Legge di stabilità, a tarda notte il sì del Senato alla fiducia. Entro martedì l’ultimo ok della Camera. Ecco le novità
Via libera del Senato, all’alba di questa mattina dopo una maratona notturna, alla fiducia sulla legge di stabilità, alla nota di variazione al bilancio e al ddl Bilancio. Il maxiemendamento presentato dal Governo, votato alle 4.30 del mattino, ha ottenuto 162 sì e 37 no. Il ddl bilancio, messo ai voti un’ora dopo, ha incassato 161 sì e 78 no. Il via libera è avvenuto in un clima di forte tensione in aula. Le opposizioni accusano il governo di aver presentato un testo pieno di errori. Sotto accusa infatti finisce il dossier che correda la manovra ma anche lo stesso testo del maxiemendamento che, almeno in parte, viene rivisto durante i lavori dell’Assemblea. La manovra torna ora a Montecitorio. Quello alla Camera, che sarà il terzo e l’ultimo passaggio, si annuncia comunque come un esame lampo: già martedì è atteso l’ok finale ai documenti di bilancio. Il maxiemendamento. La relazione tecnica
Confermato il bonus Irpef. Il rinvio della «local tax» congela la Tasi per il 2015. Aliquota ordinaria sul Tfr in busta paga
La legge di stabilità ingloba anche le misure aggiuntive da 4,5 miliardi chieste da Bruxelles per attenuare l’impatto sul deficit
Anzitutto la conferma della stabilizzazione del bonus da 80 euro. Con la rimodulazione dell’assegno bebè ora destinato a una platea leggermente più ristretta di beneficiari (sotto i 25mila euro Isee e non più sotto i 90mila euro di reddito complessivi) ma che viene raddoppiato per le fasce più povere (sotto i 7mila euro Isee). L’attenuazione dell’aumento della tassazione su fondi pensione e Casse privatizzate facendo leva su crediti d’imposta, rispettivamente, del 9% e del 6% sui rendimenti degli investimenti in strumenti finanziari e la destinazione di un bonus del 10% a 1,4milioni di contribuenti. La sterilizzazione della retroattività dell’aumento del prelievo sulle fondazioni.Ma anche l’irrobustimento della dote per gli ammortizzatori sociali (400 milioni in più per il biennio 2015-2016), il rifinanziamento della Sabatini per l’acquisto di nuovi macchinari, ulteriori fondi per la promozione del made in Italy, nonché lo sconto fiscale per marchi e brevetti (cosiddetto patentbox).Con questa fisionomia,ritoccata in più punti ma non nei tratti essenziali, la “stabilità” esce dal restyling operato dal Parlamento al termine di un cammino contrassegnato da una lunga permanenza alla Camera e da un breve ma tortuoso e affannoso passaggio al Senato, culminato nell’ennesima maratona notturna per la fiducia, prima di tornare a Montecitorio per l’approvazione definitiva.
Quella che escedal Parlamento è una manovra da 30 miliardi con altri 5 miliardi in deficit, nella quale sono state inglobate, già a Montecitorio, le misure aggiuntive per 4,5 miliardi (0,3%) chieste da Bruxelles per attenuare l’impatto sul deficit. Con la riduzione di 3,3 miliardi del fondo taglia tasse e di 500 milioni di euro dei fondi per il cofinanziamento nazionale dei fondi strutturali comunitari, nonché l’estensione del regime del reverse charge Iva alla grande distribuzione (ipermercati, supermarket e discount) dal quale dovrebbero arrivare altri 728 milioni.
Quello operato dalle due Camere è un restyling un po’ a macchia di leopardo non senza qualche “assenza” in parte inaspettata. Come l’annunciata local tax, per la quale occorrerà attendere il 2016, che nella manovra è stata sostituita dal congelamento per tutto il 2015 della Tasi, completamente bloccata sulle case colpite dal sisma in Abruzzo del 2009. Anche la riforma del canone Rai, alla fine, è rimasto al palo. In ogni caso il canone Tv dovrà rimanere invariato per tutto il 2015 per effetto del maxi-emendamento su cui è stata posta la fiducia. Anche l’ipotesi di avviare subito una riforma organizzata delle partecipate, peraltro mai confermata dal Governo, si è tradotta per il momento in un rafforzamento delle misure già previste dalla manovra con l’obbligo di provvedere rapidamente alle cosiddette “scatole vuote” (le società con meno di 10 dipendenti).
Sono invece arrivati, come annunciato, i ritocchi per garantire a sindaci e governatori maggiori margini di manovra per centrare i target sulla riduzione di spesa, che restanoinvariati. Ai Comuni èstato concesso, oltre alla possibilità di ricontrattare i mutui, di agire anche sulla spesa per investimenti e non solo sulla spesa corrente per realizzare i tagli previsti. Alle Regioni invece con il maxi-emendamento votato al Senato, è stato garantito un patto verticale incentivato per 1 miliardo e, anche in questo caso, la possibilità di ricontrattare i mutui.
Della lunga serie di correttivi apportati al capitolo fiscale della manovra fanno parte anche l’esclusione dal regime dei “minimi” per i dipendenti il cui reddito è prevalente rispetto a quello di lavoro autonomo e, cumulato con quest’ultimo, è superiore alla soglia di 20mila euro. A destare non poca preoccupazioneperi”fornitori” dello Stato è l’immediata operatività (dal 1° gennaio 2015) dello split payment (il pagamento dell’Iva da parte della Pa direttamente all’Erario e non più alle imprese) senza attendere l’ok della Ue. E se poi la deroga della Commissione europea, sia sullo split payment sia sul reverse charge per la grande distribuzione non arriverà, nulla cambia rispetto a quanto inizialmente previsto dal Governo con una delle tante clausole di salvaguardia inserite ancora una volta nella stabilità: il direttore delle Dogane dal 30 giugno potrà aumentareleaccisesullabenzinaegarantire così all’Erario oltre 1,7 miliardi di euro attesi dagli strumenti finalizzati a contrastare l’evasione Iva.
Al Senato sono state poi inserite le misure sull’uscita di Singapore dalla black list collegata agli investimenti internazionali e un pacchetto giochi senza più l’aumento del Preu ma con una “tassazione anticipata” di 500 milioni per i concessionari di Vlt e New slot. Sul fronte delle imprese oltre al credito d’imposta per la ricerca è arrivato, sempre al Senato, l’estensione del raggio d’azione del Fondo di garanzia mentre sul nodo “imbullonati” (la patrimoniale sui macchinari) il Governo ha soltanto riproposto l’applicazione della circolare dell’Agenzia del territorio del 2012, che tanti problemi e contenziosi ha innescato in questi ultimi anni tra imprese e comuni.
Arrivano anche le norme per definire la cessione della rete elettrica di FsaTerna. Non sono poi mancati alcuni “correttivi previdenziali”. Come il tetto su futuri assegni che non potranno risultare più di importo superiore a quello calcolato con le regole pre-Fornero e la cancellazione delle penalizzazioni per chi avendo meno di 62anni anticipa il pensionamento con 42 anni di contribuzione.
Il Sole 24 Ore – 20 dicembre 2014