Chi mette al mondo il terzo figlio nel 2019 potrà ricevere un terreno in concessione e una serie di agevolazioni per avviare un’attività agricola. Nel frattempo, però, rischia di non beneficiare più di tutta una serie di incentivi, bonus e voucher pensati per le famiglie, il cui futuro ora diventa incerto. Se il disegno di legge di Bilancio all’esame del Parlamento non dovesse subire modifiche, sono destinate a “scadere” misure come il bonus bebè, il congedo di quattro giorni per i neo-papà, gli sgravi contributivi per le politiche di conciliazione lavoro/famiglia e il voucher baby-sitter. Ha le ore contate anche il fondo mutui per la prima casa, che negli ultimi mesi ha registrato un boom di domande, circa 5.500 al mese.
Messe a punto negli anni scorsi, da governi di diverso colore politico, queste iniziative hanno riscosso da subito grande successo, ma l’attuale testo del disegno di legge di Bilancio non le rifinanzia. In realtà il ministro per la Famiglia, Lorenzo Fontana, assicura che nelle prossime ore verrà presentato un emendamento governativo alla Camera che punta a prorogare per il 2019 il congedo di paternità obbligatorio: anche se a sfruttare la misura sono solo la metà dei neo-padri, da quando è stata introdotta (nel 2013) i beneficiari lavoratori privati sono passati da 50.474 a 107.369 nel 2017, con una crescita del 113 per cento. Con la legge 232/2016 la misura era stata estesa a quattro giorni (elevabili a cinque in sostituzione della madre) per il 2018, ma la sperimentazione è destinata a concludersi con l’anno in corso se non rinnovata.
In attesa di rifinanziamenti
Annunciato, inoltre, un emendamento per riproporre – migliorando alcune inefficienze – il bonus bebè introdotto nel 2015 dall’allora governo Berlusconi. L’assegno di 960 euro annui, per i neo-genitori con Isee non superiore a 25mila euro, raddoppia con Isee sotto i 7mila euro. La norma che lo rifinanziava fino al 2020 (legge 205/2017) delimitava la platea dei beneficiari ai nuovi nati o adottati entro il 31 dicembre 2018. Sarà necessario, quindi, prorogarlo per mantenerlo in vita: in poco meno di quattro anni i beneficiari dell’assegno di natalità sono stati circa 934mila, per importi assegnati pari a circa 1,7 miliardi di euro (dati a settembre, fonte Inps).
Resta appeso alla speranza di un emendamento anche il rifinanziamento degli sgravi contributivi introdotti con l’articolo 25 del Dlgs 80/2015 in via sperimentale per il 2017 e 2018, rivolti alle aziende che adottano misure di conciliazione vita-lavoro, tipicamente forme di flessibilità di orario rivolte alle madri lavoratrici.
Così come è “a termine” il destino del cosiddetto voucher babysitter, prorogato solo fino alla fine di quest’anno dalla precedente legge di Bilancio: la misura riconosce alla lavoratrice (dipendente, autonoma o imprenditrice) un contributo mensile pari a massimo 600 euro per un periodo non superiore a sei mesi, in sostituzione – anche parziale – al congedo parentale, da impiegare nei servizi per l’infanzia. Finora alle mamme che, per necessità o meno, hanno scelto di rientrare presto in ufficio sono stati erogati voucher per 29,4 milioni di euro solo nel 2017.
Restano in vigore, invece, il bonus nido finanziato fino al 2020 (ad esaurimento fondi) e il premio alla natalità di 800 euro (misura a regime), concesso a 239.613 mamme nei primi sette mesi di quest’anno per un ammontare che supera i 193 milioni.
Infine, se durante l’iter parlamentare del Ddl di Bilancio non verranno stanziate altre risorse, rischiano di restare inevase molte delle numerosissime domande in arrivo alla Consap per accedere al Fondo di garanzia per i mutui prima casa, il cui plafond iniziale di 600 milioni si sta esaurendo. Istituito dalla legge 147/2013, consente a chi non ha i requisiti di accedere a un credito fino a 250mila euro tramite garanzie dirette sul 50% delle somme erogate. Il 68% dei richiedenti sono under 35 e finora risultano accolte 96.455 domande. Al momento residuano 90 milioni da impegnare e, senza ulteriori finanziamenti, il fondo sarà in grado di evadere nuove richieste solo per qualche mese.
Il Sole 24 Ore