Una dieta in cui la quota proteica sia superiore a quella raccomandata (cioè oltre il 15% del totale delle calorie quotidiane) è in genere finalizzata alla perdita ponderale. L’impatto sul risultato finale della fonte di proteine utilizzata, vale a dire alimenti di origine animale (carne magra e latticini) o vegetale (legumi con la prevalenza della soia, semi, cereali integrali, frutta secca a guscio) è ancora oggetto di ricerche.
In uno studio pubblicato sulla newsletter del Nutrition Foundation of Italy, soggetti ad alto rischio cardiovascolare e metabolico, per la presenza di dislipidemia grave, ipertensione e obesità (sindrome metabolica), ma senza segni e sintomi di malattie cardiovascolari o diabete, sono stati divisi in tre gruppi sottoposti a diversi regimi dietetici isocalorici (circa 2100 calorie al giorno): una dieta tipo DASH (Dietary Approaches to Stop Hypertension, mirata al controllo della pressione arteriosa) ricca in proteine di origine vegetale (18%, cioè 99,7 grammi al giorno di proteine), una DASH in cui la fonte proteica prevalente era animale (da carni magre) (18,4%, cioè 102,6 grammi al giorno di proteine) e una terza dieta al 27% di proteine, per due terzi di origine animale.
Dopo 5 settimane, le tre diete sono state modificate, riducendone l’introito calorico (-500 calorie) con l’aggiunta di esercizio fisico costante, e mantenute per 6 settimane. Questo regime ha portato tutti i partecipanti a una perdita ponderale del 5% circa, indipendentemente dalla fonte alimentare delle proteine utilizzate nei tre regimi dietetici.
Anche gli altri parametri correlati alla sindrome metabolica sono stati riequilibrati in modo simile, quindi indipendentemente dalla fonte proteica.
Questi dati confermano innanzitutto l’efficacia del calo ponderale, ottenuto grazie all’associazione di dieta e attività fisica, nel controllo della sindrome metabolica. Inoltre suggeriscono l’assenza di differenze rilevanti in termini di perdita di peso sia tra le diverse fonti proteiche e sia tra diete normo e iperproteiche.
Fonte Nutrition Foundation of Italy (da Unaitalia) – 22 settembre 2015