Non se la farà mica passare sotto il naso, l’Università, la delibera con cui la Regione sdoppia lo Iov portandone una seconda «sede» all’ospedale di Castelfranco, che in due piani ospiterà 200 letti e 13 primariati, contro rispettivamente i 120 e i 13 di Padova. Nel polo trevigiano saranno inoltre attivate quattro specialità assenti al Busonera: Chirurgia toracica oncologica, Chirurgia ginecologica oncologica, Otorinolaringoiatria oncologica e Urologia oncologica.
La delibera, e relativa modifica alle schede ospedaliere, è al vaglio della commissione regionale Sanità, ma prima dell’approvazione la Scuola di Medicina intende apporre alcune «varianti» sostanziali. Lo ha annunciato il presidente Santo Davide Ferrara ieri, all’incontro sul futuro della sanità convocato in aula Morgagni e al quale hanno partecipato il rettore Rosario Rizzuto, il segretario regionale della Sanità Domenico Mantoan, i dg di Usl 16 Claudio Dario, Azienda ospedaliera Luciano Flor, e Iov Patrizia Simionato, i primari e i rappresentanti dell’Ordine, dei medici di famiglia e degli ospedalieri. «La Scuola, insieme al rettore, sta elaborando osservazioni migliorative da sottoporre alla commissione regionale — rivela il professor Ferrara —. La base di partenza è che riteniamo l’esperienza di Castelfranco temporanea, in attesa della costruzione del nuovo ospedale, che ingloberà lo Iov, con una dotazione non inferiore ai 200 letti. Ma il cuore e il cervello dell’Istituto oncologico veneto devono restare a Padova, anche se riconosciamo la necessità di ulteriori spazi, qui non disponibili. Presenteremo osservazioni anche sulle Unità operative collocate nelle due sedi dello Iov, che per mantenere il riconoscimento ministeriale di Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico deve produrre pubblicazioni scientifiche». E qui scatta il terzo paletto. «Senza l’Università non c’è produzione scientifica e allora Castelfranco dovrà fare ricerca con il nostro Ateneo, che esprimerà progetti, li supervisionerà e in qualche caso li attuerà anche — spiega Ferrara —. Se poi ci saranno colleghi ospedalieri desiderosi di collaborare con gli universitari per l’innovazione e il miglioramento di efficacia ed efficienza, saremo felici di lavorare tutti insieme». Insomma, la Scuola di Medicina mette il sigillo sullo Iov a due gambe.
Mantoan, che si dice pronto ad accoglierne il contributo, a proposito della sanità del futuro ha poi annunciato a breve l’arrivo di enti certificatori europei a testare la qualità degli ospedali veneti. Quanto al nuovo ospedale, che l’Ateneo vorrebbe fosse Azienda sanitaria-universitaria, Dario si è messo a disposizione per continuare a seguirne l’iter: «Vorrei far parte anche della nuova commissione che la Regione istruirà».
Michela Nicolussi Moro – Il Corriere del Veneto – 30 gennaio 2016