Si ingarbuglia ancora la storia infinita del trasloco della ricercatrice Ilaria Capua dall’Istituto zooprofilattico delle Venezie (IZV), che ha sede a Legnaro, alla torre della ricerca appena inaugurata dalla Fondazione Città della Speranza a Padova. Dopo due anni di melina, il mancato trasferimento all’IZV da parte del ministero della Salute dei promessi 10 milioni di euro, 3 dei quali destinati al nuovo centro della virologa, e la mai avvenuta firma tra Regione e Città della Speranza del contratto di acquisto dei due piani riservati a lei e alla sua équipe prevista il 31 ottobre, l’ennesima doccia fredda. Proprio il fatidico ultimo giorno del mese scorso il direttore generale dello Zooprofilattico, Igino Andrighetto, ha risposto alla richiesta di Palazzo Balbi di proferire un sì o un no definitivo all’operazione.
Scrive Andrighetto: «Emerge chiaramente che allo stato attuale non esistono i presupposti per soddisfare le richieste della ricercatrice».
Nella lettera inviata al segretario generale della programmazione Tiziano Baggio, il manager precisa: «Le esigenze evidenziate non sono soddisfabili, sia per la mancanza di spazi adeguati sia di specifiche e immediate risorse per l’acquisizione di attrezzature e strumentazioni, e per la realizzazione di nuovi stabulari. Inoltre vi sono perplessità su quanto richiesto (dalla Capua), perchè da un lato si sottolinea una durata effettiva del trasferimento non inferiore ai 6 anni e dall’altro si chiede un’immediata disponibilità di laboratori e stabulari economicamente non ammortizzabili in un periodo così limitato». Secondo Andrighetto, poi, il progetto «va ben oltre i limiti indicati dal cda dell’istituto (composto da Veneto, Friuli, Trento, Bolzano e un rappresentante del ministero, ndr), poichè si prevedono rilevanti impegni economici per investimenti strutturali da parte dell’IZV presso la torre della ricerca». Perciò «l’eventuale duplicazione di strutture, in particolare quelle ad elevata sicurezza, comporterebbe un aggravio dei costi di gestione, in un momento in cui si paventa una possibile riduzione dei fondi agli istituti». Ma cosa ha mai chiesto la Capua, direttore del Dipartimento di Scienze biomediche, di così oneroso? L’ha scritto in una missiva inviata al suo dg il 19 ottobre: «Trasferimento di tutte le attività del gruppo per almeno sei anni, disponibilità di due piani, presenza di uno stabulario, dotazione di idonee attrezzature». Esattamente le stesse formulate due anni fa e finora mai contestate. La Capua replica inoltre all’annuncio di Andrighetto inerente «gli ulteriori 1500 metri quadri che l’IZV entro la fine del 2014 potrà mettere a disposizione del dipartimento diretto dalla dottoressa Capua oltre a circa 200 metri quadri di uffici entro fine 2012». La sede di Legnaro è infatti sotto lifting. «Gli spazi per gli stabulari previsti al campus di Legnaro sono sottodimensionati per svolgere un’attività di ricerca all’avanguardia», è la posizione della virologa, che sempre nella lettera aggiunge: «Non ho riscontrato alcuna progettualità in merito. Di certo la ricollocazione del mio gruppo a Legnaro non permetterebbe di creare quelle sinergie scientifiche alla base del progetto di potenziamento». Ma precisa anche: «Le necessità logistico-organizzative per il potenziamento delle attività sono di due piani».
E qui sorge il secondo problema, probabilmente quello vero, che ha bloccato tutto. E cioè: nonostante una valutazione dell’Agenzia territoriale di Padova stimi il valore di due piani nella torre pari a 2,8 milioni, la Città della Speranza per i 3 offerti dalla Regione è disposta a venderne uno solo. Dice Franco Masello, presidente dell’Istituto di ricerca: «Abbiamo speso 32 milioni per 10 piani, raccolti con le donazioni dei cittadini, non possiamo regalarne uno all’IZV. Se lo vuole o lo compra o lo affitta a 120 mila euro l’anno, non ai 30 mila richiesti da Andrighetto. Altrimenti a fine anno daremo gli ultimi due piani ad altre associazioni, che si occupano di ricerca pediatrica. Quanto alle attrezzature, il dg pretenderebbe che le fornissimo noi, con un investimento di 700 mila euro: non esiste. Così prende in giro tutti». Masello ne ha anche per la Regione: «Abbiamo fatto presente che l’Agenzia territoriale ha fatto una valutazione sbagliata, perchè ha comparato i laboratori di ricerca a uffici e non all’edilizia ospedaliera come avrebbe dovuto, ma finge di non sentire».
E invece Zaia non solo ci sente benissimo, ma è «incazzato nero»: «Non si tratta di un problema di finanziamenti, mi batterò fino in fondo perchè Ilaria Capua possa trasferirsi nella torre, è inammissibile un diniego dell’Istituto dopo due anni che si lavora al progetto. Parliamo tanto della necessità di arginare la fuga di cervelli e poi ci troviamo di fronte a situazioni del genere. Chiedo all’IZV di tornare sulla sua assurda decisione, ho l’impressione che ci sia poca volontà di fare questa operazione. E’ una brutta figura, stiamo parlando di uno dei più famosi ricercatori al mondo in materia di zoonosi, di una scienziata che con la sua scelta di non emigrare all’estero lancia un segnale forte ai giovani desiderosi di emergere». Senza contare che la veterinaria famosa per aver sequenziato il Dna dell’aviaria è corteggiata da centri di tutto il mondo, perciò si rischia di perderla. Il 15 novembre a Roma rappresenterà la scienza agli «Stati generali della Cultura», presente il presidente Giorgio Napolitano.
Michela Nicolussi Moro – Corriere del Veneto – 7 novembre 2012