«Pagelle» agli ospedali: quelli veronesi non brillano. Agenas ha analizzato l’attività di 1.200 strutture
Ma tra le eccellenze c’è quello di Legnago per la laparoscopia della colecisti. Borgo Roma e Borgo Trento bocciati per i tempi di attesa. Dai dati dell’Agenas esce un quadro nitido, che però non ha mancato di scatenare fiumi di polemiche sui parametri scelti dall’Agenzia nazionale
La sanità veronese non brilla nella classifica sulla qualità delle cure nei quasi 1.200 ospedali italiani stilata dall’Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari) del ministero della Salute. Un lavoro certosino di comparazione che Agenas ha svolto raccogliendo i dati inseriti nelle schede di dimissione ospedaliera (Sdo), usati per elaborare gli indici di rischio con cui il ministero tiene sotto controllo le attività degli ospedali. I ricercatori dell’Agenzia hanno analizzato i valori relativi agli esiti delle cure per le principali patologi, tra i quali, la frattura del femore (parametro utile per valutare la bontà e la tempestività delle cure destinate agli anziani), il bypass all’aorta o la colecistectomia. Per ciascuno degli indicatori, ogni ospedale ha un suo indice di rischio, ossia la percentuale dei pazienti deceduti sul totale dei ricoveri effettuati. Un valore che viene poi rimodulato dai ricercatori, per rendere la statistica omogenea, in base ad esempio all’età del paziente, la presenza di altre patologie al momento del ricovero oppure la gravità delle sue condizioni. Fatta la premessa metodologica, vediamo i voti assegnati agli ospedali del Veronese. La tempestività della risposta medica, ma soprattutto la mortalità a 30 giorni dal ricovero, sono indicatori importanti per la valutazione dell’ictus. La media nazionale dell’indice di rischio è 11,61 e nessun nosocomio veronese risulta nella top ten, guidata dall’ospedale Eustacchio di San Severino Marche con 1,48. L’ospedale Fracastoro di San Bonifacio ha riportato l’indice 4,8; l’Azienda ospedaliera 5,3 e l’ospedale di Legnago 7,1. Anche per l’applicazione del bypass all’aorta il parametro valutato è la mortalità a 30 giorni e la media nazionale è risultata 2,45. La miglior struttura è risultata una clinica di Palermo (0,5), la peggiore l’Azienda ospedaliera Sant’Anna e San Sebastiano di Caserta (16,09). I nosocomi veronesi non figurano nè nella top ten, nè nella classifica dei dieci peggiori ospedali. I ricercatori dell’Agenas hanno poi analizzato la degenza totale dopo la colecistectomia laparoscopica e i giorni d’attesa per l’intervento: a fronte della media nazionale di 4, primeggia l’ospedale di Legnago (2 giorni d’attesa) a pari merito con altri tre ospedali. Gli stessi indicatori sono stati utilizzati per la riduzione della frattura del collo del femore: nemmeno in questo ambito le strutture veronesi brillano. La media nazionale è 5 giorni, superata dall’Ortopedia di Borgo Trento (6) e da quella di Borgo Roma (9). Le liste d’attesa, d’altra parte, sono un male conosciuto della nostra sanità.
Attesa breve nei piccoli ospedali. Voti alla sanità veneta, Padova vince sull’infarto, bocciata Vicenza
Una classifica impietosa che, numeri alla mano, mette in fila per “indice di mortalità” tutti gli ospedali italiani. Ieri è toccato alla sanità del Veneto finire sotto la lente di Libero. Sulla base dei dati forniti dall’Agenas, agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, il quotidiano sta pubblicando (come già fatto dal nostro giornale nel mese di aprile) il punteggio di ogni struttura sanitaria relativo ad alcune patologie campione. Ne esce un quadro nitido, che però non ha mancato di scatenare fiumi di polemiche sui parametri scelti dall’Agenas. Secondo l’agenzia, braccio armato del Ministero della Salute, l’azienda ospedaliera di Padova non ha rivali nella cura dell’infarto del miocardio, a differenza di Vicenza, San Bassiano (Bassano del Grappa) e l’Immacolata Concezione di Piove di Sacco (Padova), fanalini di coda in Veneto. Sul fronte ictus invece, medaglia d’oro all’ospedale di Camposampiero (Alta padovana), seguito da Est veronese e Arzignano. L’unica struttura risultata sotto la media (per la mortalità a 30 giorni dal ricovero) è Conegliano, in provincia di Treviso. Al capitolo liste di attesa (per un intervento di colecistectomia) invece si piazza al primo posto, con soli due giorni, l’ospedale di Legnago (Verona) seguito da Cittadella. Tempi superiori alla media nazionale invece a San Bassiano, Arzignano e Vicenza. Sulla frattura del femore invece stravincono Montecchio (Vicenza) e Abano Terme (Padova), con due e tre giorni di attesa. Maglia nera l’Angelo di Mestre e l’azienda ospedaliera di Verona, ferme a otto e nove giorni.
18 agosto 2013