Matteo Renzi alza il velo sulla manovra. E chiarisce molti punti in sospeso del provvedimento al quale il governo sta lavorando. Parlando ieri sera alla trasmissione televisiva Otto e mezzo, il premier ha innanzitutto confermato che le stime di crescita per il 2015 saranno riviste al rialzo allo 0,9%. Un passaggio che avverrà venerdì prossimo, quando il consiglio dei ministri approverà la nota di aggiornamento del Def, il Documento di economia e finanza. Cosa più importante, anche per il 2016 il Pil sarà ritoccato verso l’alto. Di quanto Renzi non lo ha detto, ma si dovrebbe passare dall’1,4% all’1,5-1,6%. La manovra, ha poi spiegato il premier, «sarà di 27 miliardi». Due in più dei 25 dei quali si era parlato fino ad oggi, e dal 2016, ha aggiunto, «il debito scenderà». Alcune indicazioni importanti sono arrivate sul fronte delle coperture. L’intenzione del governo è di utilizzare la flessibilità europea sul deficit.
Renzi ha confermato che di spazi a disposizione ce ne sono per 17 miliardi di euro, «ma non li useremo tutti ha detto». Per quanto riguarda i tagli alla spesa, voce dalla quale il governo punta a recuperare 10 miliardi di euro, una parte arriveranno dalla Sanità. Questo Renzi non lo ha detto chiaramente, ma lo ha lasciato intendere. «Male che vada», ha spiegato, «nel 2016 ci saranno gli stessi fondi del 2015». In realtà per il prossimo anno era atteso un aumento delle risorse del Fondo Sanitario di 3,3 miliardi di euro. Questo aumento sarà dunque congelato, dando un contributo rilevante alla spending review alla quale sta lavorando il commissario alla spesa Yoram Gutgeld. Sul tema della sanità ieri è intervenuto anche il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, che intervistato da Sky Tg 24 ha spiegato che per la salute «sappiamo che si può spendere meno e spendere meglio». Renzi ha anche annunciato l’intenzione del governo di introdurre, a partire dal 2017, la Google Tax, un prelievo sulle imprese della new economy che da anni dribblano il Fisco pagando tasse irrisorie. «Dopo aver aspettato per due anni una legge europea», ha detto il premier, «dal primo gennaio 2017 immaginiamo una digital tax che vada a colpire con meccanismi diversi, per far pagare tasse nei luoghi in cui sono fatte transazioni e accordi».
Manovra 2016. Renzi: “Sulla sanità, se interveniamo, male che vada avremo le stesse cifre del 2015”
Il punto interrogativo è ancora d’obbligo perché quanto detto dal premier a Lilli Gruber ieri sera su La 7 si presta facilmente a dubbie interpretazioni. Ma certamente affermare, come ha fatto Renzi, che nel 2016 potremmo avere le stesse risorse sanitarie di quest’anno (già tagliate di 2,35 mld dal decreto di agosto) lascia pochi dubbi, a meno di pronte smentite, al fatto che alla fine i tagli alla sanità ci saranno. E Lorenzin che dirà?
Lette le anticipazioni delle agenzie nel pomeriggio abbiamo seguito tutta l’intervista di Lilli Gruber a Matteo Renzi nella puntata di ieri sera di 8 e mezzo. Le agenzie titolavano: “Renzi, niente tagli alla sanità”. Ma cosa ha detto effettivamente il premier?
Ecco la trascrizione letterale della sua risposta a Gruber che gli chiedeva se ci saranno tagli alla sanità nella legge di stabilità. Renzi: “Noi avremo sulla sanità, se le cose vanno in un certo modo, se interveniamo per ridur…, proprio male che vada, le stesse cifre di quest’anno, cioè nel 2016 le stesse cifre del 2015”.
Il premier ha poi aggiunto come “noi abbiamo aumentato i soldi in questi anni, abbiamo portato il Fondo per le non autosufficienze a 400 milioni di euro. C’è una legge per l’autismo…mi piacerebbe parlare di questo…”.
Dato che non ci sono state controdomande o richieste di chiarimenti, non ci resta che provare a interpretare queste parole del premier che, oggettivamente, lasciano pochi dubbi a meno che il premier non sia incorso in un pasticcio dialettico. Se le intendiamo letteralmente infatti non c’è dubbio. La possibilità che nel 2016 ci potrebbe non essere la piena disponibilità del fondo sanitario stabilito nel decreto di agosto e cioè di 113,1 miliardi (a sua volta già ridotto di 2,35 miliardi rispetto al Patto per la salute) si fa reale.
Il premier infatti, una cosa l’ha detta chiara: “Male che vada, avremo le stesse risorse del 2015” e cioè, aggiungiamo noi, 109,7 miliardi di euro, quindi quasi 3,4 miliardi in meno rispetto a quanto stabilito dalla manovra economica di solo un mese fa.
Siamo certi che non mancheranno polemiche su queste parole. Ma è certo che una parola di chiarezza in proposito sarebbe quanto mai apprezzata dal Governo.
La nuova linea del Governo: “Io non taglio… non aumento”
Cesare Fassari. La nuova linea del Governo in tema di spending review, o tagli alla spesa pubblica se vogliamo essere più diretti, sembra essere quella di negare a priori qualsiasi taglio, per ammettere però che non ci saranno aumenti di spesa, neanche quelli programmati.
Solo così si può spiegare quanto detto dal sottosegretario alla Salute Vito De Filippo sabato scorso alla Festa sanità del PD in riferimento al decreto Enti Locali che ha tagliato di 2,35 miliardi il Fsn 2015. Secondo De Filippo, infatti, “con il decreto di agosto non abbiamo tagliato il fondo, abbiamo congelato il suo aumento per quest’anno”.
E solo così possiamo interpretare anche quanto detto ieri sera da Matteo Renzi a Lillli Gruber, dando una risposta alla sua domanda diretta, “Ma ci saranno tagli alla sanità?”, che per capirla bisogna quasi leggerla al contrario, partendo dalla fine. “Noi avremo sulla sanità, se le cose vanno in un certo modo, se interveniamo per ridur…, proprio male che vada, le stesse cifre di quest’anno, cioè nel 2016 le stesse cifre del 2015”.
E sì, la parolina “ridurre” gli stava scappando a Renzi e avrebbe fatto naufragare la nuova linea del “niente riduzioni, solo mancati aumenti”. Ma un mancato aumento, che in questo caso è di 3,4 miliardi, in un settore come quello sanitario, che di tagli ne ha subiti per 3 decine di miliardi in cinque anni, è vitale per ridare ossigeno alle casse prosciugate di Asl e Ospedali.
Del resto adesso si spiegano le preoccupazioni del ministro Lorenzin. Venerdì scorso, sempre alla Festa sanità del PD, non nascondeva infatti che per mantenere l’aumento del Fondo 2016 “si sarebbe dovuto combattere”.
E in ogni caso, quell’aumento di risorse, era alla base di quell’ormai dimenticato Patto per la Salute che sta diventando sempre più carta straccia.
Il Messaggero e Quotidiano sanità – 15 settembre 2015