«La sentenza è una ragione in più per andare nella direzione che avevamo già intrapreso», commenta, a tre giorni dalla decisione della Consulta sul blocco dei contratti degli statali (illegittimo, ma non per il passato), il ministro della Pa, Marianna Madia. Ministro, a dire il vero la direzione che avete preso è la conferma del blocco anche per il 2015… «Io ho sempre detto che la dialettica naturale non era il blocco e che avremmo affrontato il tema in settembre, nella prossima legge di stabilità». Non avreste potuto procedere con lo sblocco già dal 2015? «No, perché abbiamo valutato che, in un periodo di crisi, fosse più giusto sostenere chi non ha lavoro o rischia di perderlo, con ammortizzatori sociali e decontribuzioni fiscali, e chi è economicamente più debole, con gli 80 euro, che sono andati anche a un lavoratore pubblico su 4».
«Faccio presente però che ci siamo mossi nel solco non solo delle nostre convinzioni, ma anche di una sentenza della Consulta del 2013, che definì legittimo il blocco purché temporaneo e purché i soldi risparmiati venissero redistribuiti».
Ora come vi muoverete per sbloccare i contratti?
«Faremo quello che già pensavamo: a settembre, quando si discuterà la legge di stabilità, metteremo tra le priorità lo sblocco dei contratti del pubblico impiego».
Quante risorse servono?
«Vedremo quante potremo stanziarne nella legge di stabilità».
Può dare una cifra indicativa?
«No. Il tema è già tra le priorità di Palazzo Chigi, ma le cifre scaturiscono da una decisione collegiale».
I sindacati vi chiedono di aprire le trattative…
«Lo farà l’Aran (agenzia che rappresenta la Pa nelle trattative, ndr.) non appena avremo stanziato una cifra. Ma ricordo che, per riaprire la contrattazione, ferma dal 2010, occorre dare attuazione ad accordi tra le parti previsti dalla legge Brunetta, come portare i comparti da 11 a 4. Aspetto su cui, in questi anni, non si è trovata una mediazione».
Tratto dall’intervista di Francesca Schianchi. La Stampa – 28 giugno 2015