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Lorenzin spiega la manovra: «Ticket sanitari, no ad aumenti: un fondo per i medici precari. Premi alle Regioni risanate»

lorenzin sett15di Marilicia Salvia. Non si vive solo di maggiori stanziamenti, ma anche di risparmi e di risorse rimesse in circolo: quelle che derivano, e sempre più deriveranno, dall’utilizzo spinto di strumenti come le centrali uniche di acquisto e il fascicolo elettronico, «alleati formidabili» nelle operazioni di controllo e gestione dei processi di spesa e di erogazione di servizi. Sorridente ma agguerrita, dialogante ma risoluta nel difendere un lavoro «di riforma, anzi di rivoluzione» del sistema sanitario «che non è certo cominciato ieri», il ministro della Salute Beatrice Lorenzin non ci sta a sentir parlare di battute d’arresto, o peggio di patti traditi, di fronte alla cifra – 111 miliardi, quindi 1,3 in più rispetto allo scorso anno – che la manovra finanziaria del governo ha riservato al fondo sanitario nazionale. Dopo anni di sacrifici le Regioni si aspettavano di poter tirare il fiato: perché non è andata così?

Ministro, dopo anni di sacrifici le Regioni si aspettavano di poter tirare il fiato: perché non è andata così?

«Lo so, ci si aspettava qualcosa di più. Però chi polemizza dimentica che nel 2013 eravamo a 107 miliardi, che dovevano essere addirittura due di meno perché si voleva colmare la differenza con un aumento di ticket che non abbiamo consentito. Dunque il salto in avanti c’è stato. E poi la legge di stabilità dice anche altre cose».

Quali?

«Per cominciare, ed è la prima volta che succede, prevede che i risparmi che derivano al comparto sanità dall’attuazione del processo di efficientamento non servono a coprire mancati incrementi ma rimangono per intero alla sanità. Mi sono personalmente battuta per questo, e lo ritengo un passo in avanti fondamentale, perché a sua volta capace di incrementare altre buone pratiche. I risparmi saranno reinvestiti in ricerca, innovazione e nelle priorità delle singole Regioni».

Dunque già i 111 miliardi sono lievitati a cifre superiori: è questo che vuole suggerire?

«Non solo. Il lavoro che stiamo portando avanti nell’ambito del Patto della Salute stipulato due anni fa con le Regioni aggiunge tasselli che via via favoriscono l’innesto di circuiti virtuosi. Così, la mia legge approvata a luglio sui criteri di nomina dei manager, favorendo una selezione rigorosa per capacità e professionalità migliora la governance delle strutture sanitarie. E il passaggio ormai completato alla digitalizzazione delle ricette e del profilo personale del paziente, il cosiddetto fascicolo elettronico, consentendo di mettere in rete medici di base, farmacisti, ospedali permetterà di seguire il singolo paziente commisurando ogni prestazione al fabbisogno. Anche così si matureranno risparmi, ossia risorse da poter utilizzare in modo più proficuo oltre a combattere corruzione e mala gestione».

Alla fine, un sistema che si autofinanzia, si autosostiene: ministro, è così? E può davvero bastare? Non ritiene che sia invece il momento, come chiedono i governatori di Regioni sempre più in affanno, di pensare a un intervento più radicale su debiti milionari e su investimenti indispensabili per migliorare i livelli di assistenza?

«Guardi che in manovra 800 milioni sono vincolati appunto al miglioramento dei Lea. Così come sappiamo perfettamente che dobbiamo investire nei macchinari di ultima generazione e nell’acquisto dei farmaci innovativi. Non dobbiamo dimenticare che abbiamo lavorato per garantire il nostro sistema di welfare in tempi di crisi e in tempi in cui in tutti i Paesi simili al nostro si è contratta la spesa pubblica. Ora dobbiamo uscire dalla crisi e lo stiamo facendo, dobbiamo garantire la sostenibilità per il prossimo futuro e avvicinare la spesa al fabbisogno che avremo, ci vorranno più risorse per rispondere alla domanda di un Paese ”anziano”: questa consapevolezza ci deve spingere a sconfiggere sprechi, abusi e cattiva gestione. Uno sforzo serio, che lo Stato deve compiere e compirà insieme alle Regioni, non contro».

Leggi tutta l’intervista del Mattino

25 ottobre 2015 

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