulti e le minacce ai dirigenti – hanno appannato la leadership del maroniano e indebolito l’appeal leghista. Occorre reagire per riconquistare il consenso smarrito ed evitare che la frattura interna diventi insanabile: questo il messaggio d’apertura tosiano ai consiglieri convocati a Noventa Padovana. A Venezia, intanto, anche l’altro cavallo di razza padana, Luca Zaia, lavora a ricucire gli strappi. Martedì ha incontrato il gruppo leghista proponendo una sorta di patto tra gentiluomini: «Nel partito esistono contrasti, inutile negarlo, ma io vi chiedo lasciarli fuori dall’amministrazione perché i veneti ci chiedono risposte concrete, non chiacchiere e litigi». L’appello, rivolto a una schiera di consiglieri divisa a metà tra lealisti e tosiani, non sembra caduto nel vuoto. Il governatore ha riassunto i progetti di fine legislatura – con particolare riferimento a sanità, lavoro e infrastrutture – raccomandando unità e impegno e dagli interventi che si sono succeduti è emerso un atteggiamento costruttivo: «Siamo molto più compatti di quanto si pensi», il commento del capogruppo Federico Caner «e vogliamo garantire l’attuazione puntuale del programma». Tutto bene, allora? Non proprio, perché nella città del Santo si profila una nuova mina vagante. Succede che in Provincia i consiglieri fedeli a Maurizio Conte (assessore regionale all’Ambiente e numero due della Liga) scrivano a Tosi sollecitando la rimozione del vicepresidente Roberto Marcato, segretario della federazione di Padova e acerrimo rivale di Conte che non gli perdona la vittoria al congresso. Nella lettera, i dissidenti – Alessandro Paiusco, Mauro Spigarolo, Pietro Giovannoni, Franco Basso, Bruno Cavinato, Giulio Centenaro – ipotizzano anche una azzeramento dell’alleanza di centrodestra e minacciano, qualora l’assetto di giunta rimanesse immutato, di negare il loro voto al bilancio. La circostanza non ha riflessi esclusivamente locali. Perché alla presidenza della Provincia siede Barbara Degani – autorevole esponente del Pdl – e in Regione il partito berlusconiano, indispettito dalla fronda leghista, ha già inviato un segnale a Conte (ritenuto il mandante dell’operazione) affossando la sua “legge ponte” per l’ampliamento delle cave. Non proprio un bel viatico. Stavolta la reazione di fastidio di Zaia e Tosi è stata concorde.
Il Mattino di Padova – 9 maggio 2013