Il 16 giugno 2013 Il Fatto Alimentare ha pubblicato un articolo di Valentina Murelli sugli studi condotti dal Centro di referenza nazionale per le indagini biologiche sugli anabolizzanti animali, istituito dal Ministero della salute presso l’Istituto zooprofilattico sperimentale di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta. Secondo queste ricerche il 15% dei bovini risulta trattato con sostanze chimiche illecite. Pochi hanno replicato alla notizia. Il Fatto alimentare ha comunque chiesto delucidazioni al Ministero della salute che, stando quanto riportato in un articolo a firma del direttore Roberto La Pira, ha confermato l’esistenza di un problema. Di seguito l’articolo del Fatto che contiene ampi stralci della risposta ministeriale.
“Il monitoraggio del Centro di referenza nazionale per le indagini biologiche sugli anabolizzanti animali –scrive il Ministero in una lettera inviata a Il Fatto Alimentare – valuta le alterazioni isto-anatomo-patologiche in organi bersaglio di bovini regolarmente macellati (timo, tiroide, prostata e ghiandole bulbo-uretrali) riconducibili ad un possibile impiego illecito di promotori della crescita, quali tireostatici, cortisonici, ecc., ma, per sua natura non è in grado di rilevare e quantificare la presenza di uno specifico analita. Per questo motivo l’utilizzo del test istologico integra, ma non sostituisce, i controlli ufficiali che prevedono l’utilizzo di analisi chimiche che rilevano e quantificano la presenza delle singole sostanze e che restano attualmente gli unici ad avere validità legale ai fini delle attività sanzionatorie. L’attività di controllo attraverso i test istologici promossa da questo Ministero, ha la finalità di individuare le aziende “a rischio” al fine di mirare i controlli ufficiali chimico-fisici”.
Il Ministero della salute sostiene che dopo i controlli preliminari che evidenziano un trattamento illecito non si possono fare multe
Il Ministero della salute sottolinea come in seguito a questi controlli preliminari non si possono fare multe, anche se nei casi sospetti vengono effettuate in un secondo momento analisi ufficiali presso gli allevamenti. Purtroppo continua la nota:“le sostanze sospette alla ricerca analitica – chimica non sono rilevabili e quindi dal punto di vista normativo non sanzionabili”. A riprova di questa amara conclusione va però detto che le violazioni riscontrate nel corso dei controlli ufficiali sulle carni contaminate da sostanze estranee sono pressoché insistenti. In altre parole gli allevatori continuano a dopare gli animali con farmaci vietati e i controlli servono a poco. La conclusione del Ministero di fronte a questa situazione può rassicurare ma non tranquillizzare “Dette carni non presentano alcun rischio per il consumatore ma comunque rappresentano un campanello d’allarme per le Autorità di controllo“.
L’Italia è forse l’unico paese europeo che cerca di focalizzare l’attenzione sul problema dei bovini trattati con farmaci vietati
Per capire meglio la situazione va detto che l’Italia è forse l’unico Paese europeo che cerca di focalizzare l’attenzione su questo malcostume molto diffuso che viene trattato in modo distratto dalle autorità sanitarie straniere. L’altro elemento da considerare è che una quota rilevante di bovini da carne macellati in Italia viene importata come vitelli dall’estero e poi allevati nel nostro territorio. Non si può quindi escludere che gli animali siano stati trattati prima dell’esportazione. In questa situazione il lavoro del Centro di referenza nazionale per le indagini biologiche sugli anabolizzanti animali è fondamentale, perchè è uno dei pochi luoghi dove si fa ricerca su questi problemi. Vi terremo aggiornati.
Roberto La Pira – Il Fatto alimentare – 12 luglio 2013